Georgia, gli 'agenti' dell’Occidente

di Mario Lombardo

Il parlamento georgiano ha approvato questa settimana in prima lettura una controversa legge sugli "agenti stranieri", nonostante le proteste dell'opposizione e gli avvertimenti di Bruxelles che la legislazione potrebbe mettere a rischio le ambizioni del paese di aderire all’Unione Europea. La misura, ufficialmente nota come "Legge sulla trasparenza dell'influenza straniera", ha ricevuto...
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Trump, intrigo a New York

di Mario Lombardo

Si è aperto questa settimana a New York il primo dei quattro processi in cui l’ex presidente repubblicano Donald Trump è coinvolto negli Stati Uniti. Il caso è quello collegato al pagamento alla vigilia delle elezioni del 2016 di una cifra superiore ai 130 mila dollari alla pornostar Stormy Daniels (Stephanie Gregory Clifford) per ottenere il suo silenzio sulla relazione extraconiugale che avrebbe avuto con Trump. La vicenda legale è di importanza decisamente trascurabile. Sia il merito sia i tempi del processo sono stati calcolati per colpire politicamente l’ex inquilino della Casa Bianca durante una campagna elettorale che entrerà nel vivo nei prossimi mesi. Trump ha partecipato alla prima udienza in aula nella giornata di...
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di Antonio Rei

Per capire quanto sia ridicolo e ipocrita il modo in cui l'Europa sta affrontando il fenomeno delle migrazioni, conviene partire da quello che le migrazioni non sono. Innanzitutto, non sono una questione europea, ma una tendenza globale con flussi diramati ovunque sul pianeta. In secondo luogo, non sono un fatto nuovo né provvisorio. Proprio per questo è sbagliato parlare di “emergenza”: le migrazioni sono tutto fuorché impreviste.

Secondo i calcoli del Dipartimento delle Nazioni Unite per gli affari economici e sociali (UN-DESA), il fenomeno migratorio è in continua espansione a livello mondiale: nel 1990 coinvolgeva 154 milioni di persone, nel 2000 175 milioni, mentre nel 2013 il numero era salito a 232 milioni (il 3,2% della popolazione mondiale). Il tasso di crescita della pressione migratoria mondiale non è rimasto costante in questo periodo, ma è salito dall’1,2% del decennio 1990-2000 al 2,3% del decennio 2000-2010, per poi calare all’1,6% degli ultimi tre anni (2010-2013), a causa della crisi economica dei Paesi avanzati.

Le aree del mondo che ospitano il maggior numero di migranti sono l’Europa (72 milioni) e l’Asia (71 milioni), che insieme arrivano ai 2/3 del totale. Seguono l'America del Nord (53 milioni), l'Africa (19milioni), l'America latina (9 milioni) e l'Oceania (8 milioni). Più della metà dei migranti a livello mondiale (il 51%) risiede in dieci paesi: primi fra tutti gli Stati Uniti, che da soli ne ospitano  46 milioni, pari a circa il 20% del totale. Seguono Russia (11 milioni), Germania (9,8 milioni), Arabia Saudita (9,1 milioni), Emirati Arabi Uniti e Regno Unito (7,8 milioni), Francia e Canada (7,4  milioni), Australia e Spagna (6,5 milioni).

Per quanto riguarda i soli rifugiati, nel 2013 erano complessivamente 15,7 milioni, il 7% di tutti i migranti. Parliamo di 23mila persone al giorno, più del doppio rispetto al 1993, perché la crisi nell’area mediterranea e mediorientale ha prodotto una nuova crescita di questi flussi e delle domande di protezione. Quasi il 90% dei rifugiati è ospitato nei Paesi in via di sviluppo: l’Asia è il continente con il maggior numero di rifugiati residenti (10,4 milioni), seguita dall’Africa (2,9 milioni) e dall’Europa (1,5 milioni). A livello di Paesi, il Pakistan ha ospitato il maggior numero di rifugiati di tutto il mondo (1,6 milioni), seguito dall’Iran (0,9 milioni), dalla Germania (0,6 milioni) e dal Kenya (0,5 milioni). Più della metà di tutti i rifugiati del mondo (il 55%) proviene da appena cinque Paesi: Afghanistan, Somalia, Iraq, Siria e Sudan.

Sempre nel 2013, ben 45,2 milioni di persone sono state sfollate a causa di persecuzioni, conflitti, violenze di vario genere e violazioni dei diritti umani. Le richieste di asilo sono state quasi un milione, di cui circa 70.400 indirizzate agli Usa, 64.500 alla Germania, 61.500 al Sud Africa e 55.100 alla Francia. Circa  21.300 domande di asilo sono state presentate in 72 Paesi da minori non accompagnati o separati, per lo più bambini afgani e somali.

Di fronte a un quadro di questo tipo, appare immediatamente evidente l'assurdità della risposta del governo neofascista di Budapest, che ha scelto di erigere una barriera metallica lungo il confine con la Serbia.

Se mai ce ne fosse ancora bisogno, i 3mila profughi (di cui 700 bambini) arrivati in Ungheria nelle ultime 24 ore nonostante il muro dimostrano che la forza militare è utile nella gestione delle migrazioni quanto un bazooka per acchiappare farfalle. E non funziona neanche come deterrente, dal momento che chi scappa dal proprio Paese per sopravvivere non cambia certo idea di fronte alle trovate di edilizia squadrista prodotte da Orban e sodali. 

Quanto al resto d'Europa, è ben più subdolo l'atteggiamento degli altri capi di Stato e di governo, che nei discorsi ufficiali parlano di “solidarietà” e di “rispetto della dignità umana”, ma poi si adoperano per scaricare il barile agli alleati più indifesi. D'altra parte, una volta il ruolo economico degli immigrati era evidente a tutti (si pensi al contributo della comunità turca alla prosperità tedesca), ma ora che l'austerità è diventata la stella polare delle politiche economiche europee, di immigrati da far lavorare in nero per abbattere il costo del lavoro nessuno ha più bisogno. Nell'epoca del direttorio Merkel-Schaeuble, il dumping sociale lo abbiamo già in casa.

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