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di Fabrizio Casari

Dopo quindici partite a domandarsi quale squadra sarebbe l’anti-Juve, la risposta è finalmente arrivata: nessuna.  La Juventus infatti  conquista a suon di gol il titolo di campione d’inverno, liberandosi con un paio di strattoni dell’Atalanta e seminando il vuoto alle sue spalle, dove il Napoli nonostante goda di un paio di regali arbitrali (non è certo la prima volta negli ultimi due campionati) viene battuto in casa dal Bologna, mentre Inter e Roma fanno un passo indietro nel rating del campionato, causa sconfitte esterne con la Lazio e con il Chievo.

Per la Juventus, dunque, la domenica perfetta. La seconda sconfitta consecutiva per i partenopei sembra indicare una difficoltà che può diventare l’annuncio di una piccola fine-ciclo, intendendo con ciò la fiducia verso il Napoli plasmato da Mazzarri e De Laurentiis. Una buona squadra incapace però di fare il definitivo salto di qualità. Le partite di Inter e Roma, invece, si somigliano sotto diversi aspetti: tanto nella sfida all’Olimpico come a Verona, pur avendo giocato una partita abbondantemente al di sotto delle loro possibilità e capacità, gli sconfitti non meritavano di esserlo e le due partite sono state abbondantemente viziate dalle sviste arbitrali. Ovvio quindi che per entrambe le partite, le polemiche non sono certo mancate.

Ma se almeno l’arbitro di Verona poteva sbagliare nel nebbione che avvolgeva il campo, a Roma la visibilità era perfetta. Dunque non si capisce come Mazzoleni abbia ritenuto di non dover fischiare un rigore a favore dell’Inter al 92esimo, quando Ciani ha strattonato e poi atterrato platealmente con le mani Ranocchia in piena area di rigore della Lazio. Ci sono stati un paio di altri episodi discutibili da parte della terna arbitrale, come fermare Cassano e Milito soli davanti al portiere per un presunto fallo di Milito e di non sanzionare Pereira per un fallo al limite dell’area su Mauri; ma il rigore negato all’Inter, per dirla con le parole di Boban, dallo studio SKY, è “clamoroso”.

Vediamo dunque la retromarcia di quella che fino a sette giorni prima veniva di nuovo definita l’anti-Juve. La critica sembra dividersi tra chi evidenzia gli episodi sfavorevoli dovuti ad errori arbitrali e chi, invece, punta il dito sulla crisi di gioco dei nerazzurri; sono due letture corrette e compatibili, mentre una sola delle due risulterebbe parziale e non esaustiva. Per il primo aspetto va detto che con la Lazio l’Inter ha raggiunto il non invidiabile primato di cinque torti arbitrali nelle ultime sette partite, che tradotti in punti persi fanno esattamente quattro.

E’ una dose di sviste a sfavore e con una consecutività impressionante non solo per la sequenza ma anche per l’evidenza solare delle sviste che induce a pensieri poco inclini all’addebito al caso o alla sfortuna. Che la classe arbitrale italiana sia tra le più scarse è cosa nota e gli errori sono verso tutti e tutte le domeniche, ma certo che quando una “grande” viene pestata ripetutamente non si può certo parlare della cosiddetta “sudditanza psicologica” che determinerebbe gli errori. La sensazione è che questo campionato abbia delle gerarchie sia sul campo che nel palazzo che non debbono esser messe in discussione, con le buone o con le cattive. Arriverà il momento di entrare più specificatamente nel merito.

Ma questo non può e non deve tacere i limiti spaventosi nella costruzione del gioco evidenziati dall’Inter. Causa assenza di regista e problemi di equilibrio nello spogliatoio, l’Inter ha tre giocatori non in grado di sostenere atleticamente una partita di calcio (Zanetti, Cambiasso e Cassano). Se però Cassano è esonerato da compiti di corsa, non così può essere per i due argentini, che costringono la squadra a giocare con due uomini in meno a centrocampo.

Si parla molto di Stramaccioni che plasma la sua squadra sugli avversari e questo è vero, ma a volte sembra obbligato vista l’impossibilità d’imporre il proprio. Moratti dovrà decidere se proseguire con questa squadra e i risultati altalenanti o procedere velocemente a riempire i due-tre buchi che vanno riempiti.

Veder giocare l’Inter non fa certo bene agli occhi e francamente non si capisce come s’intenda raggiungere la zona Champions giocando da Inter mezz’ora a gara. La gestione bislacca del caso Snejider gli ha poi ulteriormente complicato la vita. Una squadra atleticamente stanca e senza alternative di livello nei ruoli chiave non sarò mai una minaccia per la Juventus.

Discorso in parte diverso per la Roma, che risente in maniera eccessiva degli errori di posizionamento in fase difensiva. Zeman si permette di lasciare in panchina De Rossi e forse la decisione andrebbe rivista, dal momento che il giocatore romano è in grado non solo di proteggere la sua difesa ma anche di dare ordine ad un centrocampo eccessivamente disposto all’attacco e poco capace di tenere gli equilibri e il posizionamento del reparto.

La serie di vittorie giallorosse si è quindi fermata e la prossima partita contro il Milan dirà se si è trattato di una serataccia o di una difficoltà strutturale nel garantire la continuità di prestazioni necessaria. Certo che il Milan non avrà sempre due autogol degli avversari a spianargli la strada e anche la ripresa denotata nelle ultime quattro partite non riesce a convincere più di tanto.

E' sembrata la Domenica dove vigeva la regola del quattro, come i gol che la Fiorentina ha assestato al Siena, il Milan al Pescara, il Parma al Cagliari. Ma i quattro presi dal Siena quasi sicuramente comporteranno l’uscita di scena di Cosmi. Il che è un vero peccato.