Georgia, gli 'agenti' dell’Occidente

di Mario Lombardo

Il parlamento georgiano ha approvato questa settimana in prima lettura una controversa legge sugli "agenti stranieri", nonostante le proteste dell'opposizione e gli avvertimenti di Bruxelles che la legislazione potrebbe mettere a rischio le ambizioni del paese di aderire all’Unione Europea. La misura, ufficialmente nota come "Legge sulla trasparenza dell'influenza straniera", ha ricevuto...
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La memoria scomoda di Euskadi

di Massimo Angelilli

Il prossimo 21 aprile si svolgeranno le elezioni amministrative nei Paesi Baschi. Ovvero, il rinnovamento del Parlamento Autonomo, incluso il Lehendakari - Governatore che lo presidierà e i 75 deputati che lo integreranno. Il numero delle persone aventi diritto al voto è di circa 1.800.000, tra le province di Vizcaya Guipúzcoa e Álava. Il bacino elettorale più grande è quello biscaglino comprendente Bilbao, mentre la sede del Parlamento si trova a Vitoria-Gasteiz, capitale dell’Álava. Le elezioni regionali in Spagna, come d’altronde in qualsiasi altro paese, non sono mai una questione banale. Men che meno quelle in Euskadi. Si inseriscono in una stagione particolarmente densa di ricorso alle urne, iniziata con l’appuntamento...
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di Rosa Ana De Santis

E’ questa la verità dell’ultimo viaggio in Somalia della giovane giornalista e in questo triangolo pericolosissimo: USA/ITALIA/BUGIA DELLA CARITA’ si muove Ilaria con il suo lavoro fino a firmare in quei giorni la sua condanna a morte. La giornalista considerata del “sociale”, come se questo avesse un che di negativo e squalificante, vicina al popolo somalo e alle donne, tocca con domande scomode e analisi meticolose il cuore di un orribile retroscena.

La morte di Ilaria non è la più assurda delle cose che accadono in questa pagina di storia italiana. I depistaggi, la violazione e il furto dei documenti d’indagine e dei suoi preziosi taccuini, la compravendita di un testimone che vende un innocente ancora in carcere, la commissione parlamentare presieduta da Taormina che assicura che il viaggio in Somalia fosse una vacanza, rappresentano la violenza peggiore fatta sulla memoria di questa giovane di 28 anni, uccisa per aver svolto il suo lavoro con onore purissimo.

Ilaria era una ragazza studiosa, preparatissima, vincitrice di un concorso RAI, parlava fluentemente l’arabo e la sua stanza, custodita dalla madre e ferma al giorno prima della sua partenza, è piena di libri. Ovunque. Era una giovane brava, talentuosa, Ilaria, che aveva impugnato la professione giornalistica con un impegno personale assoluto, con devozione coraggiosa alla sua autonomia di pensiero e analisi, non come un embedded o un corrispondente da albergo a quattro stelle. E che muore sola senza la presenza di alcuna istituzione, pur allertata, sul luogo dell’agguato.

La Presidente Boldrini ha desecretato i dossier più scomodi. In quest’era di giovanilismo esasperato venduto finora solo come retorica, dove anche l’esercizio della professione giornalistica vive un annebbiamento del suo reale senso, il caso Ilaria Alpi deve diventare decisivo. Non è solo un’operazione di memoria o di commemorazione, come fanno i premi sparsi in giro intitolati a “Ilaria Alpi”, ma deve diventare un’operazione politica, una restaurazione di verità.

A chiederlo in prima linea vorremmo vedere tutti i colleghi giornalisti. Non solo quelli della redazione del Tg3 ma quelli di tutta la RAI. Di tutte le testate. Di tutti quei giovani che a questo mestiere si avvicinano con una quota di romanticismo comunque prezioso e legittimo. Occorre mettere i sigilli alle emozioni senza giustizia, come una cronica attitudine italiana tende a fare, confondendo la consolazione con un risarcimento. Bisogna, dentro un’indagine che ancora oggi è attuale e ha tanto da mostrare, mettere a processo ogni operazione di carità esterofila, ogni contiguità più o meno oscura tra questa e la diplomazia e la politica estera.

“L’ultimo viaggio per la verità”, mandato in onda da Rai Tre, ha offerto un coraggioso servizio di informazione. Un autentico onore alla memoria di un martirio laico, con il ritardo di 21 anni di depistaggi ben congegnati. E lancia un importante capo d’accusa alla politica e alle Istituzioni che di tragedie raccontate in calunnia hanno fatto un’arte.

Se questo è il governo della rottamazione assoluta, allora magari c’è da stare accorti. E speranzosi. E nel frattempo in una prima serata è stato possibile gustare - seppur tragica - una pagina di informazione seria e preziosa. Peccato e un po’ macabro che nei momenti di maggior appeal di trama incombesse la ghigliottina della pubblicità. Una spiegabile incognita per la tv di Stato che vive di canone e un difetto di stile per il ricordo di una collega come oggi non se ne vedono più.

Lontana anche per tempo storico dal boom dei social network che replicano notizie tutte uguali a tutta velocità. Lontana dai desk e dal tepore delle redazioni. Una voce diversa da tutto il resto, che non batteva le notizie passate di mano. Questo era Ilaria Alpi. Soltanto una vera giornalista.

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