Il pugno di ferro del Piano Ruanda

di redazione

Dopo due anni di ostruzionismo da parte della Camera dei Lord, il governo conservatore britannico ha alla fine incassato l’approvazione definitiva della legge che consente di deportare immigrati e richiedenti asilo in Ruanda. La “Safety of Rwanda (Asylum and Immigration) Bill” ha chiuso il suo percorso al parlamento di Londra poco dopo la mezzanotte di lunedì. Il provvedimento, introdotto...
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Ucraina, l’illusione delle armi

di Michele Paris

L’approvazione di una nuova all’apparenza consistente tranche di aiuti americani da destinare all’Ucraina è stata per mesi invocata come la soluzione alla crisi irreversibile delle forze armate e del regime di Kiev di fronte all’avanzata russa. Il via libera della Camera dei Rappresentanti di Washington nel fine settimana ha perciò scatenato un’ondata di entusiasmo negli Stati Uniti e in Europa. I quasi 61 miliardi appena stanziati non faranno però nulla per cambiare il corso della guerra e, se anche dovessero riuscire a rimandare la resa ucraina, aggraveranno con ogni probabilità i livelli di distruzione e morte nel paese dell’ex Unione Sovietica. La propaganda di governi e media ufficiali, scattata subito dopo il voto in...
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di Tania Careddu

Nel voto conquistato da Marine Le Pen emerge come oltre alla mancata realizzzione dell'Unione Europea, molti francesi sembrano imputare all'immigrazione la crisi economica e sociale che ha investito la Francia. Malgrado l’immigrazione non sia un fenomeno nuovo in Francia e la sua storia migratoria (e non solo) lo confermi, la politicizzazione della questione è relativamente recente.

Più precisamente nasce negli anni ottanta, quando la ricerca di un’identità nazionale - concetto del tutto assente fino ad allora nella politica francese - si è materializzata nell’opinione pubblica, definendo l’immigrazione come una minaccia di fronte alla crisi petrolifera che avrebbe portato la Francia sull’orlo del declino. Successivamente, negli anni novanta, ha raggiunto le forze politiche con la stessa veste di cui si agghinda oggi: la crisi dell’integrazione, pur avendo, la Francia, un trend migratorio sostanzialmente stabile negli ultimi trent’anni.

Parte della pressione sentita dalla società francese, dunque, non è dovuta ai flussi migratori, considerato che i dati relativi, riportati nel “Paper Immigrazione, Europa ed elezioni francesi” redatto dall’Ismu, non sono del tutto sufficienti a delineare un quadro del contesto migratorio come da loro percepito. Gli immigrati incidono in maniera esigua all’aumento della popolazione francese, per il 20 per cento contro l’86 per cento in Spagna.

E però, in un quadro europeo dove la Brexit ha definito l’immigrazione come un problema da risolvere, le elezioni in Austria hanno decretato vincitore il FPO, e quelle in Olanda hanno applaudito al discorso anti-immigrazione di Wilders, la Francia perde la memoria e risponde con i punteggi molto alti a favore di Marine Le Pen. Che, sul tema, fa sapere che occorre rendere impossibile la regolarizzazione degli immigrati regolari; porre un limite - diecimila - al numero di migranti accettati ogni anno; semplificare le procedure di espulsione; ostacolare il ricongiungimento familiare e l’acquisizione della nazionalità francese attraverso il matrimonio; abolire lo ius soli e la doppia nazionalità.

Ma “dare indietro la Francia ai francesi”, come vorrebbe il Front National, è una contraddizione in termini, perché molti sono i cittadini francesi con un background migratorio e perché equivale ad annullare la storia migratoria della Francia che, come scrive la sociologa Dominique Schnapper, “è un paese di immigrazione che ignora di esserlo”.

La Francia ha come pietra miliare nell’ordinamento legale, il concetto di laicitè nell’accezione liberale, così come propone Emmanuel Macron quando si riferisce all’integrazione: le richieste di asilo verranno valutate entro sei mesi; i rifugiati saranno protetti e i migranti economici ricondotti nei loro paesi d’origine per prevenire l’immigrazione irregolare; la padronanza della lingua francese sarà un prerequisito per ottenere la cittadinanza mentre i programmi scolastici e universitari includeranno moduli sulle differenti religioni e sui valori repubblicani. Sono anche queste due visioni alternative che si conteranno nelle urne in occasione del ballottaggio.

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