Assange, le “non garanzie” USA

di Michele Paris

Nelle scorse settimane si erano intensificate le voci di una possibile risoluzione del caso di Julian Assange, con il presidente americano Biden che aveva anche ammesso di valutare la richiesta del governo australiano di lasciare cadere definitivamente le accuse contro il fondatore di WikiLeaks. Per il momento, il governo di Washington sembra essere però deciso a continuare la battaglia per...
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Israele e l’equazione iraniana

di Michele Paris

L’attacco iraniano sul territorio di Israele è stato un evento di portata storica e potenzialmente in grado di cambiare gli equilibri mediorientali nonostante le autorità dello stato ebraico e i governi occidentali stiano facendo di tutto per minimizzarne conseguenze e implicazioni. I danni materiali provocati da missili e droni della Repubblica Islamica sembrano essere stati trascurabili, anche se tutti ancora da verificare in maniera indipendente, ma il successo dell’operazione è senza dubbio da ricercare altrove. La premessa necessaria a qualsiasi commento della vicenda è la legittimità dell’iniziativa di Teheran. Come hanno sostenuto i leader iraniani, la ritorsione è giustificata in base all’articolo 51 della Carta delle...
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di Fabrizio Casari

Mercoledì scorso, il Congresso degli Stati Uniti ha approvato un progetto di legge a firma di Ileana Ros Lehtinen, contenente una serie di misure ostili al Venezuela. Chi è questa signora? Conosciuta come "la lupa feroce" è parte importante del braccio politico e legislativo della Fondazione Nazionale Cubano-Americana e risponde alle lobbies di Miami composte dai fuggitivi causa socialismo di Cuba, Nicaragua e Venezuela.

Controlla il flusso di voti di destra in Florida e New Jersey, due stati chiave per vincere o perdere le elezioni presidenziali e spinge ogni disegno di legge e ogni iniziativa terroristica contro Cuba in particolare e contro i paesi democratici latinoamericani in generale.

Tra i suoi migliori amici figura l'assassino e terrorista Luis Posada Carriles, per il quale aprì persino un apposito fondo finanziario per pagare la difesa legale nel suo processo-farsa per immigrazione clandestina negli Stati Uniti. L’establishment di Washington non ha una grande considerazione della deputata cubanoamericana ma il suo peso elettorale non può essere ignorato. Sostenitrice senza sosta della famiglia Bush, è in prima fila per cercare di portare l'ulimo della nidiata, Jeb Bush, alla Casa Bianca.

Il suo riferimento costante, quando si tratta di legiferare sull’America latina non devota a Washington, è la legge Helms-Burton, cioè il concentrato di pirateria internazionale che estende le già illegali sanzioni contro Cuba a tutti i paesi del mondo che con Cuba si relazionano. Dalla sua nascita, l’obbrobrio legislativo ha bisogno del reiterato veto presidenziale a diversi paragrafi della legge, per evitare sanzioni e misure di reciprocità da parte del resto del mondo contro gli Stati Uniti

Un progetto simile a quello del Congresso è stato presentato anche al Senato, a firma del senatore democratico Bob Melendez e del repubblicano Marco Rubio, entrambi eletti in Florida con il voto della gusaneria cubano americana. Ci sono state opposizioni, in particolare quella di 14 deputati democratici, che con l’invio di una lettera al Presidente Obama si sono dichiarati contrari ad introdurre sanzioni contro Caracas. Entrambi i progetti di legge potrebbero essere armonizzati in un unico testo prima di essere inviato alla scrivania del presidente, che potrebbe comunque porre il veto e rifiutarsi di firmare.

In entrambi i testi viene previsto il blocco delle proprietà e il divieto di entrata negli Stati Uniti per i funzionari governativi venezuelani "che hanno violato i diritti umani " durante gli scontri tra le forze di sicurezza e i guarimberos della destra in corso da Febbraio ad oggi. Inoltre, il disegno di legge prevede il divieto di trasferimento di "dispositivi tecnologici che possono essere utili per il controllo e la repressione" e, soprattutto, stabilisce l'invio di un “aiuto finanziario alla società civile”.

