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di Roberta Folatti


Della serie “tutto il mondo è paese”...

Quando un comico è in grado di fare discorsi più comprensibili e immediati di quelli dei politici “consumati”, rendendosi interprete di bisogni reali, vuol dire che il meccanismo della democrazia e della rappresentanza si è intoppato. La gente non si sente rappresentata, tra la politica e il mondo reale aumenta l’abisso. Se un comico riesce a esprimere lo scontento, l’esigenza di chiarezza, l’allergia agli atteggiamenti ipocriti, catturando la fiducia delle persone, vuol dire o che siamo in Italia e quel comico è Beppe Grillo o che siamo negli Stati Uniti ma dentro un film... L’uomo dell’anno è la storia di Tom Dobbs, mattatore di uno show in cui deride i potenti, trascinato dalle circostanze a candidarsi nientemeno che alla Casa Bianca. Ma la sua avventura presidenziale finisce per intrecciarsi con quella dell’azienda che ha vinto l’incarico per il voto elettronico nel paese: il cinismo dei dirigenti di questa società favorisce la sua roccambolesca elezione.

La prima parte del film di Barry Levinson ha un buon ritmo, regge l’incalzare degli eventi, inanella un discreto numero di battute godibili anche dal pubblico europeo. La storia dell’impiegata della società che si accorge dell’errore nel meccanismo di assegnazione dei voti e decide di dirlo direttamente al neopresidente, il quale per giunta si innamora di lei, è un po’ meno riuscita e diventa quasi imbarazzante verso la fine. La figura interpretata da Laura Linney, l’unica che sembra preoccuparsi della salvaguardia della democrazia americana, introduce una componente romantica che stona all’interno di un film partito con una notevole verve satirica.

Indovinata invece, e anzi a tratti irresistibile, l’interpretazione di Christopher Walken, tutt’altro che politically correct, eccessivo e cinico, che da manager di un comico di successo si ritrova a guidare le mosse del Presidente degli Stati Uniti. Insomma Barry Levinson, che con Robin Williams aveva già girato il convincente “Good morning Vietnam”, non riesce a decidersi tra satira velenosa e buonismo un po’ zuccheroso, così le ottime premesse vanno sfumando con il progredire della storia.

E’ comunque interessante notare come mali che tendiamo a giudicare tipicamente italiani – corruzione, pericolosi mix tra lobby affaristiche e politica, strapotere dei partiti – si ritrovino pari pari anche in America, contraddicendo quelli che fanno di quel paese una scuola inarrivabile di democrazia. Le battute al vetriolo di Dobbs-Williams stigmatizzano con efficacia i vizietti che sembrano appartenere ai politici di qualsiasi latitudine.

L’uomo dell’anno (Usa, 2006)
Regia: Barry Levinson
Sceneggiatura: Barry Levinson
Fotografia: Dick Pope
Montaggio: Blair Daily, Steven Weisberg
Cast: Robin Williams, Christopher Walken, Laura Linney
Distribuzione: Medusa