Il pugno di ferro del Piano Ruanda

di redazione

Dopo due anni di ostruzionismo da parte della Camera dei Lord, il governo conservatore britannico ha alla fine incassato l’approvazione definitiva della legge che consente di deportare immigrati e richiedenti asilo in Ruanda. La “Safety of Rwanda (Asylum and Immigration) Bill” ha chiuso il suo percorso al parlamento di Londra poco dopo la mezzanotte di lunedì. Il provvedimento, introdotto...
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Ucraina, l’illusione delle armi

di Michele Paris

L’approvazione di una nuova all’apparenza consistente tranche di aiuti americani da destinare all’Ucraina è stata per mesi invocata come la soluzione alla crisi irreversibile delle forze armate e del regime di Kiev di fronte all’avanzata russa. Il via libera della Camera dei Rappresentanti di Washington nel fine settimana ha perciò scatenato un’ondata di entusiasmo negli Stati Uniti e in Europa. I quasi 61 miliardi appena stanziati non faranno però nulla per cambiare il corso della guerra e, se anche dovessero riuscire a rimandare la resa ucraina, aggraveranno con ogni probabilità i livelli di distruzione e morte nel paese dell’ex Unione Sovietica. La propaganda di governi e media ufficiali, scattata subito dopo il voto in...
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di Michele Paris

Il governo degli Stati Uniti e quello indiano hanno siglato questa settimana uno storico accordo logistico-militare che prospetta una svolta epocale degli orientamenti strategici di Nuova Delhi. A dare l’annuncio della sottoscrizione del “Logistics Exchange Memorandum of Agreement” (LEMOA) sono stati lunedì a Washington i ministri della Difesa dei due paesi, Ashton Carter e Manohar Parrikar. L’intesa, in fase di negoziazione da anni e portata a termine dal governo del premier Narendra Modi, segna un decisivo passo avanti verso l’integrazione dell’India nei piani strategici tutt’altro che pacifici di Washington nel continente asiatico.

I termini dell’accordo bilaterale prevedono per le forze armate di ognuno dei due paesi la possibilità di accedere alle basi militari dell’altro per una serie di attività, legate principalmente a esercitazioni, addestramento, assistenza umanitaria e in caso di disastri naturali. Altri eventuali usi delle rispettive strutture militari potranno essere autorizzati solo in seguito a discussioni preventive tra i vertici militari americani e indiani.

Entrambe le parti, ma soprattutto il governo di Delhi, hanno tenuto a sottolineare che il “memorandum d’intesa” non significa che gli Stati Uniti stazioneranno in maniera più o meno permanente nelle basi militari indiane. Queste rassicurazioni, espresse con insistenza anche dalla stampa indiana, rivelano le forti perplessità di molti nella classe dirigente del colosso asiatico sulla nuova impronta diplomatico-strategica impressa dal governo guidato dal partito nazionalista indù BJP.

La firma del LEMOA è infatti il suggello iniziale di un processo di riassetto strategico da parte di un paese che ha tradizionalmente perseguito una politica estera caratterizzata dal “non allineamento”, tradottosi in realtà in un rapporto piuttosto stretto con l’Unione Sovietica e, successivamente, con la Russia. L’India, inoltre, pur nel complicato rapporto che la lega alla Cina, ha finora evitato iniziative diplomatiche o strategiche clamorose per non irritare Pechino.

A partire dalla fine della Guerra Fredda, gli Stati Uniti hanno corteggiato l’India per convincere i governi di Delhi a liquidare le consuete politiche neutrali e allineare il paese agli interessi globali americani. Se la cooperazione militare e strategica tra USA e India ha fatto progressi notevoli nell’ultimo decennio, il precedente governo del Partito del Congresso non si era sentito di sottoscrivere un accordo come il LEMOA, nel timore di mettere a repentaglio la tradizionale autonomia della politica estera del paese e l’equilibrio dei rapporti con tutte le principali potenze del pianeta.

Il cambio di rotta strategico, sia pure con più di un’esitazione, è arrivato alla fine sotto un governo ultra-nazionalista che fin dal suo insediamento non ha fatto eccessivi sforzi per contenere le tensioni con paesi rivali come Pakistan e Cina. Il primo ministro Modi e le élites indiane che al suo governo fanno riferimento hanno così stabilito, probabilmente in maniera illusoria, che le ambizioni da grande potenza del loro paese possono essere più agevolmente perseguite saltando sul carro degli Stati Uniti.

