USA, l’imbroglio del Mar Rosso

di Mario Lombardo

A quasi tre mesi dall’inizio della “missione” americana e britannica nel Mar Rosso, per contrastare le iniziative a sostegno della Resistenza palestinese del governo yemenita guidato dal movimento sciita Ansarallah (“Houthis)”, nessuno degli obiettivi fissati dall’amministrazione Biden sembra essere a portata di mano. Gran parte dei traffici commerciali lungo questa rotta, che collega...
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Sahra Wagenknecht, nuova stella (rossa) tedesca

di redazione

Sahra Wagenknecht: «Ue troppo centralista, l’Ucraina non può vincere. È vero che molti elettori della vecchia sinistra sono andati a destra, non perché razzisti o nazionalisti, bensì perché insoddisfatti» BERLINO — Sahra Wagenknecht è di sinistra, conservatrice di sinistra, dice lei. Ha fondato un partito che porta il suo nome, perché – sostiene – il principale problema dei progressisti europei è che «la loro clientela oggi è fatta di privilegiati». I detrattori la accusano di essere populista, ma il partito cresce e in alcune regioni dell’Est è la seconda o terza forza. Abbastanza da poter rompere gli equilibri della politica tedesca. Insomma, è diventata un fenomeno. Ci accoglie nel suo studio, con i colleghi del...
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di Rosa Ana De Santis

Per molti, moltissimi è una ludica vetrina del sé. Foto e post delle ultime vacanze o del prossimo compleanno in casa. Per molti altri è uno strumento vero e proprio di dialogo, di espressione dei propri pensieri: partiti politici, commenti alla società, idee religiose. Sono tanti a non pretendere amicizia virtuale pur di esibire la propria vita e documentarla con estrema cura. In quel caso il profilo è aperto a tutti: curiosi e investigatori del web compresi.

Molti preferiscono un tocco di riservatezza in più, limitandosi alla cerchia delle conoscenze. Ma è la rete di corrispondenze, di gusti, di gruppi cui ci si iscrive a tracciare una vera e propria mappa che conduce ad ognuno, con un grado di approfondimento che spesso supera la consapevolezza del proprietario del profilo. Quest’ultimo e il sé non coincidono spesso in modo perfetto e armonioso ed è il profilo a prendere il sopravvento.

Non è sempre l’occasione di marketing a sfruttare il capitale della piattaforma. Di recente il caso è scoppiato per le informative chieste dai servizi di intelligence di diversi paesi: ben 25.000, la maggior parte delle quali provenienti dagli USA. Seguono India, Regno Unito, Germania e Italia per un complessivo di 38.000 persone che sono passate sotto screening.

Colin Stretch, vice presidente del General Cousel di Facebook, rassicura sull’impegno a non vendere questi dati e a respingere le richieste. Non è difficile intuire il braccio di ferro sbilanciato e truccato, quando dall’altra parte si siede uno Stato con presunti motivi di sicurezza nazionale da mettere sul tavolo. Esiste un vuoto giuridico a riguardo e un’interpretazione lasciata tutto sommato all’occasione di turno.

Certo è che chi si iscrive a una piattaforma stile Facebook ha deciso in autonomia di violare già un po’ della propria riservatezza e privacy, pur esistendo una scala di livelli attraverso cui condividere parte della propria vita professionale e personale.

E’ stato il recente scandalo Snowden ad alzare il polverone sul caso Facebook e a ricordare come i social network rappresentino strumenti boomerang, ad alto tasso di invasività in termini di tutela e riservatezza. Chi li utilizza deve prenderne piena coscienza e spesso anche chi non li utilizza può finire, suo malgrado, nella ragnatela delle informazioni a catena e combinate tra i vari profili e risultare in qualche misura rintracciabile.

Il rapporto in questione non dice in ogni caso nulla di realmente nuovo. A livelli anche meno impegnativi dei motivi di intelligence Facebook è utilizzato da molti per carpire informazioni delicate e sensibili. Magari prima di un colloquio di lavoro o di una qualsiasi selezione.

Anche chi pubblica la cronaca delle ultime vacanze o il commento sul fatto del giorno dovrà ricordare che non solo sta dicendo molto di sé, ma soprattutto che lo sta dicendo a moltissimi se non a tutti accendendo una luce anche sulla trama delle proprie relazioni personali.

E in questa esibizione del sé, per molti trasformatasi in una vera vita parallela in cui la cronaca online del proprio vissuto diventa essenziale, che a volte si rivela pericolosissima – come tante tristi notizie confermano - per i giovanissimi con risvolti psicologici pesantissimi. Qui, oltre che nella violazione di ogni privacy, sta la più grande insidia del social network in voga.

I profili crescono sotto le mani di chi dovrebbe governarli e regalano con facilità e senza disturbo informazioni preziose. Anche quando non è la sicurezza nazionale ad interessarsene, c’è qualcuno pronto a carpire qualcosa. Ai più ingenui per una foto estiva sbagliata, ai meglio attrezzati per quel commento di troppo sulla cronaca. Quello che prima si bisbigliava davanti ad un caffè, adesso è un gruppo e basta dire “Mi Piace”.

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