Ambientato nella Mosca stalinista degli anni '30, il film racconta la storia di uno scrittore senza nome – il Maestro – perseguitato per aver scritto un’opera teatrale su Ponzio Pilato e Gesù (qui chiamato Yeshua). Quando tutto sembra perduto, fa la sua comparsa Woland, un misterioso straniero vestito di nero, incarnazione del diavolo, che spinge il Maestro a scrivere un romanzo sulla propria caduta. Accanto a lui c’è Margherita, la donna che gli è fedele fino alla fine, disposta persino a trasformarsi in strega per salvarlo.
Il film intreccia tre livelli narrativi: la Mosca atea e opprimente del regime stalinista, l'antica Gerusalemme dove Pilato interroga Yeshua, e una dimensione fantastica popolata da demoni, satire teatrali e gatti parlanti. Il risultato è un affresco visionario che mescola filosofia, politica e realismo magico.
Bulgakov scrisse il romanzo durante il periodo più oscuro delle purghe staliniane. Morì nel 1940 senza vederlo pubblicato: il manoscritto venne tenuto nascosto per quasi trent'anni, fino alla sua prima edizione censurata nel 1967. È un’opera costruita come un palinsesto di contraddizioni: religiosa ma ironica, morale ma demoniaca, realistica ma profondamente fantastica. Una satira che sfida il potere con l’arma dell’assurdo.
Alla regia troviamo Michael Lockshin, regista nato negli Stati Uniti da famiglia russa emigrata, che negli anni è tornato a Mosca per formarsi e affermarsi. Il suo esordio, Silver Skates, è stato il primo film russo finanziato da Netflix. Con Il Maestro e Margherita, ha raggiunto una vetta artistica notevole – ma ha anche dovuto fare i conti con le conseguenze. Durante la post-produzione del film, Lockshin ha lasciato la Russia per motivi di sicurezza, dopo essersi apertamente schierato contro l’invasione dell’Ucraina. Ha completato il montaggio in esilio, senza poter partecipare direttamente al lancio del film in patria.
Eppure, nonostante tutto, la pellicola ha avuto un clamoroso successo: 2.3 miliardi di rubli al box office, l’equivalente di oltre 24 milioni di euro. Una vittoria amara e insieme straordinaria. Non appena il pubblico ha colto il significato profondo del film, non sono mancate le reazioni indignate da parte dei sostenitori del governo: come se avessero dimenticato che Bulgakov scrisse un'opera corrosiva contro ogni forma di totalitarismo.
Nel film, la critica al regime non è esplicita, ma disseminata nei dettagli: la burocrazia paranoica, la censura, le false accuse, i processi farsa, gli intellettuali ridotti al silenzio o all’auto-esilio. Mosca viene dipinta come un mondo grottesco, dove il diavolo non è il male assoluto, ma l’unico capace di smascherare l’ipocrisia del potere.
Visivamente, Il Maestro e Margherita è un’opera ambiziosa. Tra effetti speciali, sequenze oniriche, coreografie teatrali e trovate surreali (su tutte, il celebre gatto parlante Behemoth), il film restituisce lo spirito eccentrico e sovversivo del romanzo. Alcune scene, come il ballo di Satana, ricordano l’eccesso raffinato di Eyes Wide Shut, mentre certi dialoghi sembrano usciti da un trattato esistenzialista.
In conclusione, Il Maestro e Margherita è un film necessario. Non solo perché adatta uno dei romanzi più importanti del Novecento, ma perché ci ricorda, oggi più che mai, che la satira, la letteratura e l’arte possono ancora essere strumenti di resistenza. Anche sotto i regimi. Anche nell’inferno.
Il Maestro e Margherita (Russia 2024)
Regia: Michael Lockshin
Cast: August Diehl, Yuliya Snigir, Evgeniy Tsyganov, Claes Bang, Yuri Kolokolnikov, Aleksey Guskov, Alexey Rozin, Alexander Yatsenko, Evgeniy Knyazev, Daniil Steklov, Polina Aug, Leonid Yarmolnik, Dmitriy Lysenkov
Sceneggiatura: Michael Lockshin, Roman Kantor
Fotografia: Maxim Zhukov
Produzione: Amedia, Mars Media, Profit
Distribuzione: Be Water Film