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di Fabrizio Casari

Sarà dunque Gasperini il nuovo allenatore dell’Inter. Che fosse in testa alla lista dei papabili italiani era evidente da diversi giorni a tutti, salvo che ad un quotidiano sportivo che continuava ad indicare in Mihajilovic il prescelto. In effetti, quella di Gasperini potrà anche sembrare una scelta di ripiego, ma invece così non è. In primo luogo é una scelta logica: ottimo allenatore, libero da vincoli, capace di far giocare bene le sue squadre, ha già allenato con successo Milito, Thiago Motta, Ranocchia e Karjia, che ora ritroverà in nerazzurro. Uno per ogni reparto, così da trovare trasmettitori utili al resto della squadra sugli schemi che intende applicare.

Oltre a ciò, a far salire le quotazioni dell’ex allenatore del Genoa sono state le referenze ottime offerte da Mourinho, che lo considera l’unico allenatore capace di metterlo in difficoltà in Italia. Infine, Gasperini è un allenatore cui si può proporre un contratto di un anno e, dunque, la funzione di traghettatore in attesa del ritorno per il prossimo anno del vincente in assoluto che ha lasciato sanguinanti i cuori nerazzurri.

La stampa sportiva si è dilettata nelle scorse settimane con ironia e paradossi contro Moratti, che avrebbe incassato rifiuti ripetuti. Ma gli insulti al presidente dell’Inter sono parte del circo Barnum delle vedove di Moggi parcheggiati nelle radio private, ormai unico luogo oltre ai bar sotto casa dove qualcuno li ascolta. In realtà le cose non stanno proprio così. Moratti ha sempre chiesto un contratto breve e, nella logica del fair-play finanziario, non particolarmente oneroso; ma, soprattutto, non ha offerto campagne acquisti clamorose, proprio per lo stesso motivo. Ritiene, infatti, che un progressivo svecchiamento della squadra debba anche accompagnarsi ad una compressione dei costi potendo contare, comunque, su un’intelaiatura di squadra che in questi ultimi anni ha vinto tutto quello che era possibile vincere. Però in serata ha già annunciato due colpi: l’acquisto del brasiliano Jonathan, terzino destro del Santos e di Viviano, il portiere azzurro, dal Bologna.

Moratti è stato costretto a muoversi in una direzione molto diversa da quella cui pensava. Invece di ragionare su cessioni e acquisti di calciatori, si è trovato all’improvviso a dover congelare il tutto per dedicarsi alla guida tecnica della squadra. L’abbandono di Leonardo, per il quale Moratti aveva immaginato un anno ancora da allenatore e poi un ruolo importante nella società, ha spiazzato il presidente.

E’ possibile che il brasiliano avesse compreso questo ed è possibile anche che l’offerta milionaria del PSG abbia ispirato, da sola, l’inversione a “U” del giovane allenatore. Ma il fatto è che l’uscita di Leonardo dal progetto tecnico dell’Inter ha obbligato la società a riconsiderare alla svelta tutto il cammino da fare, in primo luogo rimettersi a caccia di un tecnico di valore ed affidabile ma senza pretese particolari.

I rifiuti non ci sono stati, giacchè i sondaggi non sono mai divenuti offerte concrete. Bielsa aveva già un accordo con l’entrante nuovo presidente dell’Atletico Bilbao e Capello, come Spalletti e Hiddink, hanno contratti che non potevano essere rescissi con le rispettive società. Quanto a Villa Boas, l’unico cui Moratti avrebbe potuto offrire un percorso diverso, la clausola rescissoria e l’intenzione di accasarsi al Chelsea, ha reso impossibile il concretizzarsi dell’ipotesi.

E bene ha fatto il Presidente dell’Inter a non accedere alle pretese del Porto: pagare 15 milioni di Euro per un campione è lecito, ma per un allenatore che peraltro ha vinto un solo anno ed in un campionato molto, molto particolare, come quello portoghese, sarebbe stato un insulto all’intelligenza. Quanto a Capello, Moratti ha avuto fortuna: se la federazione inglese avesse dato il via libera, i tifosi nerazzurri non l’avrebbero certo accolto a braccia aperte, visti i suoi trascorsi e le sue - anche recenti - dichiarazioni.  Sarebbe stata una riedizione di Lippi.

