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di Alessandro Iacuelli

E' una Napoli che sembra essersi arresa, quella che si vede in questi giorni di nuova fase alta di emergenza rifiuti. Anche stavolta, al primo intoppo degli impianti di smaltimento, non c'è più un solo luogo a disposizione dove portare i rifiuti solidi urbani. La raccolta dai cassonetti è continuata per un po’, ma ovviamente fino alla saturazione completa delle aree di stoccaggio, delle isole ecologiche e perfino dei mezzi stessi, che ora attendono in fila di essere vuotati. Due giorni, è non è stato neanche più possibile raccogliere i rifiuti urbani dalle strade della città e della fascia dei comuni della provincia. Così, quella Napoli da cartolina e da turisti che in tanti, a livello istituzionale, cercano ancora di mostrare, resta sepolta sotto i suoi stessi rifiuti solidi urbani. Proprio mentre Guido Bertolaso, il capo della Protezione Civile, scende in campo al posto del prefetto Corrado Catenacci, per due anni commissario di Governo per l'emergenza rifiuti che dura da 1994 e che ha assunto le caratteristiche di un caos-rifiuti stabile, piuttosto che di un'emergenza. Così, sale la tensione a Ponticelli, dove gli abitanti mostrano nervosismo di fronte all'idea di creare un nuovo sito di stoccaggio in via De Roberto, in pieno quartiere, in una strada trafficata che è già ridotta ad una discarica. In tutta la zona orientale, da Barra a San Giovanni, non c'è una sola arteria stradale che non sia invasa da rifiuti, al punto in cui in certi tratti la carreggiata si è ridotta di larghezza. Letteralmente rubata dai rifiuti.
Il motivo principale della rabbia degli abitanti di Ponticelli si riassume nel non voler trasformare in discarica un'area che, appena due anni fa, fu adibita in via straordinaria a sito di stoccaggio temporaneo. "Per appena due mesi", disse all'epoca il commissario di Governo. L'area si trova a ridosso del depuratore di Napoli est - quindi in una zona già profondamente colpita sul piano ambientale - e a poche centinaia di metri da condomini, mercato di quartiere, scuole. A questo si aggiunge che l’area fa anche parte dell’Ambito 13 del Piano di recupero e valorizzazione dell’area orientale; si tratta quindi di un’area che doveva essere recuperata e restituita alla vita civile dopo una bonifica.

Non cambiano le cose nella zona settentrionale della città: a San Pietro a Patierno e Capodichino capita di girare in automobile e inavvertitamente trascinare per metri un sacchetto nero di rifiuti rimasto impigliato in una ruota, a malapena si riesce a transitare tra i cassonetti traboccati da giorni. Stessa scena a Secondigliano, lungo corso Italia. A Scampia la situazione diventa particolarmente grave: alcuni residenti, per sfuggire al cattivo odore che in questi giorni senza pioggia e senza vento si sprigiona dalle strade, hanno allontanato i cassonetti dalle proprie abitazioni, scaraventandoli al centro delle carreggiate stradali, creando così situazioni pericolose per la sicurezza della viabilità. Giunti alla rotonda di Piscinola, non c'è altro da fare che invertire la marcia e tornare indietro, verso il centro della città.

Se la periferia è asfissiata dai miasmi, il centro cittadino non se la passa meglio. Al quartiere Stella, poco lontano dalla casa natale di Totò, c'è piazza Miracoli, invasa non solo dai rifiuti ma anche dai ratti, che banchettano tranquillamente anche in pieno giorno, tagliano la strada all'auto, saltellano tra i sacchetti depositati lungo la strada. Si tratta di una delle situazioni più precarie dell'intera città, considerato che si tratta di un quartiere popolare, densamente abitato, e pieno di attività commerciali al dettaglio.
Ridiscendendo lungo via Duomo, in direzione del mare, si giunge a piazza Mercato, dove intere vie di accesso alla piazza sono ostruite da quintali di cartoni, imballaggi, scatoli. Stessa scena nei dintorni di Porta Capuana.

