Stampa

di Fabrizio Casari

La testa della classifica resta quella che era. L’illusione napoletana del condominio con il Milan è durata poche ore. I rossoneri, infatti, vincono a Firenze, così come il Napoli aveva vinto poche ore prima a Bologna. Entrambi sono comunque sopra l’Inter che pure batte il Chievo a San Siro. E se la coda della classifica offre scenari inediti, per quanto riguarda la testa i sommovimenti sono quelli offerti dalle vittorie di Roma e Lazio, rispettivamente su Udinese e Parma. I biancoazzurri di Reja conquistano il quarto posto in solitaria. Succede quindi che in sei punti, quelli che dividono la Lazio dalla Juventus, si trova la pretendente al quarto posto, che regala il biglietto per l’Europa che conta.

Il Milan ha ragione di una Fiorentina priva di Mutu e con Gilardino impalpabile. Finisce 2 a 1 ma Mihaijlovic non può fare miracoli e se Montolivo cerca di fare quello che può, i viola fanno l'errore di non crederci a sufficienza. Nuova espulsione per Ibra, che prima rimedia un giallo e, pochi minuti dopo, un rosso diretto. In attesa che Galliani ordini la squalifica che preferisce, lo spento svedesone potrà pensare a quale scempiaggine é saltare tre o quattro turni quando ne mancano sei alla fine. La fortuna di Allegri é avere un Seedorf e un Thiago Silva in grande forma e un Pato devastante. E forse, ora, quella di non dover inventare un modulo che preveda l'obbligo della presenza di Ibra a danno di altri.

Al Napoli, pure privo di Cavani (ma Mascara, che l’ha sostituito, e segnato il primo dei due gol partenopei), è stato sufficiente un primo tempo quasi perfetto e, una volta tanto, Hamsik si è rivelato decisivo proprio quando ce n’era bisogno, segnando il rigore che ha chiuso la partita sul 2 a 0. Vince così la sua nona trasferta in scioltezza, non dando mai al Bologna l’illusione di poter riprendere la gara. Domenica prossima avrà come avversario l’Udinese, la quale dovrà ad ogni costo vincere se vorrà alimentare di nuovo i sogni di Champions di Pozzo. Il San Paolo sarà completamente esaurito, perché il pubblico, in certe occasioni, può davvero essere il dodicesimo uomo in campo.

Si attendeva poi il riscatto o il definitivo crollo dell’Inter dopo le due sconfitte patite in campionato e in Champions nell’arco di tre giorni. Due gol nella ripresa di Cambiasso e Maicon hanno siglato la vittoria, ma la squadra di Leonardo ha denunciato comunque una condizione fisica incerta sul piano della brillantezza e nell’organizzazione di gioco. L’allenatore brasiliano ha comunque reagito alle precedenti sconfitte cambiando l’assetto della squadra; ha riportato Cambiasso davanti alla difesa e ha rinforzato il centrocampo, soprattutto piazzando Zanetti sulla mediana destra e inserendo Nagatomo nel ruolo di laterale difensivo sinistro. Squadra più equilibrata e risultato utile sono causa ed effetto, qui come in Brasile.

Per inciso, se Milito si è divorato due gol (come in ogni partita in questa stagione) ed Eto’o è apparso defilato e scontato nelle sue giocate (è ormai triplicato da ogni squadra avversaria con due centrocampisti e un difensore), è stato proprio il terzino giapponese ad essere determinante. Il rientro di Lucio in difesa ha poi chiarito come mai nelle due partite precedenti la sua assenza aveva contato così tanto. Il ritorno in Germania per i quarti di Champions resta comunque un viaggio della speranza.

Il risultato più eclatante l’ha ottenuto la Roma ad Udine, sconfiggendo la squadra di Guidolin per due a uno con una doppietta di un Totti straordinario. Certo, all’Udinese mancavano Sanchez in attacco e Inler a centrocampo e la loro assenza, complice anche un Di Natale in precarie condizioni fisiche, ha messo a nudo i limiti dell’Udinese quando è priva dei sui uomini migliori. Non priva di polemiche sull’arbitraggio, la partita ha cambiato in parte la classifica delle due contendenti ai fini del piazzamento finale in zona Champions.

Vantaggio della Roma, poi raggiunta a tre minuti dalla fine dall’Udinese e poi nuovo e definitivo vantaggio dei giallorossi nei minuti di recupero. Che si trovano così a soli tre punti dai friuliani e con ancora sei partite per decidere chi, tra le due, potrà entrare definitivamente in zona Champions. Il capitano della Roma, con un gol su rigore e uno su azione, riporta sulla pista di decollo l’aereoplanino di Montella e permette un po’ di respiro anche ai neo acquirenti americani.

Prosegue intanto la risalita della Juventus, che soffre ma vince tre a due dopo esser stata sotto per due a uno. Matri e poi Toni trasformano la partita: per la prima volta sembra acquisire senso gli acquisti di Gennaio e i bianconeri, sempre stretti tra il futuro che non arriva e il passato che non passa, si riavvicinano alla zona Champions, che dovrebbe essere il minimo del presente.

In zona retrocessione si trovano Sampdoria, Parma, Cesena e Brescia, con la Samp che normalmente non la si rintraccia così in basso nella classifica. Garrone dovrà inventare qualcosa riguardo la panchina, perché quando si falliscono occasioni e partite come quella con il Lecce è segno che la squadra non ha più la lucidità necessaria. Pareggiano anche Bari e Catania, con quest’ultima che ha buona ragione a recriminare per i due punti persi.

Per la Sampdoria e per il Parma si fa dura: non é servito a molto il cambio nella guida tecnica, Marino non è un’incompetente e Colomba non è un fenomeno. Nemmeno il prestito di Amauri sembra aver dotato il Parma di una capacità offensiva in grado di finalizzare il suo gioco e ora la serie B diventa un possibilissimo incubo.

Pareggiano il Cesena e il Brescia. I romagnoli riprendono la partita in mano nei minuti di recupero, dopo che il Palermo si era portato in vantaggio di due gol. Brescia e Cagliari pareggiano alla fine di una partita a dir poco tesissima: la posta in gioco era importante e un punto ciascuno non risolve niente a nessuno. Anche qui, il ritorno di Delio Rossi sulla panchina non ha cambiato di molto il risultato della squadra di Zamparini il chiacchierone.

Il Lecce vede invece avvicinarsi la salvezza andando a vincere a Marassi contro la Sampdoria, che quasi sicuramente darò l’addio a Cavasin, che così avrà cumulato due licenziamenti in un solo anno: Lecce e Samp. La partita è stata più che vivace, con tre rigori recriminati nei primi cinque minuti di gioco. Il resto della gara è stato combattutto senza risparmio di calci, gomitate ed entratacce oltre ogni limite di regolamento, ma Tagliavento - inflessibile contro chi decide di punire - nella circostanza ha scelto di darsi all’ecumenismo. Evidentemente non c’erano indicazioni precise dall’ineffabile vertice arbitrale nostrano.