USA, l’imbroglio del Mar Rosso

di Mario Lombardo

A quasi tre mesi dall’inizio della “missione” americana e britannica nel Mar Rosso, per contrastare le iniziative a sostegno della Resistenza palestinese del governo yemenita guidato dal movimento sciita Ansarallah (“Houthis)”, nessuno degli obiettivi fissati dall’amministrazione Biden sembra essere a portata di mano. Gran parte dei traffici commerciali lungo questa rotta, che collega...
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Sahra Wagenknecht, nuova stella (rossa) tedesca

di redazione

Sahra Wagenknecht: «Ue troppo centralista, l’Ucraina non può vincere. È vero che molti elettori della vecchia sinistra sono andati a destra, non perché razzisti o nazionalisti, bensì perché insoddisfatti» BERLINO — Sahra Wagenknecht è di sinistra, conservatrice di sinistra, dice lei. Ha fondato un partito che porta il suo nome, perché – sostiene – il principale problema dei progressisti europei è che «la loro clientela oggi è fatta di privilegiati». I detrattori la accusano di essere populista, ma il partito cresce e in alcune regioni dell’Est è la seconda o terza forza. Abbastanza da poter rompere gli equilibri della politica tedesca. Insomma, è diventata un fenomeno. Ci accoglie nel suo studio, con i colleghi del...
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di Michele Paris

Una nuova esecuzione capitale risoltasi nel più completo disastro in un penitenziario dell’Oklahoma ha mostrato ancora una volta la sempre più evidente incapacità da parte delle autorità degli Stati Uniti di garantire il rispetto della legge e un minimo di umanità nell’applicazione della più barbara delle punizioni imposte ad un condannato per i suoi crimini.

Nel penitenziario di McAlester, contea di Pittsburg, martedì erano previste ben due condanne a morte, programmate a distanza di due ore l’una dall’altra. Alle 18 sarebbe dovuta scoccare l’ora del detenuto Clayton Lockett, 38enne condannato per l’omicidio di una giovane donna nel corso di una rapina nel 1999. Alle 20, poi, in programma c’era l’esecuzione di Charles Warner, finito nel braccio della morte per avere violentato e ucciso nel 1997 la figlia di 11 mesi dell’allora fidanzata.

La procedura ai danni di Lockett era iniziata regolarmente con una prima iniezione di un sedativo denominato midazolam allo scopo di rendere incosciente il condannato. Successivamente, avrebbero dovuto essere somministrate altre due sostanze, un bloccante muscolare (vecuronio) e del cloruro di potassio per indurre l’arresto cardiaco.

Dopo una decina di minuti dall’avvio delle procedure, Lockett è stato dichiarato in stato di incoscienza dal personale addetto all’esecuzione, ma ben presto ha iniziato ad agitarsi violentemente per provare a liberarsi dal lettino a cui era assicurato, respirando rumorosamente e cercando di alzare la testa per parlare.

La stanza è stata allora oscurata in modo da nascondere quanto stava accadendo ai testimoni presenti, mentre il direttore del sistema penitenziario dell’Oklahoma, Robert Patton, è stato raggiunto da una telefonata, in seguito alla quale ha abbandonato le operazioni assieme ad altri tre addetti del carcere.

Più tardi, lo stesso Patton ha affermato in una conferenza stampa che la prima sostanza non ha avuto l’effetto desiderato, poiché le vene di Lockett sarebbero “esplose”. L’esecuzione è stata interrotta ma, 43 minuti dopo la prima iniezione, il condannato è deceduto a causa di un forte attacco cardiaco. Nonostante le ricostruzioni dei testimoni, le autorità dello stato hanno sostenuto che Lockett è rimasto costantemente in stato di incoscienza fino alla morte.

Patton ha notificato l’accaduto al procuratore generale dello stato e alla governatrice dell’Oklahoma, Mary Fallin, la quale ha disposto una sospensione di 14 giorni per la seconda esecuzione in programma martedì, in attesa di un’indagine sulla procedura prevista dall’Oklahoma per la messa a morte dei condannati.

Ciò che è accaduto nel carcere di McAlester non è in ogni caso un evento senza precedenti negli Stati Uniti ed è inoltre il risultato di una battaglia legale dai contorni talvolta surreali attorno al protocollo finora mai testato e che ha coinvolto i legali dei due condannati, i politici e i massimi tribunali dell’Oklahoma.

