Ucraina, l’illusione delle armi

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L’approvazione di una nuova all’apparenza consistente tranche di aiuti americani da destinare all’Ucraina è stata per mesi invocata come la soluzione alla crisi irreversibile delle forze armate e del regime di Kiev di fronte all’avanzata russa. Il via libera della Camera dei Rappresentanti di Washington nel fine settimana ha perciò scatenato un’ondata di entusiasmo negli Stati Uniti e...
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Euskadi, un pareggio vittorioso

di Massimo Angelilli

Domenica 21 aprile, nel Paese Basco, circa un milione e ottocentomila persone erano chiamate alle urne per rinnovare il Parlamento. All’appello ha risposto il 62,5%, suddiviso tra le tre province di Bizcaya, Guipúzcoa e Álava. Una percentuale alta, se paragonata con l’ultimo appuntamento elettorale, quello del 2020 drammaticamente contrassegnato dalla pandemia. Molto più bassa invece, rispetto all’auge dell’80% raggiunto nel 1980, anno delle prime consultazioni dopo la transizione democratica. Nel sistema spagnolo, le elezioni regionali rappresentano un test estremamente significativo, al di là della influenza che potrebbero avere nella politica nazionale. È questa una lettura “classica” che, più o meno, si applica in...
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di Michele Paris

I membri della più importante organizzazione sindacale dell’impianto della Boeing di Everett, nei pressi di Seattle, hanno dovuto accettare una proposta di contratto del colosso aerospaziale con pesanti concessioni per assicurarsi la costruzione nel prossimo decennio del nuovo aeromobile commerciale 777X. Il prolungamento di un contratto che sarebbe scaduto solo fra due anni era già stato nettamente respinto a novembre ma un altro voto è stato forzato qualche giorno fa in seguito alle enormi pressioni della compagnia, dei media, dei politici locali e degli stessi vertici sindacali.

L’annuncio dei risultati nella sede locale dell’International Association of Machinists (IAM) nella giornata di venerdì è stato accolto con stupore e rabbia da molti iscritti, alcuni dei quali hanno apertamente accusato di brogli i dirigenti sindacali. Degli oltre 32 mila membri della IAM di Everett, circa 24 mila avrebbero votato sulla nuova proposta e i favorevoli sarebbero stati appena il 51 per cento.

Il voto è stato organizzato deliberatamente durante il periodo natalizio per lasciare meno tempo possibile ai lavoratori per studiare il contratto e organizzare un’eventuale opposizione. Molti iscritti, inoltre, non hanno partecipato alla consultazione perché ancora fuori città per le vacanze.

I meccanici della Boeing sono da mesi sottoposti al ricatto della loro azienda, che aveva minacciato di portare la produzione del 777X in un altro stato americano meno sindacalizzato, come già fatto ad esempio con il 787 Dreamliner, realizzato in South Carolina. Dopo il voto dello scorso novembre a Everett, una ventina di stati si erano offerti per ospitare il nuovo progetto della Boeing, mettendo a disposizione agevolazioni fiscali e una manodopera a basso costo e con pochi o nessun diritto da rispettare.

Tra le principali concessioni richieste e ottenute nell’impianto che sorge nell’area di Puget Sound spicca la sostanziale eliminazione dei piani pensionistici offerti dalla compagnia e il passaggio ad una soluzione contributiva che graverà pesantemente sulle spalle dei lavoratori. Inoltre, per questi ultimi aumenteranno i costi dell’assistenza sanitaria, verranno virtualmente neutralizzati gli aumenti di stipendio e saranno proibiti gli scioperi per un decennio.

Alla vigilia del voto di novembre, poi, lo stato di Washington aveva approvato una serie di sgravi fiscali ad hoc per la Boeing pari a 8,7 miliardi di dollari in trent’anni e varie altre iniziative come lo stanziamento di 8 milioni per la formazione dei lavoratori nel settore aero-spaziale e norme più semplici per la realizzazione di progetti industriali in questo ambito.

Per convincere i membri del sindacato ad approvare il nuovo contratto che resterà in vigore fino al 2024, l’azienda ha aggiunto un bonus una tantum di 5 mila dollari da erogare a ciascun dipendente nel 2020 a quello di 10 mila dollari previsto nel 2016 e già offerto a novembre. Infine, è stata stralciata la richiesta di allungare il periodo previsto per il raggiungimento del livello massimo di retribuzione da 6 a 16 anni.

A pesare sull’esito finale del voto di venerdì è stata in buona parte la propaganda dei giornali locali e nazionali che hanno dato voce a quelle sezioni del business e della politica che raccomandavano ai lavoratori di “scendere a compromessi per il loro futuro” e quello delle prossime generazioni nello Stato di Washington.

