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di Sara Michelucci

In un’epoca dove a fare notizia sono le escort, avvinghiate alla politica e che ne mettono in discussione la serietà, non poteva mancare un film sulla professione più antica del mondo, ma oggi più che mai di attualità. In Nessuno mi può giudicare, per la regia di Massimiliano Bruno, Alice, 35 anni, interpretata da una frizzante Paola Cortellesi, rimasta vedova, con un mucchio di debiti e un figlio di nove anni da mantenere, è costretta a rinunciare al lusso e allo sfarzo e a seguire Aziz, il suo vecchio cameriere, per trasferirsi in un fatiscente appartamento nel quartiere popolare del Quarticciolo a Roma, popolato dai personaggi più strani, caricature vere e proprie di un modo di pensare la periferia.

Per saldare il debito del marito ed evitare la galera deve trovare un lavoro redditizio e l’unico che le viene in mente è quello della escort di lusso. Molti soldi in poco tempo, è questo il motto. Prenderà così delle lezioni da Eva, escort professionista e dal cuore tenero, che la introdurrà in un ambiente fatto di politici, imprenditori e ricconi di ogni genere.

Decisamente bravi gli attori, la maggior parte dei quali viene dal mondo del cabaret e non male questa volta anche Roul Bova, solitamente un po’ ingessato, che invece riesce ad essere anche simpatico, nonostante resti come sempre imprigionato nel ruolo del bellone che fa perdere la testa alle donne. Pur se non mancano episodi di comicità pura, che strappano qualche sonora risata, il film è punteggiato da tutta una serie di cliché e luoghi comuni, mescolando all’imbranato erotismo della protagonista (la sempre brava Cortellesi), una serie di melensi e scontati ritratti dell’amore, sempre legato a un lieto fine che segue dettami prestabiliti e costantemente uguali.

Piatto anche il riferimento all’attualità, come debole risulta essere qualsiasi denuncia alle storture di certi sistemi consolidati. Non dimentichiamo che la commedia e la comicità sono strumenti fortissimi di denuncia. Pensiamo a Charlie Chaplin, alle commedie alla Billy Wilder o a quelle del più italiano Benigni, dove la carica comica e ironica riesce a trasportare messaggi di critica alla società ben precisi e diretti.

Nel film di Bruno, che è stato sceneggiatore di Fausto Brizzi (francamente l’impronta si vede e resta) di comico non c’è quasi nulla, se non le battute in romanesco e alcune gag che vanno a buon segno soprattutto per la bravura degli attori. Le deviazioni di un modo di agire e fare sembrano quasi giustificate, a partire dal titolo, dove il giudizio negativo viene inteso più come rigido moralismo, che non come buon senso. Un’Italia che ha sicuramente due facce, ma dove però sembra prevalerne una in particolare.  

Nessuno mi può giudicare (Italia 2011)
Regia: Massimiliano Bruno

Sceneggiatura: Massimiliano Bruno, Edoardo Falcone

Attori: Paola Cortellesi, Raoul Bova, Rocco Papaleo, Anna Foglietta, Caterina Guzzanti, Dario Cassini, Massimiliano Bruno, Giovanni Bruno, Hassani Shapi, Valerio Aprea, Lucia Ocone, Awa Ly, Pietro De Silva, Raul Bolanos, Maurizio Lops, Massimiliano Delgado

Fotografia: Roberto Forza

Montaggio: Luciana Pandolfelli

Musiche: Giuliano Taviani, Carmelo Travia

Produzione: I.I.F. Italian International Film; in collaborazione con Rai Cinema

Distribuzione: 01 Distribution