Ue-Russia, contro legge e logica

di Fabrizio Casari

Truppe, armi e propaganda, ma non solo. I soldi, non mancano mai i soldi. Quando si volesse cercare un elemento simbolico per descrivere la crisi d’identità politica e di prospettiva dell’Unione Europea, ormai estensione statunitense, c'è la vicenda del sequestro dei beni russi a seguito del conflitto in Ucraina. La vicenda in sé, infatti, presenta una miscela di subordinazione ideologica,...
> Leggi tutto...

IMAGE
IMAGE

Rafah e ONU, Israele al bivio

di Mario Lombardo

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato lunedì per la prima volta dall’inizio dell’aggressione israeliana una risoluzione che chiede l’immediato cessate il fuoco nella striscia di Gaza. Il provvedimento è passato con 14 voti a favore e la sola astensione degli Stati Uniti, che hanno rinunciato al potere di veto, provocando una durissima reazione da parte del regime israeliano. Per tutta risposta, Netanyahu ha annullato la visita a Washington di una delegazione che avrebbe dovuto discutere con la Casa Bianca la possibile operazione militare nella città di Rafah, al confine tra la striscia e l’Egitto. Questa iniziativa, dalle implicazioni potenzialmente devastanti, resta al centro dell’attenzione della...
> Leggi tutto...

di Carlo Musilli

I soldi vincono quasi tutte le battaglie, ma la loro forza non è sempre un male. Per la Scozia, ad esempio, non lo è stato. Il referendum della settimana scorsa in cui il 54% degli elettori ha votato contro l'indipendenza da Londra è in primo luogo una grande prova di raziocinio e lucidità sul versante economico. L'affetto nei confronti della Regina, è evidente, non ha avuto nulla a che vedere con l'esito della consultazione.

Tantomeno il patriottismo britannico, l'unità d'intenti con il "Resto del Regno Unito" (come lo chiamava il Guardian), o il legame sentimentale con una storia unitaria che - dopo secoli di guerre - dura ormai da oltre trecento anni. 

Gli scozzesi hanno votato no perché la maggior parte di loro si è resa conto che le incognite sul futuro economico del nuovo Stato indipendente sarebbero state davvero troppe. A cominciare dalla valuta, il problema più macroscopico. Il governo di David Cameron ha spostato certamente una fetta significativa di voti minacciando di proibire alla nuova Scozia l'adozione della sterlina. Alex Salmond, leader indipendentista e premier di Edimburgo, aveva replicato con una contro minaccia molto semplice: se ci negherete la sterlina, diceva, noi rifiuteremo di accollarci la nostra parte di debito pubblico.

Nel migliore dei casi uno stallo del genere avrebbe richiesto anni di negoziati prima di risolversi in un accordo. Nel frattempo, la Scozia indipendente avrebbe dovuto vagliare altre due ipotesi: battere moneta o entrare nell'euro. Una nuova valuta sarebbe stata debolissima e oggetto della speculazione più sfrenata, facendo la fortuna dell'export, ma affossando risparmiatori e conti pubblici.

La seconda strada, invece, si sarebbe rivelata impraticabile, perché prima di entrare nell'Eurozona bisogna essere ammessi nell'Unione europea, e l'eventuale ingresso scozzese avrebbe incontrato l'opposizione non solo del "Resto della Gran Bretagna", ma anche della Spagna, preoccupata di non indicare agli indipendentisti catalani un modello da seguire.

Un'incertezza di questo tipo avrebbe spinto le banche a fuggire dalla nuova Scozia per rifugiarsi in Inghilterra, in modo da continuare a sfruttare come prestatrice di ultima istanza la Bank of England, un colosso planetario che dà ben altre sicurezze rispetto a qualsiasi istituto centrale prodotto ex novo in terra scozzese. Insieme alle banche, è probabile che anche le aziende (escluse quelle esportatrici) avrebbero organizzato una diaspora generale per restare fra le braccia di mamma Londra. Tutto ciò avrebbe avuto un costo incalcolabile in termini di posti di lavoro, abbassando ulteriormente l'occupazione in una terra che ad oggi non offre molte possibilità.

L'abitudine di trasferirsi in Inghilterra per trovare un impiego, infatti, è già assai diffusa fra i giovani scozzesi, il che solleva un altro interrogativo: con un'età media della popolazione sempre più alta e un rapporto sempre più sfavorevole fra attivi e pensionati, come avrebbe fatto la Scozia indipendente a tenere in piedi il sistema previdenziale? Non solo: ricerche alla mano, oltre a essere mediamente anziani, gli scozzesi non godono nemmeno di ottima salute, perciò anche le spese sanitarie non sarebbero state semplici da sostenere.

E' vero che il nuovo Paese non avrebbe più avuto obblighi fiscali nei confronti della tanto odiata Londra, ma avrebbe dovuto rinunciare anche ai generosi trasferimenti che finora hanno permesso di far quadrare i conti in tema di pensioni e sanità. Secondo Salmond, per risolvere questi problemi sarebbe bastato istituire un fondo sovrano e investire sui mercati finanziari i proventi garantiti dal petrolio del Mare del Nord, che sarebbe rimasto per oltre il 90% in mani scozzesi.

D'altra parte, fin qui gli investimenti in pozzi e piattaforme sono arrivati per la maggior parte dal governo britannico, dalla British Petroleum e da altre multinazionali che ci avrebbero pensato due volte prima di mettersi contro il "Resto della Gran Bretagna". Senza contare che la produttività degli stessi giacimenti è un rebus, considerando che negli ultimi anni l’andamento del prezzo del petrolio e alcune chiusure impreviste hanno fatto sprofondare i ricavi prodotti dall'oro nero scozzese (dai 12,4 miliardi di sterline del 2008-2009 si è passati ai 6,5 miliardi del 2012-2013).

A conti fatti, quindi, gli scozzesi avevano moltissime ragioni per dire no. L'indipendenza avrebbe acceso il cuore dei nazionalisti, ma tutti gli altri si sarebbero ritrovati a fluttuare nel vuoto, lontanissimi da qualsiasi certezza sul futuro. Poi non è detto, magari a qualcuno la Regina sta simpatica davvero.


Pin It

Altrenotizie su Facebook

altrenotizie su facebook

 

 

ter2

Il terrorismo contro Cuba
a cura di:
Fabrizio Casari
Sommario articoli

 

May December

di Luciano Marchetti

Con una trama serpeggiante, che suscita un disagio quasi nauseante nel suo tema, ed estremamente divertente, l'ultimo film di Todd Haynes è un abile esempio di giocoleria tonale difficile da individuare in altre pellicole di questa stagione. "May December", partendo dalla morbosità e dall'interesse pruriginoso degli scandali...
> Leggi tutto...

IMAGE

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy