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Sullo sconfinamento dei droni russi in Polonia nelle prime ore di mercoledì non sono ancora emerse notizie chiare né prove certe, ma il governo di Varsavia e il resto della NATO non hanno come al solito esitato a lanciare una nuova ondata di attacchi e denunce contro Mosca per la presunta aggressione e il pericolo di escalation che essa comporterebbe. Questo atteggiamento di isteria a comando è in genere il primo segnale che si sta assistendo a un’operazione preparata a tavolino, ovvero a una “false flag”, con lo scopo sì di favorire un’escalation militare, ma da parte europea contro la Russia e con il coinvolgimento degli Stati Uniti. I fattori da considerare per fare luce sulla vicenda sono in ogni caso molteplici, ma una valutazione razionale degli elementi noti finora non supporta in nessun modo la versione delle autorità polacche e dei loro alleati.

In casi simili è fondamentale considerare il contesto e cioè ricordare che, almeno a partire dall’incontro di ferragosto tra Putin e Trump in Alaska, i paesi europei hanno moltiplicato gli sforzi per boicottare la diplomazia in relazione alla guerra in Ucraina, cercando al contempo di alzare il livello dello scontro con la Russia, in modo sia da giustificare il processo di riarmo nel vecchio continente sia da convincere Washington a fare un’inversione di rotta circa il dialogo con Mosca. Anche senza esprimere giudizi sulla ricostruzione dei fatti offerta dalla Polonia, una sola considerazione solleverebbe seri dubbi sulla buona fede dei membri del governo di questo paese e di quelli del resto dell’Europa. Ovvero che la violazione, per lo più non intenzionale, dei cieli dei paesi NATO da parte di droni impegnati in raid o altre operazioni in Ucraina si è registrata in decine di casi, ma mai prima di questa settimana era stata scatenata una campagna di propaganda come quella in corso.

Il sito Analisi Difesa ha ricostruito alcuni di questi episodi, ricordando ad esempio che la Romania ha assistito dall’inizio del conflitto a tredici casi in cui sono caduti droni o detriti russi sul proprio territorio “vicino ai porti ucraini presi di mira da Mosca”. A settembre 2024 un altro velivolo senza pilota russo aveva attraversato lo spazio aereo della Lettonia provenendo dalla Bielorussia, mentre lo scorso primo di agosto un drone “Gerbera” ha sorvolato la capitale lituana, Vilnius. La stessa Polonia aveva segnalato solo il 3 settembre scorso lo sconfinamento di due droni russi, subito rientrati in Ucraina, e, ancora, il 20 agosto era esploso un velivolo simile nei pressi di Osiny, nella parte orientale del paese.

Secondo quanto affermato da Varsavia, il livello di gravità dell’episodio più recente sarebbe di gran lunga maggiore dei precedenti, visto che i droni entrati in Polonia sarebbero stati 19 e, per la prima volta dal febbraio 2022, quattro di essi sono stati abbattuti dai caccia di questo paese. Va tuttavia precisato che il dato sul numero totale dei droni che hanno sconfinato non è supportato da evidenze, ma è stato soltanto diffuso dai comunicati del governo polacco. Inoltre, non ci sono prove che sia stato necessario abbattere i quattro droni per evitare attacchi contro siti militari o di altro genere. Se i droni erano realmente 19, i 15 sfuggiti agli F-16 e agli F-35 polacchi avrebbero potuto completare la loro presunta missione, ma non sembra invece che abbiano causato danni. Il fatto poi che la contraerea polacca non sia intervenuta conferma che i droni abbattuti invece dai caccia non si sono avvicinati a obiettivi sensibili. Facendo un passo indietro, Varsavia non ha potuto dimostrare finora in maniera definitiva nemmeno che i droni in questione erano russi.

Il Cremlino ha da parte sua smentito il governo polacco, con il quale si è detto disponibile a tenere consultazioni per chiarire l’accaduto. Mosca ha spiegato di avere ordinato operazioni contro installazioni militari in Ucraina occidentale nella notte tra martedì e mercoledì, ma i droni che Varsavia sostiene avrebbero sconfinato hanno un raggio non superiore ai 700 chilometri, così da escludere che siano arrivati fino al di là del confine polacco. Se si fosse trattato realmente dell’atto di aggressione di cui ha parlato il ministero della Difesa polacco, tale da invocare, come ha fatto il premier Tusk, l’articolo IV del trattato NATO, è evidente che la Russia non lo avrebbe fatto con 4 o 19 droni, con tutta probabilità non armati. Oltre tre anni e mezzo di guerra hanno infatti dimostrato che Mosca dispone di mezzi militari decisamente più efficaci allo scopo.