Il dato più importante in relazione al LEMOA è che questa intesa va considerata come il primo passo di un percorso che dovrebbe portare a un’alleanza a tutti gli effetti tra Stati Uniti e India. Al di là delle implicazioni concrete del “memorandum” o dei vantaggi che ne deriveranno per i due paesi, il LEMOA serve a spianare la strada a un’integrazione che, nei prossimi anni, passerà anche attraverso un altro paio di accordi già allo studio.

Gli scambi di tecnologia e informazioni, così come i sistemi di comunicazione tra le rispettive forze armate, saranno cioè intensificati e rafforzati tramite i cosiddetti CISMOA (“Communications and Information Security Memorandum of Agreement”) e BECA (“Basic Exchange and Cooperation Agreement for Geospatial Intelligence”).

Un’evoluzione nei rapporti bilaterali, quella in atto, che ha evidentemente molto a che fare anche con il mercato degli armamenti. L’India è in questi anni tra i paesi maggiormente disposti a spendere in equipaggiamenti militari moderni e le compagnie statunitensi sono pronte a rimpiazzare le forniture russe su un mercato da centinaia di miliardi di dollari.

Sempre dal punto di vista americano, l’alleanza con l’India risulta di fondamentale importanza nel quadro delle politiche di contenimento della Cina. Per cominciare, anche soltanto le dimensioni e la posizione di questo paese costituiscono una piattaforma privilegiata da cui condurre operazioni militari, al fine di esercitare pressioni su Pechino e ancor più in caso di una vera e propria guerra.

Delhi ha d’altra parte già preso parte a svariate iniziative promosse dagli Stati Uniti in Asia sud-orientale, partecipando ad esempio a esercitazioni militari con i principali alleati di Washington nella regione – Giappone e Australia – e adeguandosi sostanzialmente alle posizioni americane nell’ambito dello scontro con la Cina attorno alle contese marittime e territoriali nel Mar Cinese Meridionale.

La firma del LEMOA si inserisce inoltre in un frangente segnato da intense discussioni tra i due paesi. Il segretario di Stato USA, John Kerry, e quello del Commercio, Penny Pritzker, erano questa settimana a Delhi dove, assieme alle loro controparti, hanno partecipano al secondo “dialogo strategico e commerciale” indo-americano.

Proprio Kerry e il ministro degli Esteri indiano, Sushma Swaraj, martedì hanno raggiunto un altro accordo, in questo caso per intensificare la cooperazione in materia di anti-terrorismo e gli scambi di informazioni su possibili minacce. Il vertice è stato contrassegnato da critiche e attacchi diretti al Pakistan, accusato di eccessiva tolleranza nei confronti dei gruppi estremisti che operano all’interno dei suoi confini e di non fare a sufficienza per individuare e incriminare i responsabili di attentati commessi sul suolo indiano, come quello di Mumbai che nel 2008 fece 172 vittime.

La decisione di aggravare lo scontro con Islamabad sembra essere deliberata e contribuisce a ricordare come l’accordo logistico-militare appena siglato tra USA e India abbia implicazioni potenzialmente esplosive per il continente asiatico. Il LEMOA non può infatti che essere percepito come una minaccia da Pakistan e Cina, i quali in seguito al deterioramento dei rapporti con India e Stati Uniti sono nel pieno di un rafforzamento dei legami bilaterali già storicamente solidi.

Il Pakistan lancia messaggi allarmati da tempo agli Stati Uniti a causa delle politiche ritenute troppo accomodanti nei confronti dell’arcirivale indiano e che rischiano di alterare gli equilibri strategici della regione. Washington, d’altronde, ritiene fondamentale la partnership con Delhi, a cui ha in questi anni garantito, tra l’altro, un ruolo crescente in Afghanistan e un insolito accordo di cooperazione nell’ambito del nucleare civile.

Il LEMOA e il processo che esso sembra avere innescato potrebbero determinare infine un’inversione di rotta da parte indiana, quanto meno in prospettiva futura, anche sul fronte delle relazioni, fino ad ora decisamente cordiali, con paesi come Russia e Iran.

Le conseguenze della scelta strategica del governo di Delhi saranno comunque tutte da verificare ma, già da ora, è facile prevedere che l’allineamento dell’India alla prima declinante superpotenza del pianeta rischia seriamente di infiammare ancor più le tensioni in un continente asiatico già scosso dalla crescente rivalità tra Cina e Stati Uniti.

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