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di Fabrizio Casari

Una Roma arrembante ha sconfitto, con pieno merito, un’Inter che non è mai scesa in campo. Senza nessuna idea che non sia quella di chiudersi, senza nessun giocatore capace di saltare l’uomo e nessuno capace di smarcarsi, la squadra di Ranieri passeggia sul campo dove gli avversari corrono. Lenta e impacciata la difesa, molle il centrocampo, nessun lavoro sulle fasce, i nerazzurri non giocano; controllano il gioco altrui e provano la giocata con Milito, tutto qui.

Lo schema Ranieri è questo: nove dietro la linea della palla e poi vediamo. Ranieri, poi, ci aggiunge del suo: come lo scorso turno con Snejider, stavolta sostituisce una punta (Pazzini) con un centrocampista (Poli) quando perde due a zero. Tanti mediani tutti insieme non si erano mai visti in una squadra di calcio che vuole vincere. Difficile da definire una scelta logica. Certo che se Snejider e Alvarez sono out, Motta è andato a Parigi e Coutinho all’Espanyol, non si capisce chi dovrebbe inventare calcio. Per l’allenatore dell’Inter, l’Olimpico, dove non riuscì a vincere, è ancora una volta un campo fatale, visto che proprio ieri ha perso le ultime cianches di allenare i nerazzurri il prossimo anno.

La Roma, dal canto suo, ha giocato come sempre: molto possesso palla e buon movimento, grande corsa e personalità nel controllo della gara, dunque vittoria strameritata. Una Roma straordinaria, certo, ma il punteggio ottenuto è forse più demerito dell’Inter che merito dei giallorossi, che quando sono aggrediti, come a Cagliari, ne prendono quattro, ma se sono lasciati liberi di giocare possono farne 4 davvero a chiunque. Nelle ultime due partite la Roma aveva collezionato solo un punto, ma il problema principale sembra essere una carenza di autostima, che invece dovrebbe essere copiosa, sia per qualità dell’organico che per gioco. L’identità della squadra di Luis Enrique è chiara, gli allenatori avversari dovrebbero sapere come affrontarla, ma certo non lo sa Ranieri.

La Lazio perde a Genova, continuando così la sua serie a fisarmonica; una bella vittoria si alterna ad una brutta sconfitta. Ma poco male per la classifica, perché complice il disastro dell’Inter mantiene la distanza di sicurezza dai nerazzurri e anche perché contemporaneamente arriva la sconfitta dell’Udinese ad opera della Fiorentina

Pareggio a reti bianche per la Juventus che ospitava il Siena e per il Milan, fermato in casa dal Napoli. Il duello tra le due per la vetta continua, giacché tutte le inseguitrici perdono e, dunque, il punto ottenuto è comunque pesante ai fini della classifica finale. Il Milan delude, come ormai da un paio di partite in qua. Manca di aggressività e corsa e non utilizza le fasce, mentre Robinho continua a divorarsi gol già fatti. Una squadra nervosa, quella di Allegri, che sembra risentire della partenza di Pirlo almeno quanto il giocatore bresciano giova alla Juve.

Quella di ieri è stata una partita noiosa, nemmeno lontana parente di quelle disputate lo scorso anno tra le due formazioni. C’è da attendersi che l’espulsione di Ibrahimovic darà luogo a polemiche circa l’entità della squalifica; nel caso il giudice sportivo dovesse decidere di avere la mano appena pesante, lo svedese salterà lo scontro diretto con la Juventus, tra due turni. E il Milan, senza Ibra, è davvero poca cosa. Potrebbe essere l’occasione giusta per la squadra di Conte di allungare decisamente.

A patto però che ritrovi la capacità di aggirare le squadre ben messe in campo. Ieri il Siena di Sannino si è disposto in modo praticamente perfetto e la vecchia signora non ha trovato spazi e seppure alla Juventus è stato negato un rigore, il protagonista decisivo del pareggio è stato il portiere del Siena, Pegolo, che ha sfoderato tre interventi decisivi. Forse l’innesto di Del Piero avrebbe potuto cambiare la partita, ma la vena scarsa di Marchisio, che tante partite aveva risolto nel girone d’andata, incide negativamente sulla capacità della Juventus di fare risultato.

Continua la risalita del Palermo, che ha battuto l’Atalanta. Il nome e cognome della recente vena dei rosanero è Fabrizio Miccoli, il piccolo folletto dai piedi straordinari che, quando è in forma, si prende la squadra sulle spalle; Mutti pare aver capito come Miccoli sia decisivo e, se infortuni o calo fisico non ci si mettono, il Palermo potrà terminare il campionato in una posizione decente.

Così come migliorerà la posizione in classifica della Fiorentina, che con una doppietta del suo fuoriclasse, Jovetic, piega l’Udinese, che si conferma fortissima in casa e molto meno in trasferta. La squadra di Guidolin ha giocato comunque un’ottima partita, ma a pochi minuti dalla fine è stata piegata da un gol di Torje. Le mura amiche sembrano voler aiutare la rinascita viola, dove finalmente la mano di Delio Rossi comincia a vedersi.

Il Parma fa il colpaccio contro il Chievo grazie ad un autogol di Luciano, l’ex-Eriberto. Pareggio tra Lecce e Bologna e tra Novara e Cagliari. Emiliani e sardi confermano di essere squadre a due volti: temibili in casa, addomesticabili in trasferta. Purtroppo per loro, i punti si segnano giocandole entrambe.