Di particolare rilievo, per fare chiarezza sui fatti, sembra essere anche la posizione della Bielorussia, paese che, è bene ricordarlo, è un fedelissimo alleato della Russia. In una dichiarazione confermata dalle stesse autorità polacche, il capo di Stato Maggiore delle forze armate bielorusse, generale Pavel Muraveiko, ha spiegato di avere notificato a Varsavia l’avvicinamento di droni non identificati dal territorio ucraino nella notte tra martedì e mercoledì. Secondo il generale, si trattava di un caso comune che avviene quando questi velivoli non seguono più la loro traiettoria iniziale a causa dell’impatto con strumenti elettronici. Le forze di difesa bielorusse avrebbero anch’esse abbattuto alcuni di questi droni entrati mercoledì nel loro spazio aereo.

Quindi, secondo la logica di Polonia e alleati, la Russia sferra un attacco con decine di droni contro un paese NATO, ma il suo alleato di ferro avverte il paese bersaglio che nel suo spazio aereo stanno arrivando questi velivoli, così che possa prendere le contromisure necessarie e abbatterli. Anzi, lo stesso alleato dell’aggressore impiega risorse per distruggere alcuni dei mezzi lanciati contro il nemico. Piuttosto, la tesi del generale Muraveiko sembra essere la più credibile, cioè che i droni – non necessariamente russi – siano finiti fuori rotta dopo essere stati “disturbati” da appositi strumenti elettronici durante l’operazione russa in Ucraina. Come già spiegato, i precedenti sono in questo caso numerosi.

Da considerare è anche il ruolo del regime di Zelensky. Il leader ucraino di fatto ha colto la palla al balzo per alimentare i sentimenti anti-russi, evidenziando a suo dire le intenzioni di Mosca non solo di voler prolungare la guerra, ma di allargare addirittura i confini dello scontro verso l’Europa. In questa prospettiva, non può essere escluso che la “invasione” polacca dei droni sia stata un’iniziativa di Kiev, sempre per ingigantire la minaccia russa e ottenere più armi dalla NATO e un maggiore coinvolgimento nella guerra di Europa e Stati Uniti. Precisamente a questo scopo venne sfruttato il lancio, forse per sbaglio, di un missile del sistema difensivo ucraino in Polonia nel novembre 2022. Zelensky aveva allora cercato di attribuirne la responsabilità alla Russia per fare scattare la regola della difesa collettiva prevista dall’articolo V dello statuto del Patto Atlantico.

Le reazioni in apparenza irrazionali dei paesi NATO non possono far dimenticare infine le motivazioni alla base dei fatti. Scrive ancora Analisi Difesa: “In Europa la vicenda viene utilizzata per chiedere agli Stati Uniti maggiori sanzioni contro Mosca e come dimostrazione della volontà russa di ampliare il conflitto”. Non è però chiara la ragione per cui Mosca voglia ampliare il conflitto, visto che i suoi obiettivi non hanno nulla a che vedere con l’invasione dell’Europa o fantasie simili, né sembra utile in questo frangente sollecitare vicini occidentali disperatamente alla ricerca di una scusa per scatenare un’escalation. È quindi se mai l’Europa che vuole ampliare il conflitto e l’invenzione dell’attacco russo con i droni in Polonia serve appunto a questo scopo.

I governi europei stanno ad ogni modo facendo a gara a chi si dimostra più guerrafondaio nonostante la vicenda resti per molti versi oscura. Nessun leader NATO ha fatto un minimo cenno alla necessità di abbassare i toni e dare una chance alla diplomazia con la Russia, visto che, secondo la loro versione, i fatti di mercoledì avvicinano una guerra su larga scala, le cui conseguenze sarebbero a dir poco rovinose. In questa direzione, e non in quella della de-escalation, va anche la richiesta della Polonia di convocare d’urgenza il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. La notizia l’ha data giovedì il ministro degli Esteri polacco Sikorski, il quale ha ribadito, senza nessuna prova né logica, che lo sconfinamento dei droni è stata un’aggressione deliberata contro il suo paese da parte della Russia.