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di Mariavittoria Orsolato

Stasera si chiuderà l’undicesima edizione del "Grande Fratello", il reality show per antonomasia che 11 anni fa segnò l’avvio di quello che, allora, si pensava fosse il genere televisivo più amato dagli italiani. Da Taricone in poi sono stati a migliaia gli aspiranti famosi - o i non più famosi, nel caso ’"Isola dei famosi" - disposti a tutto pur di godere del celeberrimo quarto d’ora di popolarità. Ma, allo scadere del decennio, la formula del nuovo voyeurismo sembra ormai cedere ai brutali colpi dell’Auditel.

Se infatti nel 2000 gli spettatori del reality di Canale 5 sfioravano i 16 milioni, ora le grette liti e le improbabili storie d’amore della casa arrivano ad interessare poco meno di 6 milioni di spettatori, a dimostrazione che il format partorito dall’olandese Endemol è ormai trito e ritrito. Il fattore curiosità e una non trascurabile parte di morbosità avevano premiato le primissime edizioni ma ad oggi il sesso spiato, le bestemmie e le aggressioni verbali non possono competere con una cronaca politica se possibile ancor più becera.

Certo ad oggi siamo ancora ben lungi dal celebrarne il funerale, ma la formula del reality show è indubbiamente andata a picco, trascinando nel baratro gli utili pubblicitari che inizialmente trainavano queste colossali produzioni televisive. Anche il reality di punta del broadcasting nazionale, la famosa Isola di Simona Ventura, ha vissuto tempi decisamente migliori ed ora, arrivato all’ottava edizione, il suo futuro è nelle mani degli ad Rai, divisi (come sempre) sull’elargire una pietosa eutanasia oppure sul continuare l’accanimento terapeutico, nella speranza che “Super Simo” ne inventi un’altra delle sue.

La trovata di quest’anno, che l’ha vista lanciarsi da un elicottero per raggiungere i suoi naufraghi, ha fatto guadagnare al programma ben un milione e trecentomila spettatori. C’è però da dire che se l’incursione della Ventura non fosse stata strombazzata in prima pagina dal Chi di Alfonso Signorini, probabilmente l’evento sarebbe scorso nell’indifferenza generale.

Dalle colonne di La Repubblica la conduttrice piemontese spiega che la formula del reality “non è alla canna del gas” ma che è la televisione ad essere cambiata, con le tv generaliste che boccheggiano sommerse dalla concorrenza imposta dal digitale terrestre e dalla piattaforma satellitare. Sta di fatto che, concorrenza sleale o meno, in otto anni "l’Isola dei Famosi" è passata dai 10 milioni di spettatori della prima edizione ai 5 milioni dell’edizione 2011. Un calo del 50% che indica l’indubbio scollamento esistente tra i prodotti da tubo catodico e il paese reale.

Le immagini ripetute alla nausea degli alterchi tra i concorrenti - sia tra le palme che tra i mobili di design della “casa” - rimandano un’istantanea lontana anni luce dalla complessità dei problemi del cittadino medio italiano e la prova schiacciante di questa distanza l‘ha data come al solito Facebook. A maggio, infatti, Mediaset avrebbe dovuto lanciare un nuovo reality dal titolo “Non è mai troppo tardi”, uno show che avrebbe visto dei Vip, precedentemente istruiti da insegnanti precari, cimentarsi con la cultura generale. Il promo, andato in onda nelle scorse settimane, recitava testualmente: “Sei un insegnante precario della scuola? Sei disoccupato? Vuoi rimetterti in gioco e fare qualcosa di diverso? Contattaci, puoi vincere 10 anni di stipendio!”.

Com’è ovvio il lancio del format ha suscitato un vespaio di polemiche e gli ormai classici gruppi sul social network per definizione, con risultato che più di 2000 persone si sono pubblicamente dichiarate indignate ed hanno espresso la loro insofferenza nei confronti di un programma giudicato “offensivo nei confronti dei docenti precari e disoccupati“. Probabilmente allarmati da questa piccola ma importante insurrezione on line, i colletti bianchi di Cologno Monzese sono corsi ai ripari, cancellando il nuovo format la cui conduzione era stata affidata a Federica Panicucci e all’immancabile Alfonso Signorini.

Dalla redazione smentiscono che la decisione sia stata presa a causa della protesta on line ma è molto probabile che sia stata proprio questa mobilitazione a dissuaderli da quella che si annunciava già come l’ennesima gigantesca presa per i fondelli perpetrata da Mediaset ai danni di categorie penalizzate dalle riforme dello stesso Berlusconi.

Insomma, dai reality morti in fasce a quelli che invece sembra ci ammorberanno ancora per un po’, lo stato di salute del format non sembra buono. Ora come ora gli italiani non riescono più a rintracciare nelle immagini rubate da telecamere nascoste quel portentoso palliativo ai problemi quotidiani; un po’ perché la genuinità dei protagonisti si è persa man mano che crescevano i numeri delle edizioni e un po’ perché l’effetto catartico che si dovrebbe ottenere guardando quelli che a tutti gli effetti sono dei minus habens è ben poca cosa rispetto all’affanno di vivere nell’Italia del 2000. Come già detto è presto per celebrare le esequie del reality ma è un dato di fatto che agli italiani la realtà surrogata non basti più.