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di Sara Michelucci

Cinque volti, cinque voci, cinque persone per raccontare il dramma dell’11 settembre. Il giorno che ha cambiato per sempre il volto dell’America. Di quella potenza che sembrava inviolabile, inattaccabile e che, invece, è caduta in ginocchio di fronte all’orrore di due aerei schiantati contro i simboli della sua autorità: le Torri Gemelle di New York. Il documentario - anche se in realtà si tratta più di un docufilm - Rebirth diretto da Jim Whitaker, ripercorre attraverso il racconto di cinque persone, uno degli eventi più traumatici degli ultimi anni.

Il regista ha raccolto nell’arco di dieci anni le testimonianze di cinque persone che sono state coinvolte nell'attacco: l’amico del pompiere rimasto ucciso, una giovane donna che perde il futuro sposo, il figlio che perde la madre, la donna vittima dell'attentato e il fratello di un uomo morto che partecipa alla ricostruzione del sito. Tutti e cinque raccontano le loro emozioni per dimostrare come il genere umano soffre e reagisce dopo una tragedia simile. Contemporaneamente 14 telecamere installate attorno a Ground Zero pochi giorni dopo l’evento hanno filmato costantemente la ricostruzione e il ritorno alla vita. La produzione del documentario ha avuto inizio nel 2001 ed è stata conclusa a fine 2010, mentre le videocamere continueranno a filmare gli spazi fino a ricostruzione ultimata.

Il cambiamento, la rinascita, appunto, che dà il titolo al film, vengono messi in scena attraverso i dieci anni di lavoro del film. L’esempio forse più lampante sono le cicatrici della donna cinese che ha vissuto in prima persona l’attentato. Ferite che sono quasi un monito, come a dire che le cose non sono poi così programmabili, che la vita va vissuta istante per istante, attimo per attimo, e che da essa bisogna ricavare il lato positivo, soprattutto quando questo sembra perso per sempre. Sono nelle parole di questa donna, nella sua forza, nelle lacrime che non vediamo scorrere sul suo viso, che riusciamo a percepire al meglio cosa è potuto essere l’11 settembre e in generale tutte le stragi che colpiscono i civili.

Decisamente azzeccate le immagini velocizzate all’interno del grande cantiere che Ground Zero è diventato, che danno proprio l’idea della ricostruzione, del pragmatismo americano e della capacità di rialzarsi in piedi e ricominciare. Guardare avanti é l’obiettivo verso cui tendere, dato che le vite di tutti coloro che hanno vissuto da vicino, ma anche da lontano, questo terribile evento sono cambiate per sempre. Lo evidenzia bene il racconto del ragazzo che ha perso la madre e che ha visto la sua famiglia sgretolarsi nel giro di pochissimo tempo, non parlando più con suo padre che ha sposato un’altra donna e andando a vivere da solo. Nonostante tutto questo, qualcosa può essere ancora recuperato e quando la rabbia comincia ad affievolirsi e poi a sparire, anche la vita può ripartire.

Poco dopo l’inizio della produzione è stata costituita l’associazione Project Rebirth con un comitato composto tra gli altri da Brian Rafferty, presidente e Vinnie Favale, membro e rappresentante della televisione Cbs. Project Rebirth ha anche costruito il Center a Ground Zero e organizza proiezioni a scopi educativi. Nel futuro intende formare un gruppo di lavoro per garantire sostegno psicologico alle vittime anche molto tempo dopo la tragedia.

Rebirth (Usa 2011)
Regia: Jim Whitaker
Direttore della fotografia: Tom Lappin
Montaggio: Kevin Filippini e Brad Fuller
Produzione: Jim Whitaker e David Solomon
Sponsor Fondatore: Aon foundation
Altri Sponsor: Openheimer Foundation e Dipartimento per lo Sviluppo di Low Manhattan