La verità è che Moratti avrebbe consegnato un progetto ampio come quello del rinnovamento e del rilancio dell’Inter solo a due o tre allenatori al mondo: Mourinho, Guardiola o, forse, Capello. In assenza di possibilità di questo tipo, ha scelto il meglio che si potesse trovare sulla piazza italiana. E Mihajilovic, cui pure non difettano qualità, ha forse pagato una sua eccessiva “vicinanza” con Mancini, che negli anni in nerazzurro ha seminato, insieme alle vittorie, anche molti dissapori nello spogliatoio e questo può aver inciso non poco nella scelta finale.

In questo contesto Gasperini appare dunque la scelta migliore. Sa far giocare un ottimo calcio e appare decisamente un gradino sopra Mihaijlovic, pur ottimo allenatore. E’ più a suo agio in ambienti “caldi” di quanto non lo sia Delio Rossi e non è “segnato” da mille sconfitte come Ranieri, pure grandissimo professionista. Nello staff dovrebbe portare il suo vice storico Bruno Caneo e il tattico Luca Trucchi. Non varcheranno invece i cancelli della Pinetina il preparatore dei portieri Rampulla e il preparatore atletico Ventrone, quest’ultimo troppo legato alla Juventus del Dottor Agricola e a Lippi.

Che qualcuno si affretti ora a stabilire il coefficiente di difficoltà di Gasperini attiene alle banalità da bar dello sport. Ovvio che per l’allenatore di Grugliasco è la grande occasione ed altrettanto ovvio è che c’è una notevole differenza tra allenare Milanetto o Cambiasso. Naturale dunque che il cammino non sarà rose e fiori, ma se un allenatore ha fatto bene con giocatori di discreta qualità, perché non dovrebbe far bene con campioni?

Qualcuno per caso riteneva che Allegri avrebbe vinto il campionato prima che arrivassero Ibrahimovic, Boateng e Robinho? E lo avrebbe vinto se non fossero sopraggiunti Cassano e Van Bommel? Allegri ha dimostrato invece che i buoni allenatori italiani possono vincere esattamente come gli stranieri: la differenza nei risultati non deriva dall’esoticità del nome, ma dalla squadra che hanno a disposizione.

A questo proposito sarebbe bene appunto ricordare che Conte alla Juventus (come, prima di lui, Ferrara) o Luis Enrique alla Roma (che fino a un mese fa allenava nella serie B spagnola) vivranno esattamente le stesse difficoltà. Gasperini arriva forse a fari spenti, alla fine di una settimana di voci, trattative e accreditamenti diversi da parte di personaggi diversi. Ma l’idea che sarebbe stato scelto senza il pieno convincimento di Moratti sembra una solenne idiozia.

Le sue parole di stima verso il neotecnico nerazzurro, espresse prima ancora della comunicazione ufficiale apparsa sul sito dell’Inter, hanno voluto rappresentare un modo per “metterci la faccia” e sgombrare ogni voce incontrollata al riguardo. Ma, più che una dichiarazione, che potrebbe anche essere interpretata come un atto dovuto, a garantire che la scelta di Gasperini sia stata condivisa completamente da Moratti risiede nel fatto che solo chi non lo conosce può pensare che ingaggi qualcuno senza esserne convinto.

Quello che invece appare più significativo nelle parole del presidente interista, è l’aver speso parole generose su Leonardo: “Non è un traditore - ha detto Moratti - e vorrei che i tifosi lo capissero. Ha solo accettato una proposta che era difficilissimo rifiutare, ma fino all’ultimo momento è rimasto a disposizione dell’Inter”. Un modo giusto di ricordare a tutti la differenza di stile con chi, pochi giorni prima, è stato deferito proprio per gli insulti a Leo. Aver ricordato a tifosi e sportivi in generale il senso della misura e della realtà, è un buon modo di dare il via al nuovo campionato.