Sulla spinosissima questione del gasdotto russo-tedesco Nord Stream 2, l’amministrazione Biden sembra avere alla fine deciso di privilegiare il consolidamento delle relazioni con Berlino rispetto all’attacco frontale contro gli interessi della Germania e all’escalation del confronto con Mosca. Questo è il senso della decisione del dipartimento di Stato USA di risparmiare dalle sanzioni l’ente che presiede alla costruzione dell’opera (Nord Stream 2 AG) e il suo amministratore delegato, rinunciando con ogni probabilità agli sforzi per impedire il completamento del gasdotto che dovrebbe raddoppiare le forniture di gas naturale dalla Russia alla Germania.

 

Quello che il capo della diplomazia di Washington, Anthony Blinken, ha inviato mercoledì al Congresso è un rapporto che non modifica in nulla le posizioni degli Stati Uniti sul Nord Stream 2. Allo stesso modo dell’amministrazione Trump, anche il governo di Biden considera il lavoro delle compagnie impegnate nella costruzione dell’infrastruttura nel Mar Baltico “sanzionabile”. Tuttavia, scrive il dipartimento di Stato, l’imposizione di misure punitive alla Nord Stream 2 AG e al suo numero uno, Matthias Warning, avrebbe “effetti negativi sui rapporti con la Germania, l’Unione Europea e altri partner e alleati” nel vecchio continente.

L’amministrazione Biden ha in sostanza fatto appello a questioni di “interesse nazionale” per esercitare la facoltà di astenersi dal sanzionare alcuni dei soggetti coinvolti nel progetto Nord Stream 2, come previsto da una legge specifica del Congresso dal nome orwelliano di “Protecting Europe’s Energy Security Act” (PEESA). Il dipartimento di Stato ha deciso comunque sanzioni per altre “entità”, tra cui quattro imbarcazioni russe impegnate nei lavori, che andranno ad aggiungersi a quelle già colpite nei mesi scorsi, provocando una frenata del processo di completamento del gasdotto.

Il Nord Stream 2 è ormai ultimato al 95% e, dopo non poche vicissitudini e avvicendamenti tra società incaricate dei lavori, senza un serio intervento degli Stati Uniti potrebbe essere completato entro l’estate. Sia Biden sia Blinken continuano a mostrarsi intenzionati a fermare i lavori del gasdotto, ma, dopo la decisione di questa settimana, non è chiaro quali potrebbero essere le modalità per farlo.

Fonti interne al governo USA hanno spiegato alla testata on-line Axios, dove martedì era stata pubblicata in anticipo la notizia della decisione, come la Casa Bianca ritenga che l’unico modo per impedire che il gasdotto diventi operativo sarebbe l’imposizione di sanzioni agli “utilizzatori finali del gas russo”. Così facendo, però, si sarebbe rischiata la “rottura delle relazioni con la Germania”, cosa che Biden non era disposto ad accettare.

Fin dall’inizio dei lavori, il Nord Stream 2 è stato bersaglio di fortissime critiche da parte degli Stati Uniti. L’opera dovrebbe raddoppiare il volume di gas naturale trasportato direttamente dalla Russia alla Germania attraverso il già esistente gasdotto Nord Stream 1. Le pressioni su Berlino sono progressivamente aumentate e, come già ricordato, una raffica di sanzioni ha colpito svariate compagnie appaltatrici dei lavori. Le fasi finali delle operazioni si sono così dilatate in parallelo all’intensificarsi della retorica anti-russa.

Il nuovo gasdotto ha un rilievo non solo energetico, ma anche di natura strategica. In linea generale, da Washington si teme che il completamento dell’opera possa finire per rinsaldare i rapporti tra Mosca e Berlino, ovvero compromettere l’offensiva anti-russa promossa dagli Stati Uniti. Inoltre, c’è la preoccupazione che il Nord Stream 2 escluda l’Ucraina dalla rotta energetica est-ovest, privando Kiev di miliardi di dollari in royalties grazie al transito del gas sul proprio territorio. Nei calcoli americani c’è anche il tentativo di aprire il mercato europeo al gas estratto negli USA, che risulta però decisamente meno conveniente rispetto a quello fornito dalla Russia.

C’è qualche indicazione, in ogni caso, che la decisione di mercoledì del dipartimento di Stato americano possa non essere definitiva. L’amministrazione Biden ha tenuto a precisare che le pressioni sulla Germania continueranno, visto che la minaccia di sanzioni non è cancellata del tutto ma resta un’opzione percorribile. La sospensione delle misure punitive è stata probabilmente studiata per farla coincidere con il summit tra il segretario Blinken e il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, a margine del Consiglio Artico in corso in Islanda.

I toni sono stati relativamente cordiali, soprattutto se confrontati col livello delle relazioni bilaterali odierne, ed è possibile che la Casa Bianca abbia valutato l’opportunità di allentare momentaneamente le pressioni su Mosca per lasciare spazio al tentativo di dialogo su una serie di questioni che richiedono la collaborazione con la Russia, come l’accordo sul nucleare iraniano o il ritiro dall’Afghanistan.

In una prospettiva più ampia, le posizioni americane circa i rapporti con Mosca restano invece sostanzialmente invariate. Resta però il fatto che un’eventuale azione diretta a bloccare il completamento del Nord Stream 2 avrebbe messo in serio pericolo l’alleanza con la Germania, già incrinata durante la presidenza Trump, e spinto la classe dirigente di questo paese a guardare ancora di più verso oriente nell’avanzamento dei propri interessi economici e strategici.

Un’altra possibilità è che Washington confidi in un ritardo dei lavori grazie alle sanzioni parziali esistenti, nella speranza di un rimescolamento degli equilibri politici a Berlino dopo le elezioni federali di settembre. I Verdi sembrano potere insidiare i cristiano-democratici e un governo guidato da questo partito potrebbe assumere una posizione più dura nei confronti della Russia. La candidata verde alla cancelleria, Annalena Baerbock, ha infatti espresso più volte la propria contrarietà al raddoppio del gasdotto nel Mar Baltico. Nella politica e nel business tedesco ci sono in effetti divisioni sia sul Nord Stream 2 sia sulle priorità strategiche del loro paese e questa realtà ha contribuito in parte a esporre il progetto al tiro incrociato degli USA e degli ambienti europei anti-russi.

La scelta “prudente” di Biden sul Nord Stream 2 ha comunque scatenato accesissime polemiche a Washington. Al Congresso c’è un’ampia maggioranza bipartisan che promuove qualsiasi iniziativa russofoba e già mercoledì si sono sprecate le dichiarazioni isteriche di deputati e senatori per denunciare il presunto regalo fatto a Vladimir Putin. Qualcuno ha ricordato anche come Blinken, durante la sua audizione a inizio anno al Senato per la conferma dell’incarico di segretario di Stato, aveva promesso di fare tutto ciò che era nelle sue facoltà per impedire il completamento del Nord Stream 2.

Altri ancora hanno prospettato un futuro apocalittico per la Germania e l’Europa, costrette a “dipendere” dal gas russo e, presumibilmente, soggette ai diktat di Putin. Nessuno dei politici americani è stato invece sfiorato dall’idea che la costruzione del Nord Stream 2 risponda semplicemente agli interessi nazionali tedeschi e che la Germania, in quanto paese sovrano, abbia la completa facoltà di decidere in maniera autonoma sulle questioni di fondamentale importanza strategica, come è appunto quella della certezza delle forniture energetiche.

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