Il ricorso ad un nuovo protocollo - in Oklahoma come in altri stati - si era reso necessario in seguito all’impossibilità di reperire le tre sostanze tradizionalmente usate per le iniezioni letali. I fornitori quasi tutti europei di queste ultime, infatti, hanno da qualche tempo bloccato le esportazioni dei medicinali in questione verso gli Stati Uniti proprio a causa del loro utilizzo nelle esecuzioni capitali.

Con l’assottogliamento delle scorte, molti stati hanno iniziato così a studiare soluzioni alternative per non interrompere la macchina della morte, ricorrendo ad esempio a nuovi cocktail o a singole sostanze, spesso di molto dubbia efficacia e quasi sempre reperiti presso fornitori segreti o non certificati, facendo aumentare seriamente il rischio di infliggere sofferenze equiparabili a torture ai condannati a morte.

Il protocollo appena fallito in Oklahoma era già stato impiegato recentemente in Florida, dove però la quantità del sedativo midazolam era stata cinque volte superiore. Secondo gli esperti, se questa sostanza non viene somministrata nella giusta dose, le due successive possono provocare dolori atroci e sensazione di soffocamento con il condannato ancora cosciente, come è accaduto appunto martedì a Clayton Lockett.

Nello stato dell’Oklahoma, peraltro, lo scorso mese di gennaio un’altra esecuzione era finita tra le polemiche, quella del condannato Michael Lee Wilson, il quale dopo la somministrazione del primo sedativo - in questo caso pentobarbital, solitamente utilizzato nell’eutanasia animale - aveva escalamato di sentire il proprio corpo “bruciare”.

Dopo i problemi con il pentobarbital, l’Oklahoma aveva valutato la possibilità di un mix di midazolam e idromorfone, un potente analgesico, criticato da molti medici perché avrebbe potuto risultare sostanzialmente nel soffocamento dei condannati. Infatti, ciò è quanto era accaduto a Dennis McGuire, giustiziato con questo metodo il 16 gennaio in Ohio dopo quasi mezz’ora di orrore e sofferenze.

Dopo vari tentativi, la decisione di adottare il protocollo impiegato nell’esecuzione di Clayton Lockett si è risolta in una nuova violazione dell’Ottavo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti che proibisce punzioni “crudeli e inusuali”.

Per evitare ciò, i legali dello stesso Lockett e di Charles Warner nel mese di febbraio avevano avviato un’azione legale contro lo stato dell’Oklahoma dopo che le autorità avevano annunciato ufficialmente il nuovo cocktail letale.

La lunga diatriba legale aveva spinto il 21 aprile scorso la Corte Suprema dello stato a bloccare le due esecuzioni, così da poter valutare un altro aspetto cruciale, vale a dire la costituzionalità di una legge approvata dal parlamento locale dell’Oklahoma nel 2011 per tenere segreta l’identità dei produttori delle sostanze usate nella procedura con iniezione letale.

La governatrice repubblicana dello stato, però, aveva subito dichiarato che i giudici della Corte Suprema statale erano andati al di là delle proprie competenze nel fermare le esecuzioni. Un deputato dell’assemblea legislativa dell’Oklahoma aveva addirittura presentato richiesta di impeachment contro i cinque giudici che avevano votato a favore della sospensione. Il 23 aprile, infine, la stessa Corte Suprema aveva finito per cedere con un clamoroso voltafaccia, deliberando che i due condannati non avevano il diritto di essere informati circa i fornitori delle sostanze che sarebbero state impiegate per la loro esecuzione.

Svariati altri stati americani stanno facendo i conti con cause legali per le stesse ragioni, con i difensori dei condannati che cercano di evitare la ripetizione di quanto è già accaduto quest’anno in Ohio e in Oklahoma, dove pericolosi cocktail di sostanze di dubbia provenienza sono stati testati su detenuti usati come cavie.

In Texas, ad esempio, un procedimento è attualmente in corso davanti alla Corte Suprema dello stato per forzare le autorità a rivelare i fornitori dei medicinali selezionati per l’iniezione letale. Una legge sulla segretezza è stata approvata nel 2013 anche dalla Georgia, dove ugualmente il massimo tribuale dello stato sarà chiamato a breve ad espimersi sull’argomento.

Il ricorso ai tribunali, in ogni caso, non garantisce in nessun modo il rispetto di diritti costituzionali basilari, come conferma non solo il caso dell’Oklahoma ma anche i recentissimi rifiuti da parte delle Corti Supreme di Missouri e Louisiana anche solo di considerare le cause presentate alla loro attenzione per togliere il segreto sugli approvvigionamenti delle sostanze letali.

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