Il pugno di ferro del Piano Ruanda

di redazione

Dopo due anni di ostruzionismo da parte della Camera dei Lord, il governo conservatore britannico ha alla fine incassato l’approvazione definitiva della legge che consente di deportare immigrati e richiedenti asilo in Ruanda. La “Safety of Rwanda (Asylum and Immigration) Bill” ha chiuso il suo percorso al parlamento di Londra poco dopo la mezzanotte di lunedì. Il provvedimento, introdotto...
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Ucraina, l’illusione delle armi

di Michele Paris

L’approvazione di una nuova all’apparenza consistente tranche di aiuti americani da destinare all’Ucraina è stata per mesi invocata come la soluzione alla crisi irreversibile delle forze armate e del regime di Kiev di fronte all’avanzata russa. Il via libera della Camera dei Rappresentanti di Washington nel fine settimana ha perciò scatenato un’ondata di entusiasmo negli Stati Uniti e in Europa. I quasi 61 miliardi appena stanziati non faranno però nulla per cambiare il corso della guerra e, se anche dovessero riuscire a rimandare la resa ucraina, aggraveranno con ogni probabilità i livelli di distruzione e morte nel paese dell’ex Unione Sovietica. La propaganda di governi e media ufficiali, scattata subito dopo il voto in...
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di Michele Paris

A giudicare dalle polemiche che da qualche giorno stanno animando il panorama politico della Gran Bretagna, il Partito Laburista si sarebbe improvvisamente rivelato un covo di irriducibili anti-semiti, contro i quali la leadership di Jeremy Corbyn viene ora chiamata ad agire senza troppi riguardi. Ciò che sta accadendo a Londra è in realtà una campagna attentamente studiata per attaccare lo stesso numero uno del principale partito di opposizione, sotto il fuoco della destra del Labour fin dalla sua elezione lo scorso settembre a causa delle sue posizioni eccessivamente di “sinistra”.

Il dibattito in corso ha assunto ben presto toni da farsa, scivolando involontariamente nel ridicolo, soprattutto sui giornali filo-Conservatori. La nuova grana per Corbyn, fin troppo disponibile a piegarsi ai ricatti della galassia Laburista fedele all’ex primo ministro Tony Blair, era iniziata settimana scorsa in seguito alla pubblicazione, da parte del blogger di destra Guido Fawkes (Paul De Laire Staines), di un post apparso nell’agosto del 2014 sulla pagina Facebook della deputata Laburista Naz Shah, nel quale suggeriva come soluzione al conflitto israelo-palestinese il trasferimento dello stato di Israele negli Stati Uniti.

La parlamentare di origine pakistana si era subito scusata, giustificandosi con il fatto che il post risaliva all’ultima aggressione israeliana di Gaza, periodo in cui il “livello emozionale” era estremamente alto, soprattutto per i musulmani. Poco più tardi è stato inoltre reso pubblico un altro post di Naz Shah, questa volta relativo a un’iniziativa che invitava i suoi “followers” a esprimersi in un sondaggio on-line sulla domanda se Israele avesse commesso o meno crimini di guerra a Gaza.

Le scuse della deputata non sono valse a nulla, visto che la leadership del Partito Laburista ha deciso di sospenderla e di sottoporla a un’indagine del comitato esecutivo nazionale. Tutt’altro che casualmente, Naz Shah è vicina a Jeremy Corbyn, il quale le aveva assegnato l’incarico di segretaria parlamentare di John McDonnell, ovvero il più stretto alleato del leader del partito e Cancelliere dello Scacchiere nel governo-ombra Laburista.

La polemica sul presunto anti-semitismo di Naz Shah non si è però chiusa in questo modo, anzi ha finito per coinvolgere un pezzo grosso del Partito Laburista alleato di Corbyn, l’ex sindaco di Londra Ken Livingstone, vittima di una vera e propria caccia alle streghe. Livingstone è stato messo sotto accusa per un’intervista rilasciata a BBC Radio nella quale aveva sostanzialmente difeso la parlamentare Laburista dalle accuse di anti-semitismo.

Inoltre e soprattutto, Livingstone aveva accostato Adolf Hitler al Sionismo. “Non dimentichiamo”, aveva affermato, “che, quando Hitler vinse le elezioni nel 1932, la sua intenzione era allora quella di trasferire gli ebrei in Israele. [Hitler] sosteneva perciò il Sionismo… solo in seguito è impazzito e ha finito con l’uccidere sei milioni di ebrei”.

L’ex primo cittadino della capitale britannica era infine andato al cuore della polemica, sostenendo correttamente che essa fa parte del “tentativo di screditare Jeremy Corbyn e i suoi alleati”, bollandoli come “anti-semiti fin dal momento in cui è diventato il leader” del partito. Semplicemente, ha aggiunto Livingstone, “abbiamo il diritto di criticare” il brutale trattamento del popolo palestinese.

