Georgia, gli 'agenti' dell’Occidente

di Mario Lombardo

Il parlamento georgiano ha approvato questa settimana in prima lettura una controversa legge sugli "agenti stranieri", nonostante le proteste dell'opposizione e gli avvertimenti di Bruxelles che la legislazione potrebbe mettere a rischio le ambizioni del paese di aderire all’Unione Europea. La misura, ufficialmente nota come "Legge sulla trasparenza dell'influenza straniera", ha ricevuto...
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La memoria scomoda di Euskadi

di Massimo Angelilli

Il prossimo 21 aprile si svolgeranno le elezioni amministrative nei Paesi Baschi. Ovvero, il rinnovamento del Parlamento Autonomo, incluso il Lehendakari - Governatore che lo presidierà e i 75 deputati che lo integreranno. Il numero delle persone aventi diritto al voto è di circa 1.800.000, tra le province di Vizcaya Guipúzcoa e Álava. Il bacino elettorale più grande è quello biscaglino comprendente Bilbao, mentre la sede del Parlamento si trova a Vitoria-Gasteiz, capitale dell’Álava. Le elezioni regionali in Spagna, come d’altronde in qualsiasi altro paese, non sono mai una questione banale. Men che meno quelle in Euskadi. Si inseriscono in una stagione particolarmente densa di ricorso alle urne, iniziata con l’appuntamento...
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Il suo entusiasmo per la nuova amministrazione Obama è secondo solo a quello per la fisica. “Il pacchetto di stimolo è una quantità incredibile di denaro: non si ha ancora la più pallida idea di come spenderlo! In realtà il piano approvato contiene soltanto le linee guida per la spesa, poi le varie agenzie dovranno decidere come spendere nella maniera più efficace a livello locale; a questo punto entrerà in gioco il mondo accademico.”

Il Congresso ha stanziato tre miliardi di dollari per la National Sciente Foundation, pari ad un aumento del budget della ricerca del 60% in un sol colpo. Come verranno spesi?
“I soldi allocati devono essere spesi nel 2009, perché questo è il senso dello stimulus plan. Non spenderli sarebbe anti-patriottico! Negli anni scorsi c’è stata un’enorme pressione sulla ricerca: solo uno su cinque, in certi casi uno ogni dieci progetti di ricerca presentati è stato finanziato. Molti progetti validi sono stati scartati per mancanza di fondi. La soluzione è semplice: prenderemo i progetti già valutati positivamente e li finanzieremo.”

Si tratta di una manovra “una tantum,” oppure c’è una visione di lungo respiro?
“Finalmente, dopo otto anni si ritorna a respirare. Negli ultimi due anni, a causa della rivalità tra democratici e repubblicani in Congresso, non è stato approvato alcun budget per la scienza, una situazione drammatica. L’America Competes Act prevedeva di raddoppiare il budget in dieci anni, ma Bush ogni anni lo ha tagliato significativamente. I soldi del piano di stimolo si uniranno all’incremento graduale nei prossimi tre anni fino ad arrivare a regime al raddoppio effettivo del budget totale della ricerca. I soldi sono già stanziati, non si torna indietro: finalmente al governo c’è gente seria. Hai visto la nuova finanziaria proposta da Obama? È sorprendente, contiene una visione d’insieme per il lungo periodo. Ci sono enormi problemi all’orizzonte: depressione economica, riscaldamento globale, crisi energetica: questo piano ambizioso ovviamente è reso possibile dalla gravita’ della crisi, sarebbe stato impensabile altrimenti.”

In un recente articolo sul New York Times si è parlato del declino degli USA. Segnali in questo senso sarebbero la diminuzione delle domande di ammissione alle università americane da Cina e India e l’inversione del “brain drain,” in ritorno verso Europa e Asia. Negli anni '90, la new economy fu trainata proprio dai nerds indiani e cinesi della Silicon Valley. Come farete a invertire questo fenomeno?
“Il mondo sta cambiando, non ha senso invertire queste tendenze. I politici dicono sempre che l’America è il paese più avanzato perché gli americani sono i più bravi: chiaramente sono tutte idiozie. L’America è il paese più prospero proprio perché ha saputo attrarre le menti più brillanti da tutto il mondo. Ora la tendenza si sta invertendo. L’immigrazione di professionisti altamente qualificati o studenti brillanti è diminuita anche per il fatto che dopo l’11 settembre ottenere un visto è diventato molto più difficile. Io credo che la strada da seguire non sia invertire questa flessione. Al contrario, credo che la soluzione sia cercare i cervelli che ci servono qui in America.
Colossi hi tech come Microsoft e Intel da anni fanno pressioni sul Congresso per migliorare il sistema scolastico americano, soprattutto quello pubblico. Finora tristemente inascoltate. Ora con Obama finalmente ci si potrà occupare del problema sul serio: siamo di fronte ad un cambiamento epocale nella politica dell'istruzione. India e Cina ora si tengono stretti i loro migliori studenti, dunque l'America in futuro dovrà trovare le menti brillanti tra i propri cittadini.”

