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di Roberta Folatti

Cantando per le vie di Dublino

Spesso sono le piccole storie – storie che potrebbero accadere a ciascuno di noi – quelle che determinano la riuscita di un film. E’ la capacità di narrare in modo poetico, avvincente, ironico un incontro, uno di quelli che, mischiato alle migliaia che si fanno nella vita, acquista un senso tutto speciale, anche se si esaurisce nel giro di pochi giorni. Qualcosa che nutre le esistenze dei protagonisti, che li rende più forti e consapevoli, che dà un significato alla loro ricerca. Once è stato girato in meno di venti giorni con un budget limitatissimo eppure la sua resa emozionale, la freschezza delle immagini e delle recitazione lo collocano allo stesso livello di film ben più costosi. E la sua canzone principale – la musica è una delle protagoniste della pellicola – è stata premiata con l’Oscar 2008.

Il film racconta un incontro che è prima di tutto la condivisione di una passione. Lui e lei, un ragazzo irlandese e una giovanissima immigrata della Repubblica Ceca, suonano e compongono canzoni. Lui le canta per strada, lei si limita a immaginarle nella propria testa, presa com’è da una vita complicata. Per entrambi la musica è una forma di comunicazione, un modo di tirar fuori problemi e frustrazioni, di rielaborare le esperienze deludenti. I personaggi del film di John Carney, lui stesso musicista come gli interpreti principali Glen Hansard e Markéta Irglovà, non hanno nome, il regista si limita a definirli “il ragazzo”, “la ragazza”, “la madre della ragazza”. Questa spersonalizzazione non rende la storia meno coinvolgente, semmai le dà un tono più universale. E’ l’incontro tra una ragazza e un ragazzo che amano la musica e, anche se breve, può rappresentare la soluzione giusta a un momento di sconforto e diventare uno stimolo alla creatività. Una spinta a mettersi alla prova. I due finiscono per incidere dei brani musicali insieme, sublimando un amore in una passione ancora più forte.
“Once” ha riscosso molti consensi al Sundance Festival, guadagnando al botteghino quasi 10 milioni di dollari, il pubblico americano per una volta ha preferito una piccola commedia ai filmoni imbottiti di star e di effetti speciali. Non è solo la componente musicale che conquista, la pellicola è imperniata di grazia e delicatezza, racconta una storia semplice ma riesce a farlo in modo seducente. Tutto è verosimile, in aggiunta c’è solo un pizzico di romanticismo a cui le canzoni – arricchite di testi molto belli – danno maggiore consistenza. Se due ragazzi si incontrano per caso in una piazza di Dublino e, dopo una certa diffidenza iniziale, scoprono di avere grandi affinità, è verosimile che si cerchino e nasca tra loro una profonda sintonia. E’ verosimile anche che questa sintonia non sfoci in un rapporto sentimentale compiuto perchè entrambi hanno altre storie alle spalle. E in particolare lei un po’ di paura e un sano pragmatismo, tipico delle donne dell’Est.
Non nasce un amore ma un cd di canzoni scritte col cuore e cantate e suonate con energia trascinante. Tanto da contagiare anche il tecnico della sala d’incisione, il quale passa da un atteggiamento vagamente derisorio a un’adesione convinta al progetto della band improvvisata.
Se capita sulla vostra strada in qualche sera d’estate, non lasciatevi sfuggire questo “Once”, che è distribuito in Italia dalla Sacher di Nanni Moretti.

Once (Irlanda, 2006)
Regia: John Carney
Sceneggiatura: John Carney
Cast: Glen Hansard, Markéta Irglovà, Bill Hodnett
Distribuzione: Sacher Distibuzione