Stampa

di redazione

Dopo una grande storia d'amore è difficile restare amici. Questa volta la notizia della domenica di calcio non arriva dal campo: a tenere banco, anche sui giornali stranieri, è il cosiddetto Tottigate. Lo storico capitano della Roma è stato cacciato dal ritiro di Trigoria e non è stato convocato per il posticipo contro il Palermo (cui ha assistito dalla tribuna, 5-0 facile per i suoi compagni).

La decisione è stata presa dall'allenatore Luciano Spalletti come punizione per un'intervista rilasciata da Totti alla Rai e mandata in onda durante 90esimo minuto. “Gestirmi meglio sarebbe un bene per tutti - ha detto la bandiera giallorossa ai microfoni della tv pubblica -, più che altro si tratta di avere un po' di rispetto, perché finire la carriera in questo modo è brutto”. E ancora, sull'incontro con Pallotta a marzo: “Io dirò la mia, lui la sua, sperando che tutti ne escano contenti. Mi aspetto correttezza, che mi dicano come stanno le cose e le loro intenzioni con me. A 40 anni devo smettere? A giugno deciderò. Spero di rimanere sempre nella Roma, è un mio sogno”.

La richiesta di rispetto al tecnico e i dubbi sulla correttezza della proprietà non sono piaciuti affatto ai vertici e non sembrano presagire un lieto fine. Del resto, dire addio a una bandiera non è mai semplice e gli esempi di separazioni tutt'altro che idilliache non mancano. A ben vedere, succede quasi sempre: Bergomi con l'Inter, Maldini con il Milan, Del Piero con la Juventus. Forse il saluto più sereno degli ultimi anni è stato quello dei nerazzurri a Zanetti, ma è stata un'eccezione.

Il caso Totti fa più rumore perché si consuma in una piazza più passionale e perché il diretto interessato non è tipo da incassare in silenzio se qualcosa non gli va a genio. Comunque vada la trattativa sul contratto, è da sperare che l'Olimpico possa salutare in pompa magna il suo capitano, come si conviene a una bandiera. Forse arriva in ritardo, quando ormai è troppo difficile da gestire, ma l'uscita di scena di Totti non può risolversi in un triste battibecco da ufficio del personale. 

Quanto al calcio giocato, dopo il sorprendente 0-0 di venerdì contro il Bologna con cui la Juventus ha interrotto la striscia di 15 vittorie consecutive - probabilmente distratta dall'imminente impegno di Champions contro il Bayern Monaco - questa sera il Napoli contro il Milan ha l'occasione di operare il contro-sorpasso in vetta.

Subito sotto la coppia di testa, la Fiorentina sale a 52 punti e consolida il terzo posto battendo 3-2 in trasferta l'Atalanta. I viola cambiano marcia nel secondo tempo dopo l'ingresso di Borja Valero e ritrovano Kalinic, che marca la sua prima rete del 2016. A segno anche Mati Fernandez e Tello. Inutili, per i bergamaschi, le reti di Conti e Pinilla.

Rimane a 4 punti dalla squadra di Sousa l'Inter, che sabato vince 3-1 contro la Sampdoria. Alla presenza in tribuna di Mourinho, l’Inter gioca una delle sue partite migliori e praticamente conferma il risultato anticipato dal Vate di Setubal poche ore prima della gara. Mourinho, per la prima volta tornato a vedere la sua ex squadra, si spertica in dichiarazioni di tifo e di passione per i nerazzurri e l’amore della curva interista per il tecnico con cui realizzò il Triplete scatena emozioni e il campo conferma la giornata positiva.

Tra nostalgia del passato e speranze per il futuro, i nerazzurri tornano al successo con le prime reti dei difensori in campionato sugli sviluppi di due calci d'angolo (D'Ambrosio e Miranda) e il sigillo finale di Icardi, che brucia sullo scatto l'ex compagno di squadra Ranocchia. I blucerchiati protestano per un rigore non assegnato sull'1-0, poi crollano e accorciano solo nel finale le distanze con Quagliarella.

Ritrova la vittoria anche il Sassuolo, che torna al successo dopo 7 giornate di digiuno superando 3-2 l'Empoli. Una doppietta di Defrel e il gol di Berardi ribaltano l’iniziale vantaggio ospite di Zielinski e consentono ai neroverdi di salire a 38 punti, staccando di una lunghezza la Lazio, che nella partita delle 18 non riesce ad andare oltre lo 0-0 sul campo del Frosinone. Pareggio a reti bianche anche fra Torino e Carpi.

Sempre nella parte destra della classifica, il Genoa arriva a 28 punti e scavalca di una lunghezza l'Udinese battendola 2-1 a Marassi. Il rigore di Cerci e la rete di Laxalt ribaltano il gol iniziale di Adnan. Al 90esimo Perin para un rigore a Di Natale.

In coda, il Verona rimane ultimo a 18 punti ma si toglie la soddisfazione di stravincere 3-1 il derby contro il Chievo. In gol tre senatori: Toni, Pazzini e Pellissier. Ma a chiudere la gara è una gran botta da fuori di Jonita.