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Con Breve storia di una famiglia, il regista cinese Lin Jianjie firma un esordio sorprendente, presentato in anteprima mondiale al Sundance Film Festival 2024. Il film, a metà tra dramma familiare e thriller psicologico, esplora con sguardo lucido le fragilità emotive e i contrasti sociali della Cina post-politica del figlio unico, tracciando un ritratto intimo di una famiglia della media borghesia il cui equilibrio apparente viene incrinato dall’arrivo di un outsider.

La vicenda ruota attorno a Shuo, quindicenne taciturno e indipendente, cresciuto in un contesto segnato dalla violenza e dall’abbandono dopo la morte della madre e con un padre alcolizzato. Quando stringe un’amicizia inaspettata con Wei, figlio unico di una famiglia agiata, le loro vite prendono una piega inaspettata. Wei vive in una casa ordinata, con un padre biologo severo e una madre gentile ma distante. Dopo un episodio a scuola, lo invita a casa per giocare ai videogiochi. Ma la semplice visita si trasforma presto in qualcosa di più profondo, specie dopo la morte improvvisa del padre di Shuo, che rischia di finire in orfanotrofio.

I genitori di Wei decidono di accoglierlo in casa, all'inizio per solidarietà. Ma il gesto altruista si trasforma gradualmente in una prova di resistenza emotiva: tensioni, insicurezze e rancori nascosti affiorano a ogni pasto, ogni silenzio, ogni sguardo. Il passato si insinua nel presente, e ciò che sembrava un gesto di apertura diventa un detonatore per vecchi squilibri mai risolti.

Con uno stile elegante e controllato, Lin Jianjie costruisce il film come un’indagine silenziosa e sottile sulle disuguaglianze sociali e sull’apparente perfezione della famiglia benestante. Tuttavia, sotto la superficie del racconto si nasconde qualcosa di più inquietante: il film non parla solo di differenze di classe, ma mette a nudo dinamiche familiari tossiche, aspettative opprimenti e il bisogno disperato di approvazione. La fotografia cupa e densa di Zhang Jiahao amplifica questo senso di disagio, evocando atmosfere plumbee che sembrano anticipare il crollo imminente.

Breve storia di una famiglia si muove così tra dramma relazionale e mistero emotivo, offrendo una riflessione profonda sulla solitudine, sull'identità e sul peso del non detto. Il regista evita qualsiasi caricatura, permettendo ai personaggi di rivelarsi lentamente, con sfumature che li rendono tanto riconoscibili quanto disturbanti. Le maschere cadono con naturalezza, lasciando intravedere un’umanità fragile e spesso contraddittoria.

A completare l’atmosfera, le musiche ipnotiche del compositore danese Toke Brorsin Odin aggiungono tensione e malinconia, accompagnando il racconto senza mai sovrastarlo. L’approccio minimalista di Lin Jianjie non ha bisogno di enfasi: è l’osservazione a distanza ravvicinata che svela tutto ciò che le parole non riescono a dire.

Dopo il successo al Sundance, il film è stato selezionato per la sezione Panorama della Berlinale, a conferma della forza visiva e narrativa dell’opera. Un film che non cerca facili consolazioni né redenzioni forzate. Un’opera prima matura e inquieta, che fa riflettere su ciò che la famiglia è… e su ciò che non osa mai dire.

 

Breve storia di una famiglia (Cina, Francia, Danimarca 2024)

Regia: Jianjie Lin
Cast: Zu Feng, Guo Keyu, Sun Xilun, Lin Muran
Sceneggiatura: Jianjie Lin
Fotografia: Jiahao Zhang
Produzione: First Light Pictures
Distribuzione: Movies Inspired