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di Roberta Folatti

Dalle fogne alle stelle Michelin

Un film d’animazione ogni tanto, soprattutto se è opera della Pixar, fa davvero bene. Anche a noi grandi. Ratatouille lascia incantati per quanto è curato in ogni dettaglio e per la solidità della storia, che vuole essere anche una parodia di un certo mondo e di certe esagerazioni. Siamo a Parigi, all’interno di un rinomato ristorante, che da quando ha perso il suo prestigioso chef naviga in acque piuttosto agitate. A dare un’ulteriore scossa compare all’improvviso Remy, un personaggio dall’olfatto sublimamente sviluppato e con un talento per la cucina unico. Chi meglio di lui può far tornare il ristorante ai fasti del passato, quando ai fornelli c’era l’idolatrato Gusteau? C’è un piccolo problema però... Remy è un topo, un roditore di campagna che per una serie di eventi (sempre legati alla sua passione per la cucina) è stato costretto a lasciare gli ambienti conosciuti e la sua stessa famiglia per venire catapultato nelle fogne di Parigi, dalle quali è riemerso proprio in prossimità del ristorante Gusteau. Quando si dice il destino...

Già le premesse sono spassose, poi vedere un topo, cioè per noi umani il simbolo di tutto ciò che è sporco e antigienico, scorrazzare in una cucina e inventare raffinate miscele di ingredienti che lasciano estasiati i clienti del ristorante, fa un effetto davvero irresistibile. Remy in aggiunta ha un faccino tenerissimo, quelli della Pixar hanno saputo rendere lui e i suoi simili realistici e al tempo stesso buffamente fiabeschi. In certi momenti sono decisamente più repellenti gli umani, soprattutto dal punto di vista morale.

La scena in cui un’intera colonia di topi si impadronisce della cucina del ristorante e si mette ai fornelli è forse quella più divertente e surreale del film; il cinema d’animazione ha il potere di far accadere le cose più folli e di farle sembrare verosimili. Cosa che in “Ratatouille” avviene con meravigliosa naturalezza.

Ma eravamo rimasti al trasloco di Remy nella capitale francese. Il “nostro” ha la fortuna di incontrare l’imbranatissimo neoassunto del ristorante Gusteau, talmente insicuro e impacciato da dar retta ai consigli di un topo! L’inedito duo – Remy ai comandi nascosto sotto il cappello da cuoco, Linguini ad eseguire i suoi ordini “culinari” – funziona così bene da conquistare persino il più terribile dei critici gastronomici. Ma quando si verrà a sapere che la mente (e il naso) del successo del tremolante Linguini è un roditore, scatteranno razzismo e pregiudizi. Il topolino – come nelle migliori storie di fantasia che strizzano l’occhio alla realtà – rischierà di venir ricacciato da dove è venuto, perdendo l’opportunità di realizzare i suoi sogni.

Meno male che non tutti gli umani sono accecati dai luoghi comuni e dalla paura del diverso, cosicché il lieto fine arriverà a coronare le ambizioni di Remy. Oltre alla storia, di per sé molto carina, “Ratatouille” lancia delle simpatiche stoccate al mondo dell’alta cucina, alla tendenza a speculare che caratterizza molti addetti ai lavori, all’emarginazione delle donne, lasciate sempre in posizioni di contorno. La figura del temutissimo critico che molla gli “ormeggi” psicologici di fronte a un piatto semplice che gli ricorda la sua infanzia, è un inno alle potenzialità emotive del cibo. Decisamente un bel messaggio.

Ratatouille (Usa, 2007)
Regia: Brad Bird, Jan Pinkava
Produzione: Pixar Animation Studios, Walt Disney Pictures
Cast (voci): Patton Oswalt, Brian Dennehy, Janeane Garofalo, Brad Garrett, Ian Holm, Ashley O'Connor, Adam Scott
Distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures Italia