USA, l’imbroglio del Mar Rosso

di Mario Lombardo

A quasi tre mesi dall’inizio della “missione” americana e britannica nel Mar Rosso, per contrastare le iniziative a sostegno della Resistenza palestinese del governo yemenita guidato dal movimento sciita Ansarallah (“Houthis)”, nessuno degli obiettivi fissati dall’amministrazione Biden sembra essere a portata di mano. Gran parte dei traffici commerciali lungo questa rotta, che collega...
> Leggi tutto...

IMAGE
IMAGE

Sahra Wagenknecht, nuova stella (rossa) tedesca

di redazione

Sahra Wagenknecht: «Ue troppo centralista, l’Ucraina non può vincere. È vero che molti elettori della vecchia sinistra sono andati a destra, non perché razzisti o nazionalisti, bensì perché insoddisfatti» BERLINO — Sahra Wagenknecht è di sinistra, conservatrice di sinistra, dice lei. Ha fondato un partito che porta il suo nome, perché – sostiene – il principale problema dei progressisti europei è che «la loro clientela oggi è fatta di privilegiati». I detrattori la accusano di essere populista, ma il partito cresce e in alcune regioni dell’Est è la seconda o terza forza. Abbastanza da poter rompere gli equilibri della politica tedesca. Insomma, è diventata un fenomeno. Ci accoglie nel suo studio, con i colleghi del...
> Leggi tutto...

di Michele Paris

Da qualche giorno a questa parte, la super-favorita del Partito Democratico, Hillary Clinton, ha conosciuto il primo sfidante ufficiale nella corsa alla nomination per la Casa Bianca che si aprirà il prossimo mese di gennaio negli Stati Uniti con il tradizionale appuntamento delle primarie. A lanciare la propria candidatura è stato il senatore in carica del Vermont, Bernard “Bernie” Sanders, veterano della politica del suo stato in qualità di “indipendente” e talvolta auto-definitosi “democratico socialista”.

L’annuncio di Sanders è stato dato dai giardini del Congresso di Washington e ciò che avrebbe motivato il neo-candidato alla presidenza è soprattutto il livello assurdo e insostenibile di disparità economiche che continua a caratterizzare la realtà del suo paese. Pescando nel consueto repertorio dell’ala progressista del Partito Democratico, Sanders ha poi lamentato l’eccessiva influenza del denaro sulla politica USA e i pericoli per il pianeta causati dal cambiamento climatico.

In un’intervista televisiva alla ABC trasmessa nel fine settimana, Sanders ha inoltre parlato della necessità di una “rivoluzione politica fatta da milioni di persone”, da realizzare, evidentemente, attraverso il Partito Democratico, ovvero uno degli strumenti - assieme a quello Repubblicano - del dominio dei grandi interessi economici e finanziari sul sistema politico e sociale americano.

Il modello a cui si ispira il 73enne senatore del Vermont è comunque decisamente meno minaccioso di un non ben definito esperimento rivoluzionario, cioè i paesi scandinavi e il loro sistema basato su un welfare generoso, peraltro intaccato seriamente negli anni seguiti alla crisi economica globale.

Il presunto status di politico “indipendente” vantato da Bernie Sanders, per non parlare delle sue sfumatissime inclinazioni “socialiste”, appare difficilmente rilevabile dalla sua attività al Congresso negli ultimi due decenni. Dal suo ingresso alla Camera dei Rappresentanti nel 1991, Sanders ha infatti seguito un percorso che lo ha portato a integrarsi pressoché completamente nel Partito Democratico, diventandone di fatto un esponente della sempre più ristretta fazione “liberal”.

Dopo avere più volte sconfitto candidati democratici nelle elezioni per conservare il suo seggio alla Camera, nel 2006 corse per il Senato ottenendo l’appoggio di tutti i leader democratici, i quali manovrarono per non candidare un membro del proprio partito in opposizione a Sanders. Identico scenario si è ripetuto in occasione della rielezione di quest’ultimo nel 2012, quando lo stesso presidente Obama fece campagna elettorale in suo favore.

Al Congresso, Sanders fa dunque parte del gruppo dei democratici e grazie a ciò ha ottenuto incarichi prestigiosi in importanti commissioni. Tra il 2013 e il 2015 è stato ad esempio presidente della commissione del Senato per gli Affari relativi ai Reduci, mentre con il passaggio dei democratici all’opposizione dopo la sconfitta elettorale del 2014 è diventato il membro di minoranza più influente nella commissione Bilancio.

Durante i 16 anni trascorsi alla Camera ha votato il 98% delle volte con i democratici, appoggiando, tra l’altro, l’aggressione americana della Serbia nel 1999 e la cosiddetta Autorizzazione all’Uso della Forza Militare dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 che ha consentito l’invasione dell’Afghanistan e l’inaugurazione della “guerra al terrore”.

Sanders aveva invece votato contro le risoluzioni relative alle guerre in Iraq nel 1991 e nel 2003, ma ha regolarmente appoggiato gli stanziamenti per le operazioni militari in questo paese e in Afghanistan.

