Stampa

di Fabrizio Casari

Con la vittoria sull’Atalanta, la Juventus è matematicamente campione d’inverno. Che non avrà il valore storico del “generale inverno” dei sovietici, ma è pur sempre il segno di una leadership sul campionato che, statisticamente, precede la vittoria finale nel torneo. Una leadership maturata senza strabiliare, date le statistiche non esaltanti (poche vittorie rispetto ai pareggi, pur in assenza di sconfitte) ma che, dato l’inizio disastroso di Roma e Inter e le incertezze del Milan soprattutto nella fase iniziale del torneo, permette una testa della classifica che appare difficile da scalzare. Il vantaggio di non dover disputare le coppe europee ed una indubbia qualità del lavoro di Conte, ha reso dunque il massimo profitto in termini di classifica alla compagine bianconera.

Il Milan batte il Novara e non perde terreno nei confronti della Juventus. Non lo perde nemmeno in termini di favori arbitrali, visto che se la Juve la scorsa settimana era stata graziata di due rigori, ieri l’arbitro De Marco ha sorvolato su un fallo di mani in area di Nocerino (che dà tra l’altro il via all’azione da gol dei rossoneri).

E’ il terzo favore arbitrale al Milan nell’arco di una settimana, visto che il gol annullato di Thiago Motta nel derby era regolarissimo e quello di Pato che ha portato la squadra di Allegri ai quarti di finale della Coppa Italia era invece irregolare (fuorigioco). Solo la potenza di fuoco mediatica della squadra berlusconiana riesce a zittire gli ormai numerosi, scandalosi episodi arbitrali a favore dei Galliani boys. Quando ad Ibrahimovic si somma il pacco dono arbitrale (iniziato dalla Supercoppa e sembra non ancora finito) è chiaro che la posizione di classifica resta alta nonostante un gioco tutt’altro che spumeggiante.

Nel posticipo serale al Meazza l’Inter batte la Lazio e Ranieri supera il record di sei vittorie consecutive ottenuto quando sedeva sulla panchina della Roma. Una vittoria resa possibile dal carattere dei nerazzurri, che pur disputando una delle partite più brutte del suo campionato, hanno portato a casa un risultato fondamentale piazzandosi al terzo posto in classifica, scavalcando proprio la Lazio. Un fuorigioco, pur se di una manciata di centimetri, ha permesso a Pazzini di ribaltare il risultato e un fallo di mano di Lucio in area è stato considerato da Rizzoli il risultato di una spinta ripetuta di Klose sul centrale brasiliano dell’Inter.

Ma c’è anche da dire che aver giocato in undici, per la Lazio, è stato possibile grazie alla generosità dello stesso Rizzoli che ha graziato Dias per uno schiaffo a palla lontana rifilato a Pazzini e che avrebbe meritato il rosso invece che il giallo. La Lazio (con un superbo Ledesma ed un’inutile Hernanes) ha aggredito l’Inter ma non ha saputo capitalizzare la superiorità tattica; ha comunque giocato un’ottima partita grazie alla rinuncia a giocare degli interisti che hanno tirato in porta quattro volte segnando due gol.

Giocare bene e non saper chiudere una partita in vantaggio e recuperare una partita giocata sottotono è la differenza tra una grande squadra e una che deve ancora diventarlo. Detto ciò, l'Inter ha definitivamente capito l'importanza di un giocatore come Thiago Motta nell'assetto del centrocampo, nella capacità di filtrare e verticalizzare e nelle geometrie del gioco. Parigi non vale una messa in crisi.

E a proposito di gioco di qualità, l’Udinese (che ha smesso da un po’ di praticarlo) non perde comunque il terzo posto, avendo ragione, con un gol per tempo, di un Catania sciupone. Quella dell’incapacità di concretizzare le azioni da gol sembra ormai essere un’abitudine da parte del Catania, che può voler indicare come la mano di Montella si vede nella creazione del gioco e quella della società - che non spende sul mercato - mandi a benedire il lavoro fatto dotando la squadra di elementi poco adatti alla serie A. Ma la squadra di Guidolin ha fatto bene il suo e quando si gode della presenza di un giocatore come Di Natale, che sigla un gol d’autore con una mezza rovesciata volante, ci si può anche permettere il lusso di tirare il fiato senza perdere posizioni.

Il Napoli, che sembrava ripartito alla grande, sbatte contro il Siena e conferma come tra il giocare in casa e in trasferta la squadra di Mazzarri trovi una grande differenza. Stavolta è Pandev (rinato all'ombra del Vesuvio) permettergli di pareggiare, dopo che Cavani aveva fallito un rigore; ma il Napoli ha davvero bisogno di ritrovare una linea di coerenza nelle sue prestazioni. Vincendo (e non sempre) in casa e non riuscendo a vincere (quasi mai) in trasferta, diventa impossibile coltivare sogni di zona Champions.

E visto che si accenna ai sogni, il fine settimana calcistico non può evitare il dovuto omaggio a Francesco Totti, che segnando il suo gol numero 211, segna il record del giocatore con il maggior numero di gol siglati con la stessa maglia. Un record strameritato per un giocatore che, discutibile per gli atteggiamenti, è però indubbiamente il maggior talento calcistico nazionale degli ultimi vent’anni. La Roma, che nell’anticipo di sabato ha asfaltato il Cesena, ha trovato una posizione per Totti decisamente migliore di quella prevista da Luis Enrique a inizio stagione; sembra ora aver riscoperto il gusto della vittoria e, dovesse confermarsi nelle prossime tre partite, potrà riportarsi su posizioni più consone alla tradizione calcistica giallorossa degli ultimi anni.

Per la serie “a volte ritornano”, si registra la rotonda vittoria del Palermo sul Genoa, che ne becca cinque e conferma di avere un assetto difensivo tipico dello schema a groviera. Preziosi, che ormai di regalo in regalo sembra operare come vice di Raiola in favore del Milan, farebbe bene a rilasciare meno interviste e a cercare di acquistare qualche difensore all’altezza della serie A. Invece di far contento Galliani sarebbe il caso provasse a far contenti i suoi tifosi.

E se tra Lecce e Chievo il pareggio viene reso incandescente da una rissa generale a fine partita, tra Cagliari e Fiorentina è pareggio di punti e sbadigli. L’unica particolarità è stato il ritardo nel calcio d’inizio, dovuto alla sacrosanta protesta dei lavoratori Alcoa di Portovesme, che si trovano sulla strada grazie alla fuga dei padroni americani. Ma se lo spettacolo deve continuare, come si usa dire, allora tanto valeva continuare ad assistere alla protesta operaia, decisamente più interessante della partita.

Anche qui, davvero difficile da comprendere l’atteggiamento della famiglia Della Valle, che dopo aver ceduto Mutu, Frey e Gilardino ed aver fatto a meno di Mijahilovic, si appresta ora a cedere anche Montolivo e Vargas, salvo poi chiedere ai tifosi di non imbestialirsi. Delio Rossi sarà anche un buon allenatore (pur se molto sopravvalutato) ma se gli dai in mano gli avanzi di una squadra di mezza classifica, con un solo campione, sarà difficile che possa combinare molto. Ha preso il patentino di allenatore a Coverciano, non a Lourdes.