La clamorosa caduta del neo-cancelliere tedesco, Friedrich Merz, nella prima votazione al Bundestag di martedì per la fiducia al suo nascente governo ha dato subito e in maniera inequivocabile la misura dell’impopolarità della maggioranza formatasi a Berlino dopo le elezioni anticipate dello scorso febbraio. L’ex presidente della divisione tedesca del colosso delle speculazioni BlackRock ha alla fine superato l’ostacolo nella seconda votazione in aula, grazie anche alla collaborazione dei partiti di opposizione. Le basi del suo governo con i socialdemocratici (SPD) appaiono però da subito molto fragili, così da rendere complicata l’implementazione di un’agenda fatta di militarismo spinto, tagli selvaggi alla spesa sociale e rilancio degli interessi del capitalismo tedesco sul piano internazionale.
Subito dopo essere stato ufficialmente insediato dal presidente Steinmeier, il cancelliere cristiano-democratico si è recato in Francia per incontrare Macron. La prima visita all’estero di Merz è altamente significativa, perché i due leader hanno messo in chiaro che l’asse europeo franco-tedesco avrà appunto una caratterizzazione principalmente di natura militare. Macron e Merz hanno annunciato infatti la creazione di uno speciale “consiglio per la sicurezza e la difesa” che dovrebbe riunirsi con regolarità per far fronte alle “sfide strategiche comuni”. Durante la trasferta parigina di mercoledì, Merz ha anche annunciato che si recherà a Kiev nelle prossime settimane.
Nel pomeriggio di martedì, il nuovo governo Merz aveva in ogni caso mancato la maggioranza necessaria per ottenere la fiducia del Bundestag. Dopo settimane di trattative tra CDU, CSU e SPD, nonché poco dopo l’approvazione formale dell’accordo di governo degli iscritti socialdemocratici, la quota di 328 voti che i tre partiti dovevano raggiungere sulla carta è rimasta un miraggio. A Merz servivano almeno 316 voti, ma nello scrutinio segreto ne ha ottenuti appena 310.
Non era mai successo nella Germania del dopoguerra che un cancelliere designato fosse bocciato nella prima votazione in aula. L’evento senza precedenti negli ultimi ottant’anni ha scatenato il panico praticamente tra tutti i partiti politici e negli ambienti finanziari e industriali. La borsa tedesca ha perso quasi il 2% e il clima generale si è ulteriormente incupito dopo che i vertici del principale partito di opposizione, l’Alternativa per la Germania (AfD) di estrema destra, avevano chiesto un passo indietro a Merz e un altro voto anticipato.
A questo punto, la maggioranza ha chiesto e ottenuto aiuto al partito della Sinistra (Die Linke) e ai Verdi per accorciare i tempi di un secondo voto di fiducia, possibile solo con l’approvazione di una specifica mozione da parte dei due terzi della camera bassa. Questi due partiti si sono così uniti a CDU, CSU e SPD per dare il via libera a una nuova votazione più tardi nel pomeriggio di martedì. Alla fine, anche l’AfD ha appoggiato la mozione, a conferma che per tutto il panorama politico tedesco, al di là della retorica, la priorità resta la stabilizzazione del sistema.
Nella seconda consultazione, Merz ha superato la nuova soglia per ottenere la fiducia, incassando 325 voti. Le tensioni al Bundestag si sono allentate, ma il messaggio lanciato al nuovo cancelliere è stato sufficientemente chiaro. Anche nella maggioranza ci sono forti resistente alla sua leadership ed esse riflettono inevitabilmente le opinioni dei tedeschi. Secondo i sondaggi più recenti, i tre partiti di maggioranza, che nelle elezioni di febbraio avevano ricevuto complessivamente appena il 45% dei voti, hanno già perso circa il 7% dei consensi. Merz ha invece un gradimento inferiore al 40%, mentre è visto già con sfiducia da oltre il 55% dei tedeschi. La AfD è inoltre al momento il primo partito nelle intenzioni di voto degli elettori.
Come già anticipato, la Sinistra ha svolto un ruolo determinante per arrivare alla rapida risoluzione della crisi politica a Berlino. Questa realtà è stata riconosciuta anche dalla stampa ufficiale in Germania e da alcuni membri del nuovo esecutivo. Il neo-ministro dell’Interno, Alexander Dobrint (CSU), ha sostenuto ad esempio che, dopo gli eventi di martedì, il governo potrebbe guardare a Die Linke in futuro, quando saranno necessarie votazioni con una maggioranza dei due terzi dei seggi del Bundestag. Il comportamento di questo partito sorprende relativamente, visti i precedenti degli ultimi anni e le varie collaborazioni a livello amministrativo con il centro-destra. Nelle elezioni di febbraio aveva però registrato una netta ripresa, facendo intravedere un possibile ritorno a un ruolo di vera opposizione da sinistra.
