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Gli “Accordi di Abramo” del 2020 sono stati una bomba a orologeria scoppiata con l’assalto di Hamas della scorsa settimana.
Sabato mattina, il gruppo jihadista Hamas ha deciso di attaccare Israele su una scala senza precedenti, bombardando con missili e lanciando un’invasione di terra. Ne sono seguite carneficine, morte e distruzione, con centinaia di vittime e migliaia di feriti da entrambe le parti, civili compresi, mentre Israele ha risposto con una dichiarazione di guerra su vasta scala e un incessante bombardamento della Striscia di Gaza.

Il conflitto