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di redazione

Un portiere serbo scalza la Roma dal primo posto. Si chiama Vlada Avramov, difende i pali del Cagliari, e lunedì sera all'olimpico para tutto il parabile. I giallorossi, dopo la sfilza di vittorie iniziale, per la terza volta consecutiva non vanno oltre il pareggio e per la prima volta dall'inizio del Campionato cedono la testa della classifica. Il controsorpasso non riesce: la Juventus è prima in solitaria, anche se solo di una lunghezza, a quota 34 punti.

Agli 11 di Garcia non si può rimproverare mancanza d'impegno. E' probabilmente il tipo di gioco a imporre di rallentare sul lungo periodo. Senza alcuna punta di ruolo, i romanisti hanno come armi principali il ritmo, la velocità e l'intensità del pressing. Il bomber che sbriglia da solo la matassa, con Totti infortunato, manca. La squadra attacca sempre in massa, ma, appena le gambe iniziano a girare più lentamente, l'efficacia dell'intero sistema di gioco cala vistosamente. La Roma però non molla, ci crede fino alla fine: praticamente metà della squadra arriva al tiro in porta, ma un po' di sfortuna (il palo clamoroso di Gervinho) e la serata di gloria di Abramov (parate da campione quelle su Strootman e Maicon) negano la rete al terzo miglior attacco del Campionato. Da parte sua, il Cagliari si difende con ordine e coraggio, rischiando anche in più occasioni di sbancare l'Olimpico. Ma alla fine è 0-0.

Al contrario della Roma, la Juve un bomber l'ha trovato. Domenica la nuova capolista supera 2-0 fuori casa il Livorno con una prestazione superlativa di Llorente. Lo spagnolo mette a segno il primo gol con una volé di piatto spettacolare, poi serve a Tevez l'assist per la rete della sicurezze, mettendo in mostra grandi capacità fisiche nella protezione della palla. Una qualità anomala per un attaccante inserito negli schemi di Conte, ma è indubbio che proprio il basco sia il giocatore più in forma della rosa juventina, capace di dare al reparto offensivo quella pesantezza che era mancata nelle ultime stagioni.

Subito dietro l'accoppiata di testa, inizia il valzer delle sorprese. La più clamorosa è senz'altro quella che si consuma al San Paolo, dove il Napoli si fa superare dal Parma. I gialloblù passano 1-0 con un bel gol di Cassano, preciso nel diagonale ma lasciato incredibilmente libero dalla difesa azzurra. Benitez deve sperare che i suoi avessero già la testa alla partita di Champions contro il Dortmund, perché la squadra vista in campo domenica sembra aver fatto molti passi indietro sul fronte del gioco, in particolare per quanto riguarda la tenuta a centrocampo: quando uno a turno fra Berhami e Inler non è in giornata, la diga si rompe e le occasioni per gli avversari fioccano.

La sconfitta dei partenopei dà all'Inter l'occasione di agganciare il terzo posto, ma i nerazzurri non la sfruttano, lasciandosi fermare sull'1-1 dal Bologna. Gli emiliani passano addirittura in vantaggio (segna Koné su azione di contropiede), poi i ragazzi di Mazzarri pareggiano con un diagonale deviato di Jonathan. Di lì in avanti le occasioni per l'Inter si sprecano, ma incredibilmente la palla non entra mai e alla fine la chance di raggiungere la zona Champions sfuma. Non un esordio da ricordare per il nuovo presidente indonesiano, Erick Thohir. 

Peggio dell'Inter la Fiorentina, che spreca la possibilità di scalare una posizione in classifica (e proprio a danno dei nerazzurri), rimanendo nella quinta casella a quota 24 punti. I Viola tornano sconfitti da Udine, non riuscendo a rimontare la rete messa a segno nel primo tempo Heurtaux. Un risultato davvero difficile da pronosticare, visto il buon momento di forma dei toscani e il periodo depressivo dei friulani, che invece si risollevano e arrivano a 16 punti. La Fiorentina deve fare i conti per la prima volta con i limiti della rosa: Rossi non può risolvere tutte le partite da solo, e a centrocampo Borja Valero non è più il geometra infallibile dell'anno scorso.    

Fuori dalla zona Europa, cade clamorosamente anche il Verona, superato all'ultimo secondo (e in casa) dai perfidi cugini del Chievo, che con questi tre punti prendono una boccata d'ossigeno e si portano a 9 punti: sempre ultimi in classifica, ma ora alla stessa altezza del Catania e a soli due punti dalla terzultima.

Perde invece l'occasione di uscire dalla zona retrocessione la Sampdoria, che subisce il pareggio della Lazio a pochi istanti dalla fine. I padroni di casa - evidentemente rinvigoriti dall'arrivo in panchina di Mihajlovic - ci mettono almeno il cuore, e nel secondo tempo - pur essendo in inferiorità numerica - vanno in vantaggio con un gol da paperissima di Soriano, abile a sfruttare la goffaggine in disimpegno della retroguardia biancoceleste. Gli uomini di Petkovic (che in tutto il 2013 hanno vinto una sola partita in trasferta) si salvano grazie a un'inusitata prodezza d'attaco di Cana, ruvido difensore centrale con assai sporadici raptus da bomber.     

Il pareggio della Lazio farebbe comodo al Milan, ma anche i rossoneri incappano nell'ennesimo stop stagionale. Succede tutto in 8 minuti: De Jong s'inventa assistman per un giorno e serve a Kaka un lancio perfetto per l'1-0. Poi l'ex di turno, il buon vecchio Gilardino, pareggia sparando sotto la traversa un rigore sacrosanto.

Il Milan (13 punti) si fa così scavalcare in classifica dal Torino, che strapazza 4-1 un Catania troppo brutto per essere vero. Stupisce invece in positivo il Sassuolo, che batte 2-0 in casa l'Atalanta e si porta a 13 punti, mettendosi dietro ben cinque squadre. Una vera e propria seconda vita per i neroverdi, che dopo le prime giornate sembravano destinati a una retrocessione senza appello, simile a quella del Pescara l'anno scorso.