Quali sono i problemi che affliggono la scuola?
“In tutti i paesi sviluppati nel corso degli ultimi anni abbiamo assistito al deterioramento della scuola pubblica. Negli anni '50 le scuole superiori erano di ottimo livello, ma il livello era elevato proprio perché solo un decimo dei ragazzi rispetto a oggi proseguiva gli studi, e di solito si trattava dei più bravi e motivati. Se invece tutti vanno a scuola, la metà degli studenti sarà sotto la media! Tutti ora proseguono gli studi, dunque il livello generale si è abbassato. Il vero nocciolo della questione è la tensione tra il carattere democratico delle scuola e la scolarizzazione di massa. In Italia, ad esempio, l'impostazione delle scuole superiori è di tipo classista: i licei preparano gli studenti, in genere appartenenti a classi benestanti, per l'università, mentre gli istituti professionali avviano i ragazzi verso una professione. Inoltre, la struttura della società è molto rigida: spesso, una persona vive nella città in cui è nata, a volte prende il lavoro del padre, e così via. Il sistema scolastico classista è relativamente più semplice da gestire e mantenere.

In America invece qual è il modello scolastico?
L'America al contrario è un paese molto fluido, non ancorato alla tradizione, e l'ordinamento democratico della scuola pubblica riflette questa caratteristica, che infatti è la forza motrice della nazione. La scuola pubblica qui è un'istituzione radicalmente democratica. Esiste un solo curriculum di studi, uguale per tutti: bravi, meno bravi, ricchi e poveri. La differenza di classe esiste ed è tra scuola pubblica e scuola privata, ma queste ultime ovviamente non dipendono dal governo. L'America dovrà decidere che fare, ma certamente non può rinunciare al carattere “radicalmente democratico” dell'istruzione, differenziando la scuola in senso classista come in Italia: non resta dunque che migliorare la scuola pubblica per tutti i cittadini. E questa pare sia la strada scelta da Obama.”

Si tratta di finanziamenti sotto forma di buoni scuola per i genitori oppure finanziamenti diretti per le scuole pubbliche?
“La questione dei buoni scuola è fuorviante. In teoria, i voucher avrebbero il pregio di migliorare l'offerta, spingendo i genitori a scegliere la scuola più competitiva. In realtà, la questione è strettamente politica: tutte le volte che non si vuole investire nella scuola pubblica, ci si nasconde dietro la bandiera dei buoni scuola. I repubblicani tipicamente puntano sui voucher, che aiutano i ricchi a coprire le spese delle scuole private. L'utilizzo dei voucher tende a promuovere un'idea classista della scuola.”

Il piano di stimolo varato dal Congresso punta ad una riforma dell'istruzione?
“Non direttamente: i soldi dello stimolo vanno spesi tutti e subito, per far ripartire l'economia. I soldi allocati per la scuola [circa cinquanta miliardi di dollari] riguardano soprattutto l'edilizia scolastica e la manutenzione ordinaria, di cui c'è un estremo bisogno. In realtà, Obama ha un piano di lungo respiro che andrà discusso a fondo. Il problema dell'istruzione in America è che scuole e università pubbliche sono istituzioni locali: non ricevono soldi da Washington (solo parte dei fondi di ricerca), ma dipendono dai singoli stati. Prendiamo per esempio la California. Cinquant'anni fa le scuole erano finanziate attraverso le tasse sulle proprietà immobiliarie: erano le scuole migliori della nazione. Negli ultimi trent'anni, l'ideologia del “tagliare le tasse a tutti i costi" ha portato ad un vero e proprio disastro. La Proposizione 13 [approvata nel 1978, stabilisce il tetto massimo delle tasse sulla casa all'1% del suo valore] ha annientato il sistema scolastico californiano, tanto che ora è il peggiore di tutti gli Stati Uniti. Bisogna invertire rotta al più presto. Ora più che mai abbiamo bisogno di creare una nuova generazione di professionisti, perché non possiamo più semplicemente rubarli agli altri stati.”

Gli studenti latinos, la seconda generazione di immigrati messicani, potranno sostituire gli studenti di origine asiatica?
“La questione è piuttosto complessa. Oggi nei campus universitari gli studenti di origine asiatica sono la risorsa principale, eccellono in particolare nelle discipline mediche e scientifiche. Questo è in parte dovuto al fatto che la scienza, nella cultura orientale, è un valore in sé, dunque i genitori compiono sacrifici per permettere al figlio di diventare uno scienziato. La stessa cosa non vale per i latino-americani, in parte per il fatto che provengono da famiglie molto povere e i genitori li spingono a studiare per professioni più remunerativi. Il processo di inclusione degli studenti latinos è diverso: bisogna puntare sulla prossima generazione e risvegliare il loro interesse tramite la scuola. Siamo ancora molto indietro in questo senso, c'è moltissimo lavoro da fare, ma puntare sulla scuola pubblica è l'unica strategia.”

Un'ultima domanda. Obama ha nominato Steven Chu, premio Nobel per la Fisica nel 1997, a capo del Dipartimento per l'Energia, uno degli incarichi chiave dell'amministrazione. Mettere un brillante scienziato in una posizione così cruciale è un fatto positivo, oppure c'è il rischio che la sua inesperienza politica sia di ostacolo, navigando nelle acque infide di Washington?
“In prima approssimazione, è sempre bene avere gente sveglia al governo. Da anni ne sentivamo la mancanza. Steven in realtà non è nuovo alla politica, ha già rivestito incarichi amministrativi con grande successo, è il direttore dei Laboratori Nazionali di Berkeley. Quest'incarico rappresenta senz'altro una grandissima sfida, visto che i piani di Obama per uscire dalla crisi si basano proprio sull'energia pulita e la creazione di una nuova rete elettrica nazionale “intelligente.” In questo senso la scelta di Steven è stata lungimirante. E soprattutto, è prima volta di un Premio Nobel al governo, speriamo che crei un buon precedente!

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