L'emergenza rifiuti non risparmia nemmeno le zone collinari, i quartieri più ricchi della città: anche Posillipo è deturpata dai rifiuti, mentre al Vomero si boccheggia a causa dei cattivi odori. Qui la situazione è particolarmente a rischio soprattutto nella zona dei mercati rionali, dove i cumuli di rifiuti vanno ad invadere gli spazi tra i banchi di generi alimentari.
Nella zona occidentale, si assiste ad una situazione a macchia di leopardo nella zona di Fuorigrotta e Bagnoli, dove sono le aree popolari ad essere sottoposte ai maggiori disagi. Infine, nella periferia occidentale, a Soccavo e Pianura, si respira aria mista a plastica bruciata: nella notte tra venerdì e sabato la popolazione, esasperata, ha dato fuoco a numerosi cumuli di rifiuti e ad alcuni cassonetti.

Fin qui la situazione del capoluogo. Ma se si crede di aver visto tutto, basta spostarsi a pochi minuti d'automobile, e diventa facile constatare come nella provincia, soprattutto quella settentrionale, le cose vadano persino peggio.
Da giorni vanno avanti le trattative per la riapertura della discarica di via Ripuaria, una vecchia cava dismessa, già in passato adibita a discarica, ed ora già esaurita. Nell'area dovrebbero essere sversati i rifiuti dei Comuni a Nord di Napoli.
I cittadini però non vogliono aspettare, e chiedono risposte immediate da amministrazioni e commissariato di governo. La rabbia si ripercuote sui cumuli di rifiuti sparsi per strada.
Il sabato sera diventa così uno scenario surreale, quasi da film: notte di fiamme a Casavatore, come a Casoria, Frattamaggiore, Afragola. Notte illuminata dai roghi, dalle periferie fin nei centri storici dei vari comuni, con un lungo susseguirsi di colonne di fumo e cassonetti che bruciano. L'aria è sempre acre ed invita ad indossare una mascherina. Il fumo è denso, sembra anch'esso fatto di plastica.
Nella notte rischiarata dagli incendi, nessuno si cura neanche di spegnerli: "Forse, è l'unico modo per eliminare dalle strade i cumuli", dice un barista di Afragola, "certo puzza, ma se non li bruciamo puzza lo stesso, e anche di più. Pensi che devo tenere le porte del bar chiuse, altrimenti entra la puzza dentro: io vendo cornetti, mica mazze di scopa!".

A Cercola, comune dell'area orientale, la rabbia dilaga nelle strade poiché i marciapiedi non sono più praticabili.
Intanto, il sindaco di Nola ha emanato un'ordinanza con la quale sospende il mercato del mercoledì nella centralissima piazza d'Armi invasa da rifiuti, scrivendo esplicitamente nella motivazione che si tratta di un provvedimento finalizzato alla tutela della salute dei cittadini.
Non va diversamente nella zona costiera: a Castellammare di Stabia il sindaco è riuscito ad ottenere una "autorizzazione straordinaria" per prelevare i rifiuti solo nelle zone adiacenti le scuole e l'ospedale. A Torre Annunziata, rivolta di docenti, studenti e genitori di una scuola media, che hanno scaraventato cassonetti e rifiuti a centro strada, bloccando la circolazione e causando l'intervento della polizia. In gran parte della provincia di Napoli, le scuole sono state chiuse proprio a causa dell'emergenza rifiuti.

Con il passare dei giorni, la situazione diviene sempre più critica sia per l'ordine pubblico sia per gli aspetti sanitari e la popolazione si chiede perché ci sono voluti 12 anni di emergenza e di commissariato di Governo per arrivare ad una situazione come quella appena descritta.
Per risolvere queste fase di emergenza acuta, il commissariato di Governo intende usare le discariche di Villaricca, di Difesa Grande e di Tufino: cioè tre discariche esaurite da cinque anni, e già contenenti quantità di rifiuti superiori a quelle per le quali erano state progettate. In particolare, il sito di Tufino vede una "montagna" di rifiuti compattati che si innalza addirittura per 25 metri sopra il piano della campagna circostante. Combatteranno l’emergenza provocando altre emergenze?