Stampa
di Roberta Folatti

La forza del rock

Premessa indispensabile: non sono mai stata una fan sfegatata dei Rolling Stones. Trovavo affascinanti i componenti della band, più per le loro storie di eccessi e trasgressioni – sempre filtrate da una dose potente di autoironia – che per il loro rock dal suono pieno, quasi “massiccio”. Una vita vissuta a 200 all’ora che ha lasciato sui volti di quegli eccentrici personaggi segni profondi, ma anche uno sguardo fanciullesco, da eterni Peter Pan. Quindi molta simpatia nei loro confronti ma anche un filo di diffidenza verso l’ostinazione a perseguire nella vita da rocker anche dopo i sessanta. Sessanta anni! Ma Shine a light mi ha fatto cambiare opinione... Il film-concerto di Martin Scorsese è talmente coinvolgente e straripante d’energia da polverizzare qualunque scetticismo. I Rolling Stones hanno ancora molto da dare al loro pubblico, soprattutto dal vivo! Basta veder entrare in scena Mick Jagger, che ha un volto segnatissimo ma un fisico da ragazzino, e osservarlo dimenarsi per tutta la durata dello spettacolo, basta notare le occhiate di intesa che si lanciano i quattro per capire che è un gioco che li diverte ancora, un’alchimia che si rinnova e viene trasmessa intatta al pubblico. Un pubblico trasversale, formato di gente di ogni età, anche ragazzi e ragazze che potrebbero essere tranquillamente i nipotini di Mick e soci.
Un particolare che ha fatto disperare il regista – l’essere tenuto all’oscuro sino all’ultimo della scaletta dei brani musicali – rivela come i Rolling Stones amino l’improvvisazione, pur nell’alveo del loro inossidabile “mestiere”. Il film di Scorsese alterna sprazzi di concerto, durante il quale intervengono ospiti che duettano con Jagger, a conversazioni coi membri del gruppo e spezzoni di vecchie interviste. Il materiale di repertorio documenta come la band, nata a Londra nel 1962, abbia incarnato per anni l’essenza stessa della trasgressione e dell’irrisione delle regole. Jagger e il chitarrista Keith Richards finirono persino in carcere, cosa che contribuì ulteriormente a rafforzare la loro fama da “maledetti”. Irresistibili anche i duetti colmi d’ironia tra Richards e Ron Wood, l’altro chitarrista: Richards, con quello sguardo strafottente che gli infiamma il volto vissutissimo, è in assoluto il più simpatico dei quattro e sul palco gigioneggia che è una meraviglia. “Ruba” persino il microfono a Jagger per un paio di canzoni.
Le riprese di “Shine a light” sono strepitose grazie alla maestria di Scorsese, che i Rolling Stones li ama, ma anche alla qualità della squadra di tecnici che si è scelto, un gruppo di direttori della fotografia da Oscar capeggiati da Robert Richardson.

Shine a light (Usa, 2007)
Regia: Martin Scorsese
Montaggio: David Tedeschi
Scene per il concerto: Mark Fischer
Distribuzione: Bim