Stampa

di redazione

L’unica buona notizia è che Leonardo Bonucci, diffidato, non è stato ammonito. Per il resto, non c’è davvero nulla da salvare nella terza partita in questi Europei dell’Italia, sconfitta meritatamente 1-0 dall’Irlanda. A decidere l’incontro è Brady, per distacco il migliore in campo, capace di beffare a pochi minuti dalla fine la line difensiva italiana incocciando di testa un cross dalla trequarti.

La Nazionale di Conte affronta gli avversari con nervosismo, senza personalità né una pallida idea di gioco. Come contro la Svezia, anche stavolta i nostri avversare riescono a soffocare la nostra organizzazione pressandoci alti e costringendoci a saltare sistematicamente il centrocampo con i lanci di Bonucci. Stavolta, però, a raccogliere il pallone in attacco ci sono Zaza e Immobile.

L’attaccante della Juve perlomeno riesce a fare qualche sponda, mentre quello del Torino manca ogni controllo e sbaglia perfino i movimenti, dimostrando di essere sostanzialmente inutile quando la squadra non riesce a giocare in contropiede. A un quarto d’ora dalla fine entra Insigne, e il confronto è impietoso: in pochi minuti un assist chirurgico e un’azione personale terminata con un palo a portiere battuto.

Quanto al centrocampo, Thiago Motta distribuisce qualche buona apertura, ma come al solito non corre ed è costantemente fuori dal gioco. Male anche Sturaro e Bernardeschi: dal primo ci si aspettava agonismo, dal secondo qualche bagliore di talento. Entrambi hanno deluso le aspettative, in preda a un’evidente confusione sul ruolo da svolgere e sulla zona di campo da coprire. Florenzi ha dimostrato maggiore impegno, ma anche il suo tasso d’imprecisione è stato molto più alto del solito.

A voler trovare delle giustificazioni, ce ne sarebbero tante. Gli azzurri hanno iniziato questa gara già certi del primo posto nel girone e sapendo che lunedì, agli ottavi, dovranno giocare contro la Spagna. Per questa ragione, la squadra messa in campo da Conte era diversa per otto 11esimi da quella scesa in campo contro la Svezia. Con un turn over del genere, è evidente che saltano tutte le idee, gli automatismi e gli schemi di gioco. Era però lecito aspettarsi perlomeno un atteggiamento migliore da parte di quei gregari che hanno avuto l’insperata opportunità di giocarsi una partita da titolari.

Ci sono poi altri due fattori da considerare: le condizioni ignobili del campo, responsabile di molti errori, e lo spirito indomito degli irlandesi. I nostri avversari hanno affrontato questa gara mettendo in campo tutto quello che avevano: 4-4-2 scolastico, furibonda aggressività celtica, palla lunga e pedalare. Dovevano vincere per passare agli ottavi e ce l’hanno fatta. Semplicemente commoventi.

A questo punto, cerchiamo di prendere questa partita per quello che è: un passo falso che non pregiudica niente. Come non eravamo favoriti dopo le prime due vittorie, non siamo già fuori dopo questa sconfitta. È vero, il cosmo non sembra favorevole agli 11 di Conte: il Belgio, arrivato dietro l’Italia, se la gioca agli ottavi contro l’Ungheria, mentre a noi toccano i campioni in carica.

La Spagna ha eliminato gli azzurri dalle ultime due edizioni degli Europei (l’ultima volta con un feroce 4-0 in finale) e anche quest’anno è superiore all’Italia. Rispetto al 2012, però, è meno brillante. Non partiamo battuti, ma se vogliamo avere una speranza dobbiamo recuperare lo spirito di squadra messo in campo contro il Belgio. Giocare con umiltà, determinazione e cuore. Chissà che la lezione irlandese, alla fine, non torni utile.