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di Fabrizio Casari

Fermatosi un turno per la morte del povero Morosini, il campionato di calcio non riprende certo nel migliore dei modi. Tra Genoa e Siena, a Marassi, lo spettacolo in campo non corrisponde a quello sulle tribune. Petardi, fumogeni, urla, minacce d'invasione di campo. La squadra di casa sotto di quattro gol in campo e la sua tifoseria scalmanata sugli spalti. Nel campionato italiano succede anche questo. Addirittura la richiesta dei tifosi era quella di far togliere le maglie ai giocatori, ritenuti "indegni".

Paradosso italiota, che offre persone indegne che accusano d'indegnità. Fortunatamente, in un gesto d'orgoglio, se dapprima i giocatori avevano ceduto alla pazza richiesta, successivamente hanno deciso di rimettersi le maglie e riscendere in campo. Una partita sospesa e poi ripresa, con la formula classica del voler evitare "guai peggiori" e la curva degli ultras che decide di proseguire lo spettacolo girando la schiena ai propri beniamini. Che già avevano dimostrato di non reggere il campo, figuriamoci dopo quanto successo come avranno retto lo spogliatoio. Il risultato, francamente, sembra la cosa meno penosa per il Genoa di ieri.

Le polemiche, come su qualunque cosa, non sono mancate. Preziosi, specialista in furberie non sempre legittime, accusa le forze dell'ordine di non intervenire con durezza: voleva un massacro in curva? Cariche e lacrimogeni addosso a tutti? Semmai dovrebbe pensare a come funziona la security del Genoa invece che invocare le maniere forti. Anche perché, maliziosamente, c'é da sospettare che se la polizia fosse intervenuta con le maniere forti (ma non aveva né uomini né capacità per farlo), probabilmente lo stesso Preziosi l'avrebbe accusata di eccessiva durezza per ingraziarsi gli ultras. Ad ogni modo, sembra assurdo che una città devastata dalla crisi industriale, in un  paese dilaniato dalle politiche ultraliberiste, privato di diritti e di speranza e con l'indice della depressione economica unico a crescere, alcune decine o centinaia di squilibrati possano pensare che la loro vita e la loro libertà passino per le sorti di una squadra di calcio

Il calcio giocato ha messo in mostra una Juventus che ha letteralmente afaltato la Roma, come ampiamente prevedibile. Luis Enrique assembla una squadra scombinata, senza senso tattico e con uomini nel posto sbagliato e questo spiega la goleada bianconera. La partita non ha storia. Ma, punteggio a a parte, poco avrebbero potuto fare i giallorossi: troppa corsa, troppa qualità e troppo agonismo juventino per una squadra come la Roma che si specchia nella sua lentezza e si compiace di qualche giocata.

Una difesa come quella mostrata dai giallorossi racconta molto del “projecto”, che sarà bene rivedere in fretta, a cominciare dalla scelta di affidare la panchina a un professionista all'altezza della Roma. La Juventus, dal canto suo, corre veloce verso uno scudetto strameritato e la classifica dice chiaramente al Milan che i giochi sono pressoché fatti: dal possibile triplete in un mese la squadra di Allegri è passata al quasi certo nulla da segnalare.

Sul resto dei campi si segnalano exploit imprevisti e risultati ampiamente prevedibili, ma in generale non si è trattato di un turno di campionato all'insegna del bel gioco e i risultati giunti non alterano in profondità la situazione precedente. Il Milan è inciampato in un Bologna che l'ha messo in serie difficoltà e solo una magia di Ibrahimovic ha impedito il clamoroso rovescio. Il Bologna era ritenuto un ostacolo sormontabile per i rossoneri, ma si trattava di eccesso di simpatia per il Milan, giacché sia stando alle ultime prestazioni milaniste, sia al campionato dei rossoblù, almeno per quanto riguarda il girone di ritorno, tanto scontato il risultato non poteva essere.

E infatti non lo é stato e il pareggio milanista é arrivato verso la fine della partita. L'umore del club di Via Turati, ovviamente, non era dei migliori al termine della gara, anche perché con la Juventus impegnata nel posticipo contro la Roma, la possibilità di mettere pressione ai bianconeri era sfumata. Se non è una resa, poco ci manca. A meno tre, il discorso scudetto sembra chiuso.

Tra Fiorentina e Inter é andato in onda un pareggio abbastanza noioso, ad eccezione dell'intervento di Julio Cesar che ha parato un rigore che lui stesso, in uscita, aveva determinato. Rigore giusto, una volta tanto, fischiato da Valeri, che in due partite ne ha fischiati 4 contro l'Inter.

Per il resto la sfida é stata giocata da una Fiorentina che, ufficialmente, schierava una difesa a tre, ma in realtà difendeva la porta con otto uomini: tre centrali, due laterali e tre centrocampisti davanti alla difesa. Un catenaccio che solo Delio Rossi poteva cercare di vendere come difesa a tre. L'avessero fatto Mondonico o Mazzone si sarebbe chiamato così, lo fa Delio Rossi e lo si chiama in altro modo. Di contro, un'Inter come sempre con poca velocità e nessuna idea che non sia quella degli scambi stretti al limite e l'appoggio sulle fasce per poter innescare l'attacco.

Ma tutto talmente tanto a passo compassato che anche una squadra con la metà dei difensori di quellid ella Fiorentina di ieri avrebbe potuto controllare agevolmente. L'effetto Stramaccioni quindi é già svanito, anche perché il tecnico appare poco indipendente dalla società che, evidentemente, gli chiede di far giocare chi dovrà essere rivalutato in attesa delle cessioni nel mercato di Luglio e Agosto.

Ben altra squadra sarebbe stata senza l'inutile Forlan, lo scarso Alvarez e l'inesistente Snejider, dietro ai quali si muove nello spazio di venti metri lo spompato Cambiasso. Poli é costretto a fare legna per tutti e Obi e Guarin siedono in panchina. Eppure proprio della corsa di costoro e di Faraoni avrebbero bisogno i nerazzurri, ma é chiaro che né loro, né tanto meno i primavera migliori, troveranno mai spazio nell'Inter, almeno fino all'uscita matematica dalla zona Champions. Sky afferma di essere a conoscenza della scelta di Moratti per la panchina del prossimo anno e sembra sia Prandelli il tecnico dell'Inter futura. ma Sky non é sempre affidabilile nella sua rincorsa allo scoop. Vedremo.

La Lazio rischia il rovescio contro il Lecce, che dall'avvento di Cosmi ha tirato fuori attributi impensabili fino a prima. La squadra di Reja aveva l'occasione, giocando anche in casa, di mettere al sicuro la qualificazione al terzo posto ed accedere così alla Champions della prossima stagione, ma pur essendo andata in vantaggio con Matuzalem, per come si sono messe le cose é già tanto che abbia strappato un pareggio, pur se agguantato dal Lecce negli ultimi minuti. Occasione mancata anche perché il Napoli, senza esaltare, ha comunque battuto il Novara e dunque la lotta per il terzo posto risulta ancora aperta.

Pareggio tra Chievo e Udinese e Cesena e Palermo, mentre Catania e Parma sistemano rispettivamente le pratiche Atalanta e Cagliari. La squadra di Montella continua a giocare il calcio più godibile, a testimonianza di come un buon allenatore possa fare cose egregie anche avendo a disposizione giocatori di medio valore. Fa piacere per i tifosi del Catania, ma le ali dell'aereoplanino sbattono già per il prossimo decollo in vista di una nuova destinazione.