Trump, intrigo a New York

di Mario Lombardo

Si è aperto questa settimana a New York il primo dei quattro processi in cui l’ex presidente repubblicano Donald Trump è coinvolto negli Stati Uniti. Il caso è quello collegato al pagamento alla vigilia delle elezioni del 2016 di una cifra superiore ai 130 mila dollari alla pornostar Stormy Daniels (Stephanie Gregory Clifford) per ottenere il suo silenzio sulla relazione extraconiugale che...
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Nicaragua, il dovere del Diritto

di Fabrizio Casari

Le recenti iniziative del Nicaragua nello scenario internazionale hanno scosso potenti e impotenti dal torpore dell’ovvio. La difesa coerente del Diritto Internazionale ha previsto, insieme all’atto d’accusa contro i suoi violatori, azioni di risposta che, dignitosamente, non hanno tenuto conto di dimensioni, peso, incidenza e alleanze, bensì tra ciò che è giusto e ciò che non lo è.
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di Rosa Ana De Santis

La pioggia delle notizie di cronaca lo dice chiaramente: le donne nel nostro Paese sono, molto più spesso di quanto non si sappia, vittime di violenze e abusi di ogni sorta, con dei numeri che, come ha ribadito il Presidente del Senato Aldo Grasso intervenuto alcuni giorni fa all’Audit nazionale sulla violenza di genere, sono quelli di una vera e propria “emergenza sociale”.

C’è un tema culturale alla radice di questo fenomeno, ma c’è anche l’urgenza di provvedimenti che non possono attendere i tempi di una vera e propria rivoluzione culturale. Perché la violenza, bene ricordarlo, affonda le proprie radici nelle relazioni private, nel tessuto della famiglia, nelle pareti di casa e racconta di rapporti uomo-donna non paritetici, di ruoli sociali atavici mai superati, di un ritardo culturale italiano che mina la tentazione, in voga persino tra i leghisti quando parlano di immigrati, di sentirsi modello di civiltà.

Le norme ci sono, ma vanno attuate, ha ribadito Grasso. E forse c’è bisogno anche di misure nuove, aggravanti ad hoc. Occorre mettere in campo  azioni di tutela a tappeto per le donne in pericolo, per coloro che denunciano e che poi vengono uccise (circa il 60%). E infine inutile invitare alla denuncia senza stanziare risorse adeguate per le case antiviolenza, come ha ribadito il ministro delle pari opportunità Josefa Idem.

Incoraggiare le donne alla sacrosanta ribellione, alla denuncia dei carnefici non riuscendo però a garantire loro adeguato supporto è come chiedere alle vittime di pagare da sole tutto il prezzo della propria salvezza. Prezzo che per una persona che vive sotto vessazioni fisiche e psicologiche diventa colpa, magari desistenza alla legittima rivendicazione di un diritto. Non serve una lezione di psicologia per comprenderlo.

Nascerà una commissione parlamentare sul femminicidio per adeguare l’ordinamento giuridico e fare una ricognizione puntuale delle mancanze e inadempienze che ad oggi hanno portato a morire quelle donne che avevano trovato il coraggio di denunciare.

Il tema culturale, su cui Grasso è tornato più volte nel suo discorso, è certamente il terreno su cui si dovrà lavorare a lungo e intensamente. Per essere più precisi è agli uomini di questo paese che a partire dalla scuola, prima ancora che dalla famiglia, si dovrà insegnare a conoscere la differenza di genere,  che è qualcosa di più e di diverso che ragionare di eguaglianza e di diritti.

L’emergenza sociale vera è quella dei carnefici di sesso maschile. Mariti, padri, compagni che diventano armati alla rottura di una relazione o che ne alimentano la sopravvivenza in un regime di patologico controllo. Quando una ragazza, la bellissima Miss di Caserta, arriva a perdonare da un letto di ospedale il fidanzato che le ha spaccato a calci una milza in nome dell’amore che prova per il suo Antonio ci dice che le donne, anche loro, sono prive di una consapevolezza di genere.

Non importa l’età e la generazione cui appartengono. E che questo è un paese di maschi che nello scorso anno ogni due giorni hanno assassinato una donna. Una fidanzata, una moglie, una ragazza desiderata. Una come Rosaria che il suo Antonio dovrebbe mandarlo in un centro di recupero per violenti (quei pochi che ci sono, ad esempio in Trentino) ed andarsene con una denuncia alle spalle e non con le botte sulla faccia del prossimo episodio. Per dare a se stessa la dignità di essere donna e ad un maschio pericoloso l’unica chanche che ha di salvarsi e imparare ad essere un uomo.


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