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Un nuovo caso di abuso di potere da parte del presidente americano Trump ha riacceso in questi giorni il dibattito su un possibile imminente procedimento di impeachment nei confronti dell’inquilino della Casa Bianca. Senatori e deputati del Partito Democratico, in parallelo ai media ufficiali di orientamento “liberal”, si sono rapidamente mobilitati dopo l’ennesima fuga di notizie che ha raccontato di come Trump avesse discusso con un leader straniero, poi identificato nel neo-presidente ucraino Volodymyr Zelensky, di informazioni giudicate sensibili dall’intelligence USA e, soprattutto, si fosse adoperato per ottenere vantaggi in chiave elettorale.

 

A scatenare la nuova polemica è stata una segnalazione di un non meglio identificato agente della CIA che, seguendo le procedure previste per la protezione dei cosiddetti “whistleblower”, tra la fine di luglio e i primi di agosto avrebbe riferito all’allora direttore dell’Intelligence Nazionale (DNI), Dan Coats, di una telefonata tra Trump e Zelensky nella quale il presidente americano si era evidentemente lasciato scappare qualche parola inopportuna.

L’informazione era stata ritenuta “credibile” e di natura “urgente”, così che l’ispettore generale per le agenzie di intelligence degli Stati Uniti, Michael Atkinson, si era premurato di informarne il Congresso, come stabilito dalla legge. L’iniziativa era stata però bloccata dal nuovo DNI, Joseph Maguire, nominato ad interim da Trump e installatosi il 16 agosto dopo le dimissioni del suo predecessore. Maguire aveva subito parlato della questione con la Casa Bianca e ricevuto l’approvazione del dipartimento di Giustizia.

Dopo le speculazioni iniziali della stampa sull’identità del leader straniero con cui aveva parlato Trump, è emerso appunto che si trattava del presidente ucraino Zelensky. Nel colloquio telefonico, ascoltato dalla CIA e avvenuto il 25 luglio scorso, Trump avrebbe sollecitato il suo interlocutore a spingere per l’apertura di un’indagine in Ucraina sul ruolo avuto dall’ex vice-presidente, Joe Biden, nel fare pressioni sulla giustizia ucraina per risparmiare suo figlio, Hunter, da possibili guai legali.

La vicenda aveva avuto inizio nel 2014, quando Hunter Biden era stato scelto da un oligarca ucraino per sedere nel consiglio di amministrazione della sua compagnia energetica, in seguito finita all’attenzione del procuratore generale dell’ex repubblica sovietica per un possibile caso di corruzione. Nel 2016, Biden, attualmente in corsa da favorito per la nomination democratica, si era recato in visita a Kiev e, secondo i suoi accusatori, avrebbe minacciato il congelamento di un miliardo di dollari in aiuti finanziari al governo ucraino se l’allora presidente, Petro Poroshenko, non si fosse deciso a licenziare il procuratore generale e, di conseguenza, a liquidare l’indagine in cui rischiava di finire suo figlio.

Contro Hunter Biden non furono presi provvedimenti, ma Trump avrebbe continuato anche di recente a chiedere un’indagine su quest’ultimo e, soprattutto, sul padre e possibile prossimo sfidante per la presidenza degli Stati Uniti. Lo stesso Trump ha di fatto ammesso di avere parlato con Zelensky di Biden, anche se a suo dire il colloquio telefonico non avrebbe implicato alcun comportamento illegale o inopportuno. Il presidente repubblicano sostiene di avere discusso con il suo omologo ucraino di “corruzione” e del fatto che la sua amministrazione non desidera che cittadini americani, “come il vice-presidente Biden e suo figlio”, contribuiscano ad aggravare il problema della corruzione già dilagante nel paese dell’Europa orientale.

Rudolph Giuliani, ex sindaco di New York e avvocato personale di Trump, in un’intervista rilasciata settimana scorsa, ha a sua volta confermato senza esitazioni di avere anch’egli richiesto al governo ucraino di fare luce sulle attività dei Biden. Le ammissioni di Trump e Giuliani hanno prevedibilmente alimentato la polemica a Washington, con i principali media americani che si sono occupati quasi esclusivamente del caso nel corso del fine settimana. I leader democratici al Congresso hanno inoltre chiesto di sentire i protagonisti della vicenda e di ricevere la trascrizione integrale della telefonata fra Trump e Zelensky, cosa che la Casa Bianca ha però per il momento escluso.

