Georgia, gli 'agenti' dell’Occidente

di Mario Lombardo

Il parlamento georgiano ha approvato questa settimana in prima lettura una controversa legge sugli "agenti stranieri", nonostante le proteste dell'opposizione e gli avvertimenti di Bruxelles che la legislazione potrebbe mettere a rischio le ambizioni del paese di aderire all’Unione Europea. La misura, ufficialmente nota come "Legge sulla trasparenza dell'influenza straniera", ha ricevuto...
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La memoria scomoda di Euskadi

di Massimo Angelilli

Il prossimo 21 aprile si svolgeranno le elezioni amministrative nei Paesi Baschi. Ovvero, il rinnovamento del Parlamento Autonomo, incluso il Lehendakari - Governatore che lo presidierà e i 75 deputati che lo integreranno. Il numero delle persone aventi diritto al voto è di circa 1.800.000, tra le province di Vizcaya Guipúzcoa e Álava. Il bacino elettorale più grande è quello biscaglino comprendente Bilbao, mentre la sede del Parlamento si trova a Vitoria-Gasteiz, capitale dell’Álava. Le elezioni regionali in Spagna, come d’altronde in qualsiasi altro paese, non sono mai una questione banale. Men che meno quelle in Euskadi. Si inseriscono in una stagione particolarmente densa di ricorso alle urne, iniziata con l’appuntamento...
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di Tania Careddu

In un’epoca storica in cui il confine tra disoccupazione, inoccupazione e inattività è sempre più sfumato e i giovani sempre più silenti e defilati rispetto alla partecipazione attiva alla vita politica e sociale, l’unico grido degno di nota è che la disoccupazione protratta nel tempo sia la più grande delle ingiustizie sociali. Pur avendo smarrito i luoghi e gli spazi nei quali coltivare le ambizioni e le realizzazioni e navigando in un abisso di diffidenza, i giovani, tra i venticinque e i trentaquattro anni, non hanno, però, perso la loro aspirazione: un’occupazione e non il reddito di cittadinanza.

Perché il lavoro mantiene, comunque, una fortissima centralità nella costruzione dell’identità dei giovani italiani: sebbene consapevoli che il lavoro ha perso, infatti, il valore rappresentativo del contesto sociale, è a questo che affidano il compito di sostanziare un progetto di vita tanto che, per loro, la correlazione tra condizione occupazionale e realizzazione personale è percepita come una delle chiavi principali di accesso alla felicità (pena scoprire, poi, che questa sia un grande inganno).

La lotta all’ingiustizia verso l’uguaglianza delle opportunità e la valorizzazione delle capacità individuali passa per l’equo accesso al mondo del lavoro, per entrare nel quale, i giovani, intervistati nella ricerca Lavoro consapevole, realizzata dal Censis, utilizzano ancora il canale informale basato sulle relazioni famigliari, parentali e amicali e, solo in seconda battuta, l’invio del curriculum a privati tramite strumenti digitali o comunità professionali on line (vedi Linkedin). Perché, tutto sommato, a loro manca la conoscenza approfondita delle modalità di accesso e dei meccanismi a sostegno dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro che parrebbero non essere sufficientemente sedimentati.

Un disallineamento che fa il paio, coinvolgendo la metà degli occupati, con quello tra le competenze acquisite nel percorso formativo e il lavoro svolto: a fronte del bisogno e dell’esigenza di mettersi in gioco, senza aspettare troppo, finisce per imporsi la necessità di accettare quello che offre il mercato. L’elevata propensione al sacrificio e la disponibilità a valutare offerte di lavoro, anche se a carattere discontinuo, confermano la tendenza delle nuove generazioni a combattere, in tutti i modi, il rischio dell’esclusione sociale.

Sebbene in lieve miglioramento, le motivazioni alla base dell’elevato tasso di disoccupazione giovanile ancora presente in Italia, per i giovani sono da ricercarsi nello spostamento in avanti dell’età pensionabile, nel mancato funzionamento delle dinamiche che sottendono all’incontro fra domanda e offerta di cui sopra, e nella crisi economica con la conseguente riduzione del tasso di assorbimento delle imprese.

Sotto accusa, anche, la scuola per lo scollamento tra istruzione e competenze richieste dalle aziende, la pubblica amministrazione che ha smesso di assorbire forza lavoro, e il sistema della formazione professionale. Restituire la fiducia e un’immagine di identità professionale reale ai giovani che cercano un impiego per la prima volta o a chi si trova nella condizione di doversi ricollocare è un atto dovuto, anziché no, un dovere istituzionale.

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