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Proprio ora che c’è da attraversare l’oceano, la politica italiana riesce a perdersi di fronte a una pozzanghera. Senza timore di sguazzare nel ridicolo, il nostro è l’unico Paese europeo in cui si continua a parlare ossessivamente del Mes. Il governo rischia addirittura di cadere su questo tema e sarebbe davvero il colmo del grottesco.

Partiamo dai fatti. La settimana scorsa l’Eurogruppo ha approvato la riforma del Fondo salva Stati, che ora ha in pancia 240 miliardi di euro per fronteggiare la pandemia. Fra il primo giugno di quest’anno e il 31 dicembre del 2022, i Paesi dell’Eurozona potranno ricevere fino al 2% del proprio Pil dal Mes (per l’Italia circa 36 miliardi di euro), a patto che queste risorse siano utilizzate solo per le spese sanitarie “dirette o indirette” legate all’emergenza coronavirus. La scadenza del prestito è a 10 anni e il tasso è allo 0,1%, il che permetterebbe all’Italia di risparmiare circa sette miliardi in termini di interessi sul debito.

Una differenza fondamentale rispetto al passato è che adesso, per accedere ai fondi del Mes, non è più necessario siglare un piano di rientro dei conti pubblici con l’Europa. Significa che nessuno rischia di fare la fine della Grecia nel 2012: incassare i soldi del Fondo non comporta alcun impegno su future politiche di austerità.

I ministri delle Finanze dell’Eurozona hanno sterilizzato anche la “sorveglianza rafforzata” prevista dalle regole originarie del Mes. Da giugno, chi accederà al Fondo non cadrà automaticamente sotto la lente della Troika, né riceverà sul proprio territorio ispettori della Commissione europea o della Bce. Bruxelles controllerà soltanto che i soldi del Mes vengano effettivamente spesi per le necessità sanitarie causate dal Covid-19.

Ora, nonostante tutte queste rassicurazioni, il Movimento 5 Stelle continua la sua crociata contro il Fondo salva-Stati e - in aperto contrasto con Pd e Iv - assicura che l’Italia non lo userà mai. Per quale motivo? I grillini ripetono il mantra dello “strumento inadeguato”, ma non entrano nel merito. Parlano di “possibili condizionalità future”, ma non specificano quali, né in che modo potrebbero essere introdotte ex post. Visto che si chiede agli italiani di rinunciare a 36 miliardi da spendere per ospedali, ricerca e assunzioni, forse sarebbe il caso di affrontare i particolari tecnici della questione, senza rimanere sul vago.

Intendiamoci, la riforma del Mes non esclude affatto che in futuro l’Europa possa chiedere all’Italia delle manovre correttive (del resto, abbiamo accettato d’inserire il pareggio di bilancio nella Costituzione). Il punto è che prima o poi questa richiesta arriverà comunque, perché - con o senza i soldi del Fondo salva-Stati - a fine anno il debito italiano viaggerà parecchio oltre il 150% del Pil e il deficit sarà oltre il 10%. Insomma, il Mes non ci condanna e non ci salva, ma ci offre l’opportunità di sostenere un settore come la sanità falcidiato da anni di tagli. Perché dovremmo rinunciarci?

L’unico motivo è che i grillini devono tenere il punto. Hanno sempre parlato del Mes come del demonio e ora - anche se il Mes si è trasformato - non possono cambiare idea. Forse pensano che i loro elettori non capirebbero, forse hanno paura delle bordate in arrivo da Lega e Fratelli d’Italia, che sul Fondo salva-Stati (come su molti altri temi) inventano frottole a cadenza quotidiana.

Su una cosa i grillini hanno ragione: i soldi del Mes non bastano. In effetti, se consideriamo le proporzioni della crisi e della risposta necessaria, i 240 miliardi del Fondo sembrano gli spicci per la merenda. Anche se li sommiamo ai 100 miliardi per “Sure” (una sorta di nuova cassa integrazione europea) e ai 200 miliardi destinati alla Banca europea per gli investimenti (che dovrà prestarli alle Pmi), il pacchetto da 540 miliardi attivo dal primo giugno appare ben poca cosa di fronte al piano trilionario già lanciato negli Usa. È giusto perciò concentrarsi sulla trattativa per il Recovery Fund, che il governo italiano vorrebbe attivo già in estate (prospettiva assai complicata) e con un arsenale superiore ai mille miliardi di euro.

C’è poi un altro aspetto da considerare riguardo al Mes. Visto che in Italia la sanità è in mano alle Regioni - che negli anni hanno dato prova di non essere dei circoli di statisti - siamo sicuri che riusciremmo a usare quei 36 miliardi come dovremmo? Quanti soldi rischiano di finire in mazzette? Quanti alla sanità privata? Nel Paese delle consorterie, questo è un problema serio.

Alla fine, però, la domanda da porsi è una sola: l’insufficienza del Mes e le difficoltà che avremmo a gestire i fondi sono motivi validi per rinunciare a 36 miliardi di euro?