Affrontare la figura di un personaggio controverso, metterlo al centro di un film, usarlo per aprire un dibattito – anche scomodo – è un’operazione legittima, anzi necessaria. Perché il silenzio, in fondo, è la forma più subdola di censura. E in un’epoca in cui il cinema non può che essere intrinsecamente politico – non per appartenenza ideologica, ma per responsabilità narrativa – scegliere di raccontare diventa un atto di coraggio. Con Albatross, Giulio Base accetta questa sfida: al centro, c’è un uomo ideologicamente collocato nella destra più radicale, riletto però attraverso una lente professionale e cinematografica.
Il protagonista di Albatross è Almerigo Grilz, interpretato con intensità da Francesco Centorame. Una figura poco nota al grande pubblico, ma tutt’altro che neutra. Militante del Fronte della Gioventù, con alle spalle varie denunce per apologia del fascismo e violenze durante manifestazioni studentesche negli anni Settanta, Grilz è stato anche espulso dall’Università di Trieste per aggressioni durante i cortei. Non solo: nel 1983, scrisse un articolo in cui elogiava apertamente il pensiero di Mussolini. Dati reperibili online, che ci restituiscono il profilo di un giovane militante, tutt’altro che marginale.
Ma Albatross racconta anche un’altra faccia di Grilz. Quella del giornalista di guerra, fondatore – insieme a Gian Micalessin e Fausto Biloslavo – dell’agenzia Albatross Press. Negli anni Ottanta, lascia tutto per documentare conflitti dimenticati in giro per il mondo, armato di telecamera e macchina fotografica. Un testimone diretto, spesso in prima linea. È proprio in uno di questi scenari, durante la guerra civile in Mozambico, che Grilz viene ucciso nel 1987. Oggi riposa sotto un grande albero africano, ricordato da una targa semplice ma significativa.
Il punto più interessante del film sta nella riflessione sul potere dell’immagine. Il cinema, come il giornalismo contemporaneo, costruisce narrazione attraverso lo sguardo, seleziona cosa mostrare e cosa lasciare fuori. In questo senso, Albatross coglie un’intuizione importante: raccontare Grilz non solo come uomo, ma come testimone visivo. Tuttavia, il film resta in parte in superficie, trattenuto forse dalla necessità di restare nei binari del racconto biografico classico, pur cercando di evitarne i cliché.
La sceneggiatura sceglie un tono sobrio, ma a tratti manca di profondità: c’è un accenno al dualismo tra il militante e il reporter, una sottile romanticizzazione del suo mestiere (la verità a ogni costo), ma questi elementi non vengono mai davvero esplorati fino in fondo. Anche la recitazione, spesso enfatica, rischia di perdere quella naturalezza che una storia simile avrebbe richiesto.
Uno degli aspetti più deboli del film è il modo in cui vengono rappresentati gli anni Settanta, un decennio lacerato da tensioni ideologiche estreme. La scena iniziale, che mostra uno scontro tra fascisti e comunisti, appare quasi caricaturale, più vicina a una scaramuccia da bar che a un confronto violento e drammatico, quale fu in realtà. Il tono generale sembra ammorbidire la complessità dell’epoca, offrendo una lettura semplificata e priva della necessaria tridimensionalità.
Eppure, non si può negare la passione con cui Giulio Base si approccia alla materia. La sua regia è animata da un sincero desiderio di comprendere, di mettere in dialogo ideologie lontane, a volte anche intrecciate. La tensione tra oggettività e soggettività attraversa l’intero film, come attraversava la vita stessa di Grilz.
Albatross è un’opera che si muove su un terreno scivoloso e ha il merito di provarci. Racconta una figura controversa senza cedere alla facile agiografia, ma senza nemmeno approfondire pienamente le sue zone d’ombra. Il film stimola il dibattito, ma resta nel campo delle intenzioni. La sensazione è che manchi un ultimo passo, quello che avrebbe potuto trasformare una narrazione interessante in una riflessione davvero incisiva.
Grilz resta, alla fine, una figura ambigua. Ed è forse giusto così. Ma il cinema, proprio come il giornalismo che raccontava, ha il compito – e la possibilità – di interrogare quella ambiguità con più coraggio. Albatross accenna la domanda, ma non osa davvero cercare la risposta.
Albatross (Italia 2025)
Regia: Giulio Base
Cast: Francesco Centorame, Michele Favaro, Linda Pani, Tommaso Santini, Luca Predonzani, Giancarlo Giannini, Gianna Paola Scaffidi, Giulio Base
Sceneggiatura: Giulio Base
Fotografia: Giuseppe Riccobene
Produzione: One More Pictures, Rai Cinema
Distribuzione: Eagle Pictures