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di Silvia Mari

La domanda è arrivata in conferenza stampa alla vigilia della partita con la Croazia e Cassano, scivolando anche su qualche congiuntivo e su un incipit bizzarro tipo “se penso quello che dico”, ha dato fondo alle sue riflessioni sul tema dell’omosessualità nel mondo del calcio. Li chiama froci e non omosessuali, attingendo tutta l’ispirazione al linguaggio offensivo e insultante della strada. Prosegue con risatina da macho che la sa lunga e afferma “problemi loro”, augurandosi di non trovarseli in Nazionale. Mancava la battuta sul bagno e sulla saponetta per completare il corollario dei più osceni e volgari luoghi comuni.

Non ci aspettavamo certo un’argomentazione di rilievo da un uomo che sa giocare a pallone e non risulta sappia fare molto altro. Non proprio a dire il vero. Si era cimentato persino scrittore, narrando le sue gesta di amatore seriale. Ma se quel mostro letterario gli è stato perdonato dalla moglie Carolina problema non si pone.

Quel che Cassano sa bene è di essere un mito sportivo nazional-popolare, beniamino di moltissimi giovani tifosi e di avere un potere di comunicazione, nonostante le cose che dice e come le dice. Quando si è mediaticamente esposti la cautela dovrebbe essere la parola d’ordine, prima ancora di decidere di dire tutto quello che si pensa e magari di farlo con toni e modi non proprio di stile. Non è questione di sintassi, ma è rischio di condizionamento e di cattivo esempio.

Subito sono partite operazioni di biasimo e di dissociazione. Non a caso proprio Prandelli, ct della Nazionale, aveva non molto tempo fa espresso desiderio di apertura e non discriminazione nei riguardi dei calciatori omosessuali. Al calcio non fa differenza il gusto sessuale, come per niente altro e, a quanto pare, nemmeno troppo l’intelligenza e l’istruzione.

A chi lo difende con la tesi della sincerità e il valore dell’estemporaneità che tanto fa breccia nelle tv degli italiani modellate sullo spirito dei reality, andrebbe ricordato quale è il valore dello sport. Quella scuola di inclusione e rispetto, quella filosofia di lealtà e di spirito di squadra che in una battuta da bullo il mito del Milan ha buttato via.

E così al calcio nazionale, funestato dall’ombra della corruzione, mancava solo una definitiva caduta di stile per ricordarci quanto sia tutto troppo lontano dalla bellezza dello sport. Anche un calciatore di talento, un fuoriclasse vero che ancora una volta manca l’occasione di dimostrarsi un vero campione.