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Con merito, ma senza entusiasmare. Così la Francia ha vinto i campionati Mondiali di Russia 2018. La squadra di Deschamps si è aggiudicata il titolo pur non avendo uno squadrone. Per intenderci, nulla di paragonabile al Brasile del 94 o del 2002, alla Francia stessa del 98, all’Italia del 2006, alla Spagna del 2010 o alla Germania del 2014. Quelle erano squadra memorabili, questa no: ma stavolta la memorabilità non serviva.

 

Fra il record storico di autogol (una pioggia incredibile, anche perché rispetto al passato ora è più difficile che il gol venga negato all’attaccante) e l’esordio del Var (che ha sbrogliato un paio di situazioni  complesse, su tutte il rigore per la Francia in finale), i Mondiali di Russia 2018 saranno ricordati per la mancanza di corazzate.

 

 

Le squadre più belle da vedere erano senza dubbio Croazia e Belgio, guidate dai due centrocampisti più forti al mondo, Modric e Hazard. Ma alla fine a prevalere è stata la compattezza dei francesi, che - come sempre nello sport professionistico - hanno venduto biglietti e regalato titoli con gli attaccanti (Mbappè e Griezmann), ma alla fine hanno portato a casa la coppa grazie alla difesa, retta dai super-sottovalutati Umtiti e Varane, per distacco la coppia di centrali più forte del Mondiale.

 

In mezzo, una linea di centrocampo di alta qualità (Pogba, Matuidi, Kante), ma nulla di particolarmente esaltante. Questa squadra non vanta il talento di stelle come Romario, Zidane, Ronaldo, Pirlo o Iniesta. Il suo giocatore-simbolo è il 19enne Mbappè, che stupisce per la capacità di corsa palla al piede e probabilmente ha davanti a sé un futuro più che roseo, ma non è ancora paragonabile ai grandi campioni carismatici che negli ultimi 30 anni hanno portato per mano le loro nazionali alla conquista del titolo.

 

Se alla fine il Pallone d’oro quest’anno andrà al ragazzino francese, sarà un vero scandalo. Il talento di Modric e Hazard non può passare in secondo piano solo perché le loro nazionali non sono riuscite a vincere il Mondiale. E se queste due stelle si aggiungeranno al club delle icone a cui il Pallone d’Oro è stato negato (un circolo di cui fanno parte, fra gli altri, Pirlo, Iniesta, Xavi e Ibrahimovic) allora avremo l’ennesima prova del fatto che questo riconoscimento ormai è una boutade senza senso. 

 

Detto questo, i francesi devono ringraziare anche la buona sorte. Hanno incontrato un Uruguay senza Cavani, hanno battuto il Belgio di misura riuscendo a non prendere gol più per miracolo che per merito e hanno chiuso in vantaggio 2-1 il primo tempo della finale senza aver mai tirato in porta (un autogol e un rigore). Mentre la Croazia veniva da tre supplementari consecutivi, fra cui due incontri finiti ai rigori.

 

D’altra parte, la fortuna non è un demerito, ma qualcosa di necessario. A ben ricordare, ne avemmo anche noi in Germania, e tanta, soprattutto nelle partite mai ricordate fino in fondo dalle cronache contro Australia e Ucraina.

 

Nel 2006 i francesi finirono piangendo, poi hanno ricostruito sulle macerie e oggi se la godono. Forse è arrivato il tempo di mettersi al lavoro anche da queste parti. In fondo, 12 anni di Amarcord possono bastare.