di Roberta Folatti

Fatih Akin e Alexander Hacke si erano conosciuti girando “La sposa turca”, di cui il primo era il regista e il secondo l’autore della colonna sonora. Ora con Crossing the bridge – The sound of Istanbul la ricerca musicale focalizzata sulla città di Istanbul diventa il tema fondamentale e lo strumento per capire quali energie e passioni si muovano sotto la coltre formicolante di quella enorme metropoli. Si scopre così che un viaggio sulle orme delle radici musicali di un popolo e contemporaneamente dentro le avanguardie, può condurre ad una misteriosa sovrapposizione, molto fruttuosa dal punto di vista artistico. Sì perché a Istanbul anche il rapper più arrabbiato si addolcisce sentendo nominare le star della musica tradizionale, vere e proprie icone intramontabili per i turchi di ogni generazione. Sarebbe come vedere gli Artcolo 21 rendere sinceramente omaggio a Claudio Villa...

Grazie alla cinepresa di Akin e alla curiosità di Hacke ci inoltriamo nelle mille sfaccettature di una città di diciotto milioni di abitanti, che si riconosce perfettamente in tutte le simbolizzazioni che il suo grande ponte porta con sé. Crocevia di culture, punto di incontro tra Oriente e Occidente, caleidoscopio di contraddizioni, Istanbul appare una metropoli viva e moderna malgrado le evidentissime sacche di povertà e di arretratezza culturale.

Guardando “Crossing the Bridge”, che ha l’unico difetto di essere un po’ slegato nelle sue diverse parti, seguiamo il musicista rom che torna nei suoi luoghi natii e improvvisa un trascinante concerto in un bar frequentato rigorosamente da maschi. Conosciamo l’artista curda, costretta per anni a cantare clandestinamente, che attraverso il recupero della musica e della lingua del suo popolo combatte una battaglia di democrazia. E le avanguardie elettroniche, il rock psichedelico, il rap giovanile e rabbioso (che ci tiene a distinguersi da quello americano rivendicando una maggior profondità dei temi trattati) e la musica da strada, coi suoi rappresentanti che filosofeggiano su cosa significhi una scelta di vita randagia.

Radio Fandango distribuisce in Italia la colonna sonora del film, che raccoglie pezzi musicalmente agli antipodi ma in cui scopriamo alla fine affascinanti incroci e insolite stratificazioni. Da Sezen Aksu a Orhan Gencebay, star amatissime, ai Baba Zula e gli Orient Expressions, decisamente più sperimentatori.

Il palermitano Stefano Savona, archeologo, fotografo e ora regista, è l’autore di un altro film documentario, questa volta focalizzato sul Kurdistan e sulla lotta del Pkk contro l’esercito turco. Primavera in Kurdistan, presentato al Milano Film Festival dopo aver ricevuto diversi riconoscimenti soprattutto Francia, segue un gruppo di guerriglieri sulle montagne del nord dell’Iraq nei loro pattugliamenti e nell’attesa di entrare in territorio turco a combattere. Sono quasi tutti ragazzi e ragazze giovanissimi, alcuni di loro vivono in clandestinità tra le montagne dall’età di tredici, quattordici anni.
Il film di Savona è imperniato sulle immagini aspre e bellissime di quei territori, gli unici nei quali i curdi si sentano veramente liberi. Nei loro accampamenti si svolgono anche seminari per “rieducare” gli uomini al rispetto delle donne, il Pkk ha una larga componente femminile perché, nonostante la discliplina ferrea e l’ambiente ostile, le guerrigliere hanno molta più possibilità di emanciparsi rispetto alle donne curde che vivono nei villaggi.
“Primavera in Kurdistan” è un lavoro molto interessante, che apre un varco in una realtà difficilmente conoscibile. Il regista si è conquistato la fiducia dei dirigenti del Pkk che gli hanno concesso due mesi di riprese, a contatto diretto con la vita quotidiana dei guerriglieri: la naturalezza delle situazioni e dei soggetti ripresi è davvero formidabile.
Prodotto da Minimun Fax e Jba produzioni, per il momento è passato più volte in prima serata sul circuito satellitare Artè, speriamo che anche in Italia si decidano a trasmetterlo.

Crossing the bridge – The sound of Istanbul (Germania, Turchia, 2005)
Regia: Fatih Akin
Musiche e cast: Alexander Hacke e tutti gli altri musicisti
Fotografia: Hervè Dieu
Distribuzione: Fandango

Primavera in Kurdistan (Italia, Francia, 2006)
Regia: Stefano Savona




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