Questa simbiosi con i democratici ha fatto in modo che la decisione di Sanders di correre per la Casa Bianca sia stata accolta con favore dal partito, così come dai media che gravitano attorno ad esso, nonostante le sue stesse regole impongano ai candidati che partecipano a elezioni sotto le proprie insegne di esserne membri a tutti gli effetti.

La candidatura di Sanders risponde d’altra parte a impulsi più che evidenti nel Partito Democratico, non solo tra coloro che sono appunto attestati su posizioni “liberal”, ma anche tra la grande maggioranza centrista che vede con apprensione il costante spostamento a sinistra di ciò che rimane del proprio elettorato di riferimento in parallelo alla deriva destrorsa del partito stesso.

Per far digerire agli elettori le politiche pro-business del Partito Democratico è necessario cioè mettere a disposizione almeno un’opzione che dia l’illusione di rappresentare un’alternativa di “sinistra”, soprattutto in presenza di una candidata favorita come Hillary Clinton, non esattamente ascrivibile all’annacquata galassia pseudo-progressista d’oltreoceano.

Questo è appunto il ruolo che si appresta a giocare nella campagna del 2016 Bernie Sanders, verosimilmente sull’esempio di Al Sharpton e Dennis Kucinich nel 2004 e ancora di quest’ultimo nel 2008. Sanders andrà così a cercare consensi tra i sostenitori democratici della senatrice del Massachusetts al primo mandato, Elizabeth Warren, vero e proprio idolo della “sinistra” del Partito Democratico, la quale ha per ora escluso una propria candidatura.

L’integrazione di Sanders nel Partito Democratico in vista delle primarie appare con ogni probabilità concordata con gli stessi vertici del partito, almeno a giudicare da alcune dichiarazioni di uno dei suoi principali consiglieri, Tad Devine.

Già membro in passato dei team di altri candidati democratici perdenti come Michael Dukakis, Al Gore e John Kerry, Devine ha sostenuto che Sanders non intende essere un altro Ralph Nader, candidatosi per la Casa Bianca varie volte da indipendente o da membro del Partito dei Verdi. Nader viene generalmente visto con astio dai democratici, in quanto ritenuto responsabile di avere sottratto voti ad Al Gore nelle presidenziali del 2000, perse contro George W. Bush in seguito a una scandalosa decisione della Corte Suprema.

Correndo per i democratici, durante le primarie Sanders potrà rappresentare una sorta di valvola di sfogo per la fazione “liberal” e gli elettori che chiedono una svolta a sinistra negli Stati Uniti, consentendo ai leader del partito allineati alla candidatura di Hillary Clinton di neutralizzare il rischio di perdere consensi decisivi nel voto di novembre.

Se pure risulterà alla fine inoffensiva, la candidatura di Sanders ha generato un certo entusiasmo tra una parte dei potenziali elettori, a conferma del diffusissimo desiderio anche tra la popolazione degli Stati Uniti di una piattaforma politica autenticamente progressista. Nel solo giorno in cui ha lanciato la sua candidatura, il senatore del Vermont ha raccolto 1,5 milioni di dollari da circa 35 mila donatori. Nei primi tre giorni, poi, le donazioni sono salite a 2,1 milioni e quasi 150 mila persone si sono registrate sul suo sito ufficiale come sostenitori della campagna per la Casa Bianca.

Proprio la questione dei finanziamenti elettorali è stata citata da Sanders per giustificare la sua scelta di candidarsi per il Partito Democratico. Non essendo “miliardario”, ha affermato il senatore, gli sarebbe stato impossibile correre per la Casa Bianca da “indipendente” o per un terzo partito, visto che il sistema americano impone di avere a disposizione enormi somme di denaro da spendere in campagna elettorale.

Per risolvere l’ostacolo, Sanders ha deciso curiosamente di affiliarsi a uno dei due partiti USA controllati dai miliardari pur promettendo di condurre una campagna contro le disuguaglianze e l’influenza indebita del denaro nella vita politica americana.

Viste le circostanze della sua candidatura, non è una sorpresa che Sanders non abbia rivolto critiche dirette né al presidente Obama né, in larga misura, a Hillary Clinton, malgrado entrambi abbiano gravi responsabilità nella creazione della situazione economica e sociale denunciata dal senatore del Vermont.

Allo stesso modo, Sanders non ha chiarito in quale modo e con quali politiche, all’interno dei confini imposti dal Partito Democratico, intende invertire una tendenza che ha portato, ad esempio, l’1% degli americani più benestanti a possedere la stessa ricchezza detenuta complessivamente dal 90% della popolazione più povera.

Pin It

Altrenotizie su Facebook

altrenotizie su facebook

 

 

ter2

Il terrorismo contro Cuba
a cura di:
Fabrizio Casari
Sommario articoli

 

Assange, complotto in pausa

di Michele Paris

L’unico aspetto positivo dell’opinione espressa martedì dall’Alta Corte britannica sull’estradizione di Julian Assange è che il fondatore di WikiLeaks non verrà consegnato nelle prossime ore alla “giustizia” americana. La decisione presa dai due giudici del tribunale di Londra segna infatti una nuova tappa della...
> Leggi tutto...

IMAGE

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy