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di Roberta Folatti

Le multinazionali coi piedi d’argilla

Non è un procedimento nuovissimo, alludere, seminare indizi, risvegliare l’attenzione dello spettatore fino a che trama e personaggi non escono dalla nebbia iniziale. Il regista Tony Gilroy lavora per una buona mezz’opra sull’accumulo di dettagli e sulla definizione dei caratteri, squarciando lentamente il velo che circonda la storia. Michael Clayton, in concorso quest’anno alla Mostra del cinema di Venezia, è l’ultima “creatura” di quel gruppo di registi/attori/produttori che rappresenta un po’ l’intellighenzia di Hollywood, la parte più sensibile e impegnata che sa assumere posizioni impopolari se lo ritiene necessario. Parliamo di Steven Soderbergh, Sydney Pollack e prima di tutto di George Clooney, che unisce in modo irresistibile charme e spirito riflessivo, riuscendo a dire cose importanti – coraggiose – senza perdere un briciolo del suo potere seduttivo (anche dal punto di vista commerciale).

Diretto dall’esordiente Gilroy, che però può vantare un curriculum di grande prestigio come sceneggiatore, il film è un tantino farraginoso nella prima parte, ma la tensione accumulata trova poi uno sfogo brillante nel finale. Il montaggio serrato, la cura delle inquadrature, la presenza di attori di notevole bravura fanno di “Michael Clayton” una pellicola gradevole nonostante i difetti, che paradossalmente stanno per lo più nella sceneggiatura scritta dal superesperto Gilroy.

Protagonista del film il faccendiere di un prestigioso studio di avvocati, interpretato da un George Clooney dimesso, un po’ stropicciato, perso nei suoi guai esistenziali. A lui vengono affidati i compiti più ingrati, quelli da svolgere lontano dai riflettori e che solitamente hanno a che fare con clienti danarosi e con piccoli scandali da coprire. Michael in realtà aveva cominciato come pubblico ministero e ambirebbe ad andare ancora in aula, ma le sue difficoltà finanziarie lo costringono ad attenersi agli ordini. L’ultima patata bollente che gli passano riguarda l’improvviso deragliamento psicologico di uno dei soci fondatori dello studio, famoso per la sua tenacia e per l’abilità con cui segue le cause. Difendendo una grossa società di prodotti chimici accusata di aver messo in commercio un defoliante altamente cancerogeno, questo avvocato passa improvvisamente, e in modo clamoroso, dalla parte dell’accusa, in apparenza per un crollo depressivo, in realtà dopo essere entrato in possesso di un documento potenzialmente letale per l’azienda incriminata. Clayton viene incaricato di far rinsavire l’importante socio della Kenner, Bach & Ledeen, che tutti credono impazzito: perdere un cliente come la multinazionale di prodotti chimici sarebbe un autentico disastro economico.
L’omicidio del celebre legale, fatto passare per suicidio, metterà in moto una serie di avvenimenti che culmineranno nel finale a sorpresa (ma neanche poi tanto inaspettato visto in Clooney si intravedeva un fondo di onestà...).

Tra gli interpreti Tom Wilkinson, stimatissimo attore teatrale e televisivo inglese, e Tilda Swinton che dà corpo con efficacia ai tormenti di una donna in carriera, la cui sfrenata ambizione e la paura di perdere tutto portano a superare il limite estremo. Di questo personaggio il regista parla così: “Nutro un profondo affetto per Karen. Per quanto strano possa sembrare, ho trovato la maniera di immedesimarmi in lei in ogni singolo momento del film. Fa un lavoro pesante e difficile che però vuol dire tutto per lei. E sta per raggiungere la vetta quando viene coinvolta in una crisi senza precedenti. E a quel punto crolla. Crolla perchè si sente persa e perchè i ritmi sono diventati troppo veloci. Crolla perchè è divorata dall’ambizione e dalla paura...”

Superata la prima parte, non perfettamente riuscita, “Michael Clayton” recupera e si fa più coinvolgente, alcune scene – come quella dell’omicidio mascherato da suicidio – regalano una bella scarica d’adrenalina, sono girate molto bene. Il tentativo di coniugare impegno e suspense, tutto sommato, non lascia delusi.

Michael Clayton (Usa, 2007)
Regia: Tony Gilroy
Sceneggiatura: Tony Gilroy
Fotografia: Robert Elswit
Cast: George Clooney, Tom Wilkinson, Tilda Swinton, Sydney Pollack
Distribuzione: Medusa