Georgia, gli 'agenti' dell’Occidente

di Mario Lombardo

Il parlamento georgiano ha approvato questa settimana in prima lettura una controversa legge sugli "agenti stranieri", nonostante le proteste dell'opposizione e gli avvertimenti di Bruxelles che la legislazione potrebbe mettere a rischio le ambizioni del paese di aderire all’Unione Europea. La misura, ufficialmente nota come "Legge sulla trasparenza dell'influenza straniera", ha ricevuto...
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Trump, intrigo a New York

di Mario Lombardo

Si è aperto questa settimana a New York il primo dei quattro processi in cui l’ex presidente repubblicano Donald Trump è coinvolto negli Stati Uniti. Il caso è quello collegato al pagamento alla vigilia delle elezioni del 2016 di una cifra superiore ai 130 mila dollari alla pornostar Stormy Daniels (Stephanie Gregory Clifford) per ottenere il suo silenzio sulla relazione extraconiugale che avrebbe avuto con Trump. La vicenda legale è di importanza decisamente trascurabile. Sia il merito sia i tempi del processo sono stati calcolati per colpire politicamente l’ex inquilino della Casa Bianca durante una campagna elettorale che entrerà nel vivo nei prossimi mesi. Trump ha partecipato alla prima udienza in aula nella giornata di...
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Intanto ha messo in allarme il mondo del business: dalle multinazionali del petrolio come Total, che hanno firmato contratti a Teheran, a quelle che si preparano a farlo come l'Eni. Anche l'americana Boeing e Airbus che hanno accordi per dozzine di miliardi di dollari. Non sono contenti nel mondo degli affari ma neppure a Teheran dove il presidente Hassan Rohani subisce gli strali dell'ala più oltranzista.

È sbagliato l'assunto stesso del suo piano anti-Iran: l'idea che nuove pressioni convinceranno Teheran a fare concessioni è un errore. Perché mai l’Iran dovrebbe cedere visto che sono 37 anni che gli Stati Uniti cercano di abbattere il regime? Prima con la guerra per procura scatenata da Saddam nel 1980, poi occupando l'Afghanistan nel 2001 e facendo crollare nel 2003 il regime iracheno nella speranza di chiudere la repubblica islamica in una morsa. Come è andata a finire è sotto gli occhi di tutti.

 

Come se non bastasse gli Usa nel 2011, mentre con francesi e inglesi creavano un disastro in Libia, hanno incoraggiato Turchia, Arabia Saudita e monarchie del Golfo a sostenere la guerriglia jihadista contro Assad, alleato storico di Teheran, di Mosca e degli Hezbollah. Anche lì sappiamo come è finita: se avessimo dato retta alla Clinton - e alla Turchia e ai sauditi, gente che oggi corre da Putin - il Califfo avrebbe fatto colazione sulle rovine di Damasco e dell'Iraq. E forse i jihadisti adesso sarebbero saldamente ai confini della Nato.

 

Stringendo l'accordo del 2015 con Teheran sul nucleare l'amministrazione Obama aveva corretto una serie di errori: respingere l'intesa, che gli iraniani stanno rispettando, non porta nessun vantaggio in termini di sicurezza agli Usa o a Israele. Il problema non è il nucleare di Teheran. E forse neppure l'Iran.

La questione è che la guerra di Siria ha sconvolto i dati geopolitici. L'Iran ha rafforzato l'asse con Baghdad, Damasco e Beirut ma soprattutto è cambiata la posizione della Turchia, storico ex bastione Nato: Erdogan, in fibrillazione per l'indipendenza dei curdi iracheni, è sceso a patti con Putin e Teheran, acquista (come i sauditi del resto) i missili S-400 russi e ha lanciato un'operazione congiunta con Mosca in Siria.

 

Erdogan prende a schiaffi gli americani e fa quello che gli pare: tra un po’ con la scusa della caccia ad Al Qaida si lancerà anche contro i curdi siriani alleati degli Usa nell'assedio di Raqqa all'Isis. La colpa maggiore di Teheran (e della Russia) è di avere sfruttato gli errori di calcolo di americani e alleati. L'Iran destabilizza? Non più di quanto facciano gli altri da sempre e non è certo un Paese amico del terrorismo jihadista. Anche questa è una colpa?

 

Fonte: Il Sole24Ore

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