Queste dichiarazioni hanno subito scatenato la destra Laburista, con molti esponenti di primo piano impegnati a chiedere l’espulsione di Ken Livingstone, tra cui i candidati battuti da Corbyn per la leadership del partito - Andy Burnham, Yvette Cooper, Liz Kendall - e il candidato a sindaco di Londra nelle elezioni di giovedì, Sadiq Khan.

L’assalto a Livingstone e, indirettamente, a Corbyn, ha assunto poi contorni grotteschi quando l’ex sindaco di Londra è stato pesantemente insultato per strada dal deputato Laburista John Mann. Lo sfogo di quest’ultimo è stato debitamente filmato e reso pubblico, mentre Livingstone è stato anch’egli sospeso dal partito.

Le accuse di anti-semitismo rivolte a Ken Livingstone sono a dir poco assurde, non solo per le posizioni assunte in quarant’anni di carriera dal veterano della politica Laburista. Infatti, se pure le sue dichiarazioni su Hitler peccano di una certa superficialità, visto anche il contesto in cui sono state rilasciate, esse non mancano di fondamenta storiche e fanno riferimento ai tentativi ben documentati da parte di sezioni del movimento sionista tedesco per trovare un compromesso con il regime nazista.

Con ogni probabilità Livingstone si riferiva soprattutto al cosiddetto Accordo di Haavara, o del Trasferimento, siglato nell’agosto del 1933 tra il ministero dell’Economia nazista e la Federazione Sionista della Germania per facilitare l’emigrazione degli ebrei tedeschi in Palestina.

In maniera purtroppo poco sorprendente, però, gli ambienti sionisti e altre forze reazionarie continuano a rivolgere accuse di anti-semitismo verso chiunque manifesti anche una parvenza di critica ai metodi repressivi e al limite del genocidio utilizzati quotidianamente dal governo israeliano nei confronti dei palestinesi.

Nel caso della diatriba attorno al Labour britannico, quella in atto è un’aperta provocazione delle forze di destra - interne ed esterne al partito - volta a colpire Jeremy Corbyn. La sospensione di Naz Shah e Ken Livingstone non ha arrestato la polemica, tanto che la stampa d’oltremanica ha scritto mercoledì di come i vertici Laburisti abbiano preso provvedimenti nei confronti di almeno una cinquantina di membri, colpevoli di avere espresso opinioni anti-semite.

Articoli come quello pubblicato martedì dal filo-Conservatore Daily Telegraph hanno elencato una interminabile sequenza di dichiarazioni, post e battute varie di politici Laburisti in odore di anti-semitismo. La commissione interna al partito incaricata di fare luce su accuse di questo genere avrebbe addirittura per le mani un numero tale di segnalazioni da non essere in grado di svolgere il proprio lavoro per mancanza di fondi.

Se sentimenti simili possono essere presenti in questo come in altri partiti in Gran Bretagna e non solo, le finalità politiche dell’operazione in atto sono evidenti, tanto più che le presunte frasi anti-semite riportate sono spesso sfoghi o dichiarazioni legittime contro i crimini di Israele e a difesa del popolo palestinese.

Lo stesso Telegraph ha peraltro ammesso come ci sia in ballo ben altro. Per il quotidiano londinese, i vertici del Partito Laburista temono un possibile golpe ai danni di Corbyn in caso di risultato negativo nelle elezioni amministrative di questa settimana. A sostituirlo alla guida del partito sarebbe già pronto nientemeno che il suo alleato, John McDonnell.

Quello a cui si sta assistendo in questi giorni è dunque il tentativo di danneggiare il Labour nel voto di giovedì, in modo da utilizzare un eventuale esito deludente e le stesse vicende legate ai casi di presunto anti-semitismo per fare pressioni sulla leadership del partito e giungere possibilmente a un colpo di mano che deponga Jeremy Corbyn.

Se si dovesse giungere a tanto, quest’ultimo dovrebbe in ogni caso ricercare le responsabilità in primo luogo nella sua gestione del partito in questi mesi. Dopo avere conquistato la leadership Laburista grazie al vastissimo sostegno popolare per la sua agenda progressista in seguito alla deriva reazionaria sotto la guida di Blair e Gordon Brown, Corbyn ha sostanzialmente sprecato il suo capitale politico, finendo da subito per accettare una serie di compromessi con una rinvigorita destra del partito che, pur essendo ampiamente screditata nel paese, non ha mai smesso di tramare per rimuoverlo dal suo incarico alla prima occasione favorevole.

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