Ancora meno sorprendente è la scelta dei Verdi, di fatto allineati su tutta la linea alla nuova maggioranza. Nel governo uscente, erano d’altra parte la componente più ferocemente russofoba e convinta nel sostenere il regime ucraino. I Verdi non sono entrati nella coalizione appena formata semplicemente perché il loro pacchetto di seggi non era aritmeticamente necessario. Sia la Sinistra sia i Verdi avevano inoltre già garantito alla maggioranza entrante gli strumenti per attuare il programma di riarmo concordato da CDU, CSU e SPD.
A marzo, con una manovra a dir poco discutibile, Merz aveva forzato un voto del parlamento uscente per rimuovere dalla Costituzione federale il cosiddetto “freno di bilancio”. Una mossa necessaria a sbloccare il piano di spesa militare da 900 miliardi di euro, a cui la SPD aveva vincolato un ulteriore fondo da 500 miliardi per il rinnovo delle “infrastrutture” tedesche, propagandata come un’iniziativa per rilanciare l’economia ma in realtà anch’essa destinata in primo luogo a preparare il paese a guerre future. Per questa modifica costituzionale era necessaria la maggioranza dei due terzi del Bundestag, garantita appunto dal voto favorevole dei Verdi. La Sinistra, invece, ha appoggiato la mozione nella camera alta del parlamento (Bundesrat).
L’ascesa di Merz segna insomma l’abbandono definitivo da parte delle élites tedesche di tutte le restrizioni politiche, militari e morali imposte o auto-imposte alla Germania dopo gli eventi del secondo conflitto mondiale. Un percorso già segnato negli ultimi due decenni e che il governo Scholz aveva intrapreso in maniera decisa con l’invio di enormi quantità di armi all’Ucraina e la rottura dei rapporti con Mosca. Questa deriva è da collegare anche all’aumento delle tensioni sull’asse atlantico dopo il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump e il senso di precarietà dei leader europei a causa del possibile disimpegno americano in materia di “sicurezza”.
Il Partito Socialdemocratico è pienamente in sintonia con la CDU e la CSU, tanto che a presiedere al processo di riarmo, mai registrato in maniera così consistente in Germania dai tempi di Hitler, sarà lo stesso ministro della Difesa del governo precedente, Boris Pistorius. L’accordo di governo prevede dunque un rinnovato sostegno al regime di Zelensky e, possibilmente, lo sblocco delle forniture di armi finora congelate per il timore di un’escalation dello scontro con la Russia, come i missili a lungo raggio Taurus.
Gli interessi del capitalismo tedesco, precipitato in una crisi senza precedenti negli ultimi otto decenni, in primo luogo per via della perdita del gas e del mercato russo, guardano ad ogni modo a tutto il pianeta e in particolare alle aree più importanti dal punto di vista energetico e per lo sviluppo delle proprie esportazioni. La natura predatoria e guerrafondaia del governo Merz è confermata anche dal ribadito impegno per la difesa del più atroce dei crimini degli ultimi anni, il genocidio palestinese, e dell’entità responsabile, lo stato di Israele. Un sostegno che comporta un attacco diretto ai diritti democratici in Germania, con la criminalizzazione e l’equiparazione all’antisemitismo di qualsiasi critica contro il regime sionista.
L’altra faccia della medaglia di riamo e militarismo è un ulteriore attacco al welfare e il taglio della spesa sociale, ovvero il “consolidamento del bilancio”. Una direzione ben precisa quella tracciata dal nuovo governo, occultata a malapena dalle concessioni minime strappate dalla SPD, guidato più che opportunamente da un cancelliere con il passato nel mondo della finanza internazionale. La nuova maggioranza intende inoltre continuare a muoversi, sul fronte della guerra all’immigrazione, lungo le linee tracciate dall’estrema destra, avendo di fatto incorporato, come aveva già fatto in larga misura Scholz, le misure repressive del programma della AfD.
Resta da verificare se l’avvertimento recapitato al neo-cancelliere con il primo fallito voto di fiducia martedì sarà superato con il richiamo alla disciplina di tutte le componenti della maggioranza. Oppure se l’inciampo di Merz resterà un fattore in grado di complicare l’agenda di un governo che nasce già all’insegna del discredito e dell’impopolarità.