Il pugno di ferro del Piano Ruanda

di redazione

Dopo due anni di ostruzionismo da parte della Camera dei Lord, il governo conservatore britannico ha alla fine incassato l’approvazione definitiva della legge che consente di deportare immigrati e richiedenti asilo in Ruanda. La “Safety of Rwanda (Asylum and Immigration) Bill” ha chiuso il suo percorso al parlamento di Londra poco dopo la mezzanotte di lunedì. Il provvedimento, introdotto...
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Gaza, terremoto nei campus

di Mario Lombardo

Le proteste degli studenti americani contro il genocidio palestinese a Gaza si stanno rapidamente diffondendo in molti campus universitari del paese nonostante le minacce dei politici e la repressione delle forze di polizia. Alla Columbia University di New York è in atto in particolare un’occupazione pacifica di alcuni spazi all’esterno dell’ateneo e nella giornata di lunedì i manifestanti hanno ottenuto l’appoggio dei docenti, i quali hanno sospeso le lezioni per protestare a loro volta contro l’arresto di oltre cento studenti nei giorni scorsi. Esponenti del Partito Democratico e di quello Repubblicano, così come il presidente Biden, hanno denunciato la mobilitazione, rispolverando le solite accuse di antisemitismo e a...
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di Tania Careddu

Se l’ultimo referendum non ha avuto (e meno male) l’esito per cui è stato concepito, ha, però, sortito effetti collaterali imprevisti e interessanti. In primis, ha rieducato gli italiani ai temi, polverosi per i più, della Carta costituzionale, li ha risvegliati dal torpore sulle questioni pubbliche, mobilitandoli, prima ancora che al voto, al dibattito, e non solo nelle sedi politiche ma anche negli ambienti privati.

E così, mentre le istituzioni dello Stato riscuotono la consueta diffidenza, la partecipazione politica avanza. Tanto che, nell’ultimo anno, quello dell’anti-politica, appare cresciuta, in maniera significativa, sebbene attraverso nuove forme, vedi la rete e i social network, rubando il passo alla partecipazione sociale.

Un coinvolgimento mirato, anche, a chiedere riforme. Pure fra chi ha votato no al referendum, alcuni dei contenuti del progetto di riforma vengono ampiamente condivisi: per esempio, la riduzione dei parlamentari viene appoggiata da nove italiani su dieci e il superamento del bicameralismo mette d’accordo più di un cittadino su due.

E se il 2016, sul terreno delle riforme, viene percepito come la grande occasione mancata, gli italiani continuano a rivendicare una democrazia, che rimane comunque il confine entro il quale loro continuano a pensare il sistema politico, “più democratica”. Ma mettono in discussione i suoi attori e i suoi meccanismi: perché la corruzione non è diminuita rispetto all’era Tangentopoli e la sfiducia nelle istituzioni rende più esigenti gli italiani.

In una graduatoria del consenso sociale, ormai consolidata, in cima, secondo quanto si legge nell’indagine Gli italiani e lo Stato", condotta da Demos & Pi, compaiono le Forze dell’ordine e la scuola; stabili, in fondo alla classifica, Parlamento e partiti; perdono punti lo Stato, i sindacati e le banche. E, con una leggera flessione, il Presidente della Repubblica versus Papa Francesco che supera qualsiasi organismo dello Stato italiano.

E’ un’Italia più delusa, bloccata e impaurita del solito: cresce la paura degli immigrati, considerati, per il 40 per cento degli abitanti del Belpaese, un pericolo per la sicurezza nazionale. Già minacciata da un futuro incerto che fa i conti con l’euro, il timore di abbandonarlo e la sfiducia nell’Unione europea.

Un popolo frustrato dal malfunzionamento dei principali servizi pubblici - sanitari, dell’istruzione e dei trasporti - deludenti ma incapace di reagire diversamente: la propensione al privato, infatti, continua a riguardare una parte del tutto minoritaria e fa segnare l’ennesimo arretramento.

E’ un atteggiamento di prudenza critica, quello degli italiani, radicato nella società dello Stivale, disincantato e polemico. Con una sete di riforme ma chiedendo di non “politicizzarle”. O meglio, di non piegarle a fini politici contingenti. Roba nostrana.

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