L’aspetto più problematico è rappresentato da quello che viene da molti definito come un comportamento ricattatorio di Trump. Il presidente avrebbe infatti bloccato circa 250 milioni di dollari in aiuti militari, approvati dal Congresso per l’Ucraina, in attesa di un’iniziativa del governo e della giustizia di questo paese contro Biden. La Casa Bianca ha negato fermamente questa accusa e ha assicurato che il ritardo nello sblocco del denaro, avvenuto il 12 settembre, era dovuto esclusivamente a ragioni di ordine procedurale.

Giovedì, il direttore dell’Intelligence Nazionale ad interim Maguire dovrebbe testimoniare di fronte alla commissione Intelligence della Camera dei Rappresentanti, dove i deputati soprattutto democratici che ne fanno parte insisteranno sulla gestione della segnalazione interna alla CIA riguardante il presidente Trump. L’evento darà con ogni probabilità ulteriore fiato alle voci che chiedono l’apertura di un procedimento di impeachment, come lasciano ampiamente intuire le prese di posizione di molti politici nei giorni scorsi.

La stampa americana ha registrato un sensibile aumento delle pressioni sulla leadership del Partito Democratico per muoversi in questo senso. Ciò è la conseguenza del cambiamento di approccio al “problema” Trump tra non pochi membri del Congresso moderati che fino ad ora erano stati profondamente scettici riguardo l’impeachment. Soltanto l’ala “progressista” del partito e pochi altri avevano insistito nel recente passato per istruire un processo contro il presidente. I leader democratici e la pattuglia “centrista” al Congresso avevano invece invitato alla cautela, sia per le scarse possibilità di successo, vista la maggioranza repubblicana al Senato, sia per il timore di offrire un assist elettorale al presidente.

Al di là delle effettive probabilità che Trump possa essere rimosso dal suo incarico attraverso un voto del Congresso, è fuori discussione che ci siano state svariate azioni del presidente in questi anni contrarie alla Costituzione americana. L’utilizzo del suo ufficio per esercitare pressioni su un leader straniero in modo da ottenere vantaggi politici rientra senza dubbio in questa categoria. L’avere dirottato fondi federali, stanziati dal Congresso per determinati scopi, al fine di destinarli alla costruzione di un muro di confine con il Messico è un altro esempio.

Il giudizio del Partito Democratico è stato però finora molto selettivo sulle responsabilità di Trump e, anche in questo caso, l’apparente frenesia per l’impeachment nasconde probabilmente più di una perplessità. Gli attacchi e le condanne dell’atteggiamento tenuto da Trump con Zelensky servono in primo luogo a distogliere l’attenzione del pubblico dalle manovre quanto meno discutibili dello stesso Biden in Ucraina. Un processo di impeachment rischierebbe tuttavia di portare parecchio interesse sulla vicenda, minacciando anche la posizione dell’ex vice-presidente in concomitanza con l’avvicinarsi della campagna elettorale e del voto del novembre 2020.

L’impressione continua a essere quella che i democratici intendano utilizzare l’impeachment come strumento elettorale e, più precisamente, come valvola di sfogo per ampie fasce della popolazione americana disgustata dall’amministrazione Trump. In fin dei conti, la quasi certa mancata collaborazione del Partito Repubblicano in un procedimento contro il presidente è quasi rassicurante per i vertici democratici, i quali temono non tanto i metodi illegali e incostituzionali di Trump quanto una possibile mobilitazione popolare contro il presidente sotto impeachment, in grado di trasformarsi in una protesta di massa diretta contro l’intero sistema politico di Washington.

La nuova crisi che sta coinvolgendo la Casa Bianca ha messo infine in imbarazzo il presidente ucraino Zelensky nei primi mesi del suo mandato e mentre sta cercando di intraprendere un timido tentativo di riconciliazione con la Russia di Putin. L’ex attore comico ha escluso che ci siano stati aspetti impropri nel comportamento di Trump, ma le polemiche potrebbero ben presto infiammarsi, visto anche che i due leader dovrebbero incontrarsi in questi giorni a New York a margine dell’annuale Assemblea Generale delle Nazioni Unite.