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Il prossimo vertice della NATO, in programma a Vilnius i prossimi 11 e 12 luglio, sembra essere già stato contagiato da uno strano fatalismo politico.

La speranza di una svolta politica a Vilnius, in Lituania, verso la pace in Ucraina, guidata da quanti sono logorati dalla guerra in Europa orientale, sembra essere già svanita.

 

Circola piuttosto una generale accettazione nella NATO che le offensive estive ucraine a Zaporizhie e di nuovo ora a Bakhmut non sono riuscite a intaccare le difese russe, provocando un'orribile livello di mortalità tra la “manodopera” ucraina e di distruzione degli equipaggiamenti forniti dall'Occidente.

L'Occidente sembra insomma appagato nel lasciare che Zelenskyj continui a sprecare i sempre più scarsi uomini in età militare dell'Ucraina in un processo descritto dallo scrittore Raúl Ilargi Meijer come il “suicidio assistito della nazione ucraina per mano della NATO”.

La strategia taciuta della NATO sembra essere la seguente: sappiamo che la Russia sta inevitabilmente vincendo in Ucraina, ma faremo in modo che noi e i nostri delegati a Kiev distruggiamo il più possibile la forza lavoro e la ricchezza nazionale dell'Ucraina prima che la Russia prenda il controllo del paese.

La diga di Kakhovka è crollata e ciò che resta della centrale nucleare di Zaporizhie sembra sempre più a rischio di sabotaggio ucraino con l’assistenza dell'Occidente. Queste due enormi risorse erano i cardini del potenziale e della ricchezza industriale e agricola dell'Ucraina.

Quando la Russia otterrà il controllo politico sulla terra in rovina dell'Ucraina, e dopo aver respinto le rivendicazioni occidentali sulla proprietà dei beni in questo paese, dovrà far fronte a un’enorme opera di ricostruzione, paragonabile alla situazione che l'Unione Sovietica dovette affrontare in Ucraina dopo le azioni da terra bruciata attuate come vendetta dalle divisioni naziste in ritirata nel 1944-45.

Nel frattempo, sotto la leadership sonnolenta del cancelliere Olaf Scholz, la Germania sta procedendo con la propria deindustrializzazione, auto-inflitta con la perdita di gas russo a buon mercato in seguito al sabotaggio condotto dagli Stati Uniti dei gasdotti baltici. Gli industriali tedeschi stanno portando così altrove i loro capitali, le capacità manageriali e la proprietà intellettuale. La Francia è a sua volta lacerata da gravi rivolte. L'UE è distratta e senza obiettivi. Nel complesso, l'Europa occidentale sta perdendo influenza globale.

Negli Stati Uniti, a passarsela bene è solo il complesso militare-industriale-mediatico. Le infrastrutture continuano a decadere. La classe media è confusa e in declino. I Democratici sono il partito dell'imperialismo “liberal” e i Repubblicani restano divisi tra guerrafondai e Trumpiani nazionalisti. Chissà chi sarà il prossimo presidente degli Stati Uniti e se riuscirà ad arrestare il relativo declino dell'America.

La Russia, al contrario, fa costantemente progressi in termini di reputazione tra la “Maggioranza Globale” (ovvero quello che era il sud del mondo). C'è una fila sempre più lunga di governi che cercano di aderire ai BRICS e alla Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO).

L'alleanza strategica tra Russia e Cina è il fulcro di questa crescente e “intellettualmente fiduciosa” ideologia del multipolarismo che sta attirando l'attenzione di governi responsabili in tutto il mondo.

Il compito della Russia è vincere in Ucraina, come sta facendo, ma senza distruggere la sua reputazione agli occhi della Cina e della maggioranza globale.

La Russia sta calando il sipario sui 320 anni trascorsi da quando Pietro il Grande iniziò a tentare di rendere la Russia un membro del Club anglofono europeo. La Russia non si fiderà mai più dell'Occidente.

La storia del tradimento diplomatico occidentale durante gli ultimi 32 anni, a partire dalla fine del comunismo sovietico nel 1991, ha mostrato ai russi che l'agenda USA-Regno Unito è sempre andata ben oltre la sconfitta del comunismo: l’obiettivo è cioè di espandere l'egemonia globale americana e piegare la Russia in quanto stato capace di offrire un modello concorrente di civiltà a livello globale.

Esistono ormai prove sufficienti per convincere la Maggioranza Globale che il cambio di regime orchestrato dagli Stati Uniti e le operazioni per estendere il controllo sull’Ucraina a partire dal 2013 miravano cinicamente a indebolire e destabilizzare la Russia. Con l’esempio della propria brutale storia coloniale, la Maggioranza Globale non può nascondere la soddisfazione per il fatto che questi sforzi occidentali stiano fallendo.

Dal vertice NATO di Vilnius non usciranno dunque nuovi miracoli per salvare l’ormai condannato regime di Kiev. Verrà sparsa invece parecchia stanca retorica circa la necessità di continuare a difendere l'Ucraina democratica.

Nessuno – tra oratori e ascoltatori - ci crederà però veramente.

di Tony Kevin; ex diplomatico australiano, ambasciatore in Cambogia e Polonia e addetto all'ambasciata australiana a Mosca. È autore di sei opere su politiche pubbliche e relazioni internazionali.

Fonte: Consortiumnews