Georgia, gli 'agenti' dell’Occidente

di Mario Lombardo

Il parlamento georgiano ha approvato questa settimana in prima lettura una controversa legge sugli "agenti stranieri", nonostante le proteste dell'opposizione e gli avvertimenti di Bruxelles che la legislazione potrebbe mettere a rischio le ambizioni del paese di aderire all’Unione Europea. La misura, ufficialmente nota come "Legge sulla trasparenza dell'influenza straniera", ha ricevuto...
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La memoria scomoda di Euskadi

di Massimo Angelilli

Il prossimo 21 aprile si svolgeranno le elezioni amministrative nei Paesi Baschi. Ovvero, il rinnovamento del Parlamento Autonomo, incluso il Lehendakari - Governatore che lo presidierà e i 75 deputati che lo integreranno. Il numero delle persone aventi diritto al voto è di circa 1.800.000, tra le province di Vizcaya Guipúzcoa e Álava. Il bacino elettorale più grande è quello biscaglino comprendente Bilbao, mentre la sede del Parlamento si trova a Vitoria-Gasteiz, capitale dell’Álava. Le elezioni regionali in Spagna, come d’altronde in qualsiasi altro paese, non sono mai una questione banale. Men che meno quelle in Euskadi. Si inseriscono in una stagione particolarmente densa di ricorso alle urne, iniziata con l’appuntamento...
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La mossa di Abe aveva comunque portato allo scioglimento di fatto di quello che era il principale partito di opposizione, il Partito Democratico (DP) di centro-sinistra. Per meglio dire, la prospettiva del voto anticipato era stata accolta dall’annuncio della formazione di un nuovo soggetto politico, il Partito della Speranza (Kibo no To), da parte della governatrice di Tokyo, Yuriko Koike, nel quale i democratici sono in pratica confluiti. Il leader del DP, Seiji Maehara, aveva cioè annunciato di lì a pochi giorni che il suo partito non avrebbe presentato candidati sotto le insegne del proprio partito, bensì sotto quelle del neonato Partito della Speranza.

Yuriko Koike è un ex membro dell’LDP ed era stata ministro della Difesa nel primo gabinetto Abe un decennio fa. Nel luglio del 2016 era ritornata alla ribalta sulla scena politica giapponese con una vittoria a sorpresa ai danni del suo ex partito nelle elezioni per il governatorato di Tokyo.

Sfruttando la popolarità del successo elettorale, la leader del Partito della Speranza ha lanciato la sua nuova creatura, posizionandosi sempre nello spazio politico di centro-destra alla ricerca dei consensi perduti sia da un Partito Democratico in piena crisi sia da un LDP sempre più impopolare anche a causa di una serie di scandali che hanno coinvolto di recente lo stesso premier.

Una delle principali ragioni del voto anticipato l’ha spiegata il primo ministro nel corso del dibattito televisivo andato in scena domenica scorsa. Abe ha parlato della necessità di ottenere un nuovo mandato per affrontare la questione nordcoreana, in vista anche dei vertici con vari leader esteri, tra cui il presidente americano Trump, in programma nelle prossime settimane per discutere della crisi in atto.

In realtà, Abe intendeva e intende conquistare un nuovo riconoscimento dalle urne, sentendosi virtualmente senza rivali, per avere mano libera nel perseguire un’escalation delle politiche militariste che fin dal ritorno al potere alla fine del 2012 sono state in cima alla sua agenda politica.

Se gli obiettivi di Abe restano gli stessi, il premier sembra ora sentire una certa pressione, tanto che nei giorni scorsi ha ammesso che un risultato soddisfacente per il suo partito e per gli alleati del Komeito sarebbe la conquista di una maggioranza anche risicata nella camera bassa, ovvero un arretramento rispetto agli equilibri attuali.

Per quanto riguarda i nuovi scenari venutisi a creare nell’opposizione, sono in pochi a credere che la formazione della governatrice di Tokyo possa realmente insidiare l’LDP per la prossima guida del paese asiatico. Dal solo punto di vista organizzativo, il Partito della Speranza appare ancora in grave ritardo, essendo riuscito ad esempio a presentare candidati in meno della metà dei collegi elettorali giapponesi.

La stessa Koike non ha chiarito del tutto la sua disponibilità a correre per la carica di primo ministro. Nelle dichiarazioni pubbliche rilasciate finora lo ha in effetti escluso, ma una decisione definitiva è attesa letteralmente nelle prossime ore. La cautela della governatrice è legata forse al timore che le sue ambizioni possano bruciarsi, vista l’impossibilità di vincere le elezioni con un soggetto politico nuovissimo.

L’impressione è poi quella che il Partito della Speranza intenda, almeno per il momento, capitalizzare il logoramento patito dall’LDP e forzare un cambio nella leadership, così da entrare possibilmente in un gabinetto di coalizione senza il premier Abe, nel quale promuovere un’agenda per molti versi identica.

Il progetto politico di Yuriko Koike si discosta infatti ben poco dal programma e dalle tendenze conservatrici dell’LDP. Ciò è confermato dalla “piattaforma” elettorale presentata proprio nei giorni scorsi.

Le convergenze più evidenti tra l’LDP e il Partito della Speranza riguardano i piani di militarizzazione del Giappone. In particolare, Koike sostiene in pieno l’impegno dell’attuale governo per modificare la costituzione pacifista giapponese, in modo da dare all’esecutivo la libertà di partecipare a guerre in appoggio dei paesi alleati, a cominciare dagli Stati Uniti.

Anche sul fronte economico le differenze ammontano più che altro a sfumature, anche se Koike ha inserito nel programma una serie di proposte di marca populista per far leva sulle frustrazioni della gran parte dei giapponesi che hanno ricavato poco o nessun beneficio dalle politiche economiche del primo ministro.

Il divario tra i due partiti è invece più evidente su altre questioni, che non cambiano comunque la natura di destra del nuovo movimento di Yuriko Koike. La prima è la rinuncia all’energia nucleare proposta da quest’ultima e la seconda è il congelamento dell’aumento dell’IVA dall’8% al 10% che il governo intende implementare a partire dal 2019 per cercare di contenere un deficit pubblico esplosivo.

Se Abe e l’LDP si ritroveranno di fronte a una brutta sorpresa all’indomani del voto del 22 ottobre è ancora tutto da vedere. I più recenti sondaggi indicano per ora un netto vantaggio del partito di governo e un consenso attorno al 12% per la formazione guidata dalla governatrice di Tokyo.

Ciò che invece è già chiaro è la conclusione della deriva verso destra del Partito Democratico. A otto anni da un trionfo elettorale ottenuto grazie all’insofferenza diffusa nei confronti della destra nipponica, l’ormai ex principale partito di opposizione ha attraversato una clamorosa involuzione che lo ha fatto precipitare nel gradimento fino alla virtuale sparizione.

La maggior parte dei suoi leader e dei deputati è così di fatto confluita nel Partito della Speranza, mentre la minoranza dell’ala “progressista” ha dato vita a un nuovo soggetto, il Partito Costituzionale Democratico, che unirà probabilmente le forze con le altre formazioni minori di centro-sinistra.

Il passaggio senza scrupoli o incertezze della maggioranza dei membri del DP nel partito di destra di Yuriko Koike è apparso infine particolarmente rivelatore alla luce del fatto che la sua leader aveva chiesto a tutti i nuovi candidati una sorta di giuramento che si sarebbero impegnati, una volta eletti, ad appoggiare lo sforzo per cambiare la Costituzione giapponese in senso militarista, in perfetta sintonia, come già ricordato, anche con l’attuale governo ultra-conservatore del premier Abe.

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