Le minaccie di un futuro fatto di devastazione economica e disoccupazione, assieme alla consapevolezza che una nuova opposizione alla proposta della Boeing non sarebbe stata seguita dalla mobilitazione dei lavoratori americani in loro appoggio bensì dall’isolamento proprio ad opera degli stessi sindacati, hanno fatto il resto, consegnando all’azienda una vittoria cruciale.

L’atteggiamento degli stessi leader sindacali nelle scorse settimane è apparso particolarmente insidioso e significativo del ruolo svolto dalle loro organizzazioni. Come era già accaduto nella consultazione di novembre, di fronte alla netta opposizione della maggioranza degli iscritti, i dirigenti locali della IAM sono stati costretti a rompere con i leader nazionali e a manifestare la loro contrarietà ufficiale alla proposta di contratto. Questi ultimi, tuttavia, non hanno fatto nulla per impedire o boicottare il nuovo voto su una proposta sostanzialmente identica a quella bocciata sonoramente solo qualche settimana prima.

Le reazioni dei lavoratori dopo la consultazione sono state caratterizzate dalla disillusione e dai persistenti timori per il futuro nonostante le rassicurazioni dell’azienda e i toni trionfali dei politici locali. In particolare, i meccanici della Boeing hanno correttamente ricordato come le concessioni a loro richieste coincidano con livelli di profitto esorbitanti per la compagnia, nonché come l’approvazione del nuovo contratto non escluda futuri ricatti o, addirittura, licenziamenti.

Innanzitutto, proprio a novembre la Boeing era uscita dalla fiera aerea di Dubai con ordinativi per il nuovo 777X pari a 52 miliardi di dollari. A conferma poi dello stato di salute dell’azienda, la dirigenza starebbe per decidere un riacquisto di proprie azioni per 10 miliardi di dollari e un aumento dei dividendi del 50 per cento in concomitanza con l’annuncio di profitti da record nell’anno 2013 relativamente all’unità commerciale.

Come ha spiegato nel fine settimana al Seattle Times l’analista aerospaziale Leon Grunberg, dunque, “è insolito per una compagnia che sta facendo segnare un andamento così positivo imporre concessioni così dure”. Per questa ragione, “se un sindacato locale forte come quello dei meccanici [a Everett] in un’azienda di successo come la Boeing accetta di rinunciare alle proprie conquiste, questa tendenza non farà che proseguire”.

Il modello Boeing, cioè, verrà utilizzato non solo per gli impianti aerospaziali nello stato di Washington ma altrove negli USA e non solo, non più e soltanto per estrarre concessioni in compagnie in difficoltà ma anche con la giustificazione di mantenere “sane” o “competitive” quelle che di problemi non ne hanno.

Inoltre, sempre il Seattle Times ha citato un altro esperto aerospaziale nei giorni scorsi, secondo il quale la garanzia della Boeing circa il futuro dei posti di lavoro nella regione di Puget Sound sarebbe “un’iperbole”, visto che quando la compagnia che ha ora sede a Chicago dovrà rimpiazzare il 757 nel 2019 o il 737 nel 2020, “tutto questo si ripresenterà nuovamente”.

Con ogni probabilità, infatti, “la Boeing tornerà a chiedere maggiori concessioni ai sindacati e sgravi fiscali allo stato di Washington”, senza alcuna garanzia che i futuri aeromobili verranno costruiti a Everett. Tanto per cominciare, la sconfitta della IAM aprirà la strada ad assalti alle pensioni degli impiegati, rappresentati dalla Society of Professional Engineering Employees in Aerospace (SPEEA), il cui contratto di lavoro scadrà nel 2016.

La vicenda della Boeing e del nuovo 777X, infine, rappresenta un altro inesorabile passo verso la trasformazione dei sindacati da organizzazioni a difesa dei lavoratori in strumenti del management aziendale per l’estrazione di concessioni sempre più pesanti dai loro dipendenti.

Questo processo è la diretta conseguenza della globalizzazione economica e del declino dell’industria manifatturiera statunitense e occidentale in genere, la quale per conservare i propri livelli di profitto necessita di tagliare sempre più i costi di produzione. Ciò si scontra frontalmente con gli interessi dei lavoratori che, non potendo più contare su una seria rappresentanza dei sindacati, si ritrovano isolati nella lotta per il mantenimento di condizioni di vita accettabili, finendo per soccombere ai ricatti come quello della Boeing appena andato a buon fine nello storico impianto di Everett.

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