Questo progetto rappresenta una nuova tappa negli Stati Uniti la politica ingerenti sta nei confronti del Venezuela e segue lo stesso percorso di altre leggi che negli ultimi 30 anni sono stati approvate per cercare giustificazioni giuridiche e legislative per le attività di sovversione statunitensi in America Latina .

Mentre è pura propaganda ideologica fa il divieto di ingresso negli Stati Uniti di funzionari governativi presunti responsabili di violazioni dei diritti umani, l’aspetto di sostanza sono i finanziamenti richiesti per sostenere la destra, impropriamente chiamata “società civile”.

La richiesta di fondi statali USA, infatti, indica la volontà di mettere a bilancio, cioè sulle spalle dei contribuenti, il denaro finora fornito dalle organizzazioni come la NED e USAID, nonché enti governativi travestiti da ONG che si sono sommati ai fondi occulti erogati direttamente dalla CIA e da imprenditori locali in accolita con settori dell’imprenditoria colombiana.

Finora la Casa Bianca non sembra essere intenzionale ad appoggiare i due progetti di legge. Il Sottosegretario di Stato per l'America Latina, Roberta Jacobson, ha detto che "non è il momento" e ha sottolineato come l'ultima parola spetta al presidente Obama che, volendo, anche avrebbe potuto applicare sanzioni contro il Venezuela anche in assenza di una legge specifica. Pertanto, suggerisce la Jacobson, se non l’ha fatto è perché non considera utile, in questo momento, una strada di questo tipo nel confronto con Caracas.

Dunque Obama non firmerà la legge? "Se Obama vuole bloccarla, il leader democratico Harry Reid può evitare di sottoporla al voto del Senato, cosa molto più facile e più tranquilla del veto presidenziale", ha detto Mark Weisbrot, co-direttore del Centro di analisi, politica e ricerca economica .

La Jacobson, in un commento alla stampa, ha detto che "ciò che accade in Venezuela non ha nulla a che vedere con le relazioni bilaterali tra Caracas e Washington, ma è piuttosto una questione tra venezuelani" pur esprimendo dubbi circa la possibilità che il Segretario di Stato John Kerry possa incontrare il Cancelliere venezuelano Jaua al margine dell’assemblea OSA che si svolge questa settimana ad Asunciòn, in Paraguay.

Sebbene nella stessa occasione lo scorso anno l’incontro tra i due ebbe luogo in Guatemala, secondo la Jacobson "ora i due paesi non sono nella stessa punto". Inoltre, come previsto, ha respinto le accuse del governo bolivariano contro l'ambasciatore statunitense in Colombia, Kevin Whitaker, socio dell’ex presidente colombiano Uribe, istigatore dei paramilitari e anima nera della congiura contro il Venezuela .

Obama è conscio che le sanzioni produrrebbero un netto rifiuto da parte della comunità latinoamericana e del Vaticano, impegnati nella difficile mediazione tra il governo bolivariano e la destra nella Mesa de dialogo nacional. E’ poi necessario considerare che Washington continua ad avere dal Venezuela circa il 23% del suo fabbisogno energetico; dunque inasprire la tensione può rivelarsi controproducente.

Obama è freddo verso l'opzione delle sanzioni, comprendendo bene come sarebbe illusorio pensare di piegare il Venezuela misure inutili e odiose, che andrebbero incontro solo a critiche internazionali. Ha chiaro che, come nel caso di Cuba, una escalation di sanzioni, un blocco persino, non avrebbe alcun effetto significativo per il cambiamento di regime politico che auspica Washington e servirebbe solo a ricompattare ancora più i venezuelani in difesa della loro sovranità nazionale.

Porre sanzioni, infine, potrebbe spingere ulteriormente Caracas verso l’intensificazione delle relazioni con Russia, Cina e Iran, fino a far intravvedere una vera e propria possibile partnership commerciale e militare. Un incubo per la Casa Bianca che ben vale il rifiuto di una firma presidenziale all’isterìa di una destra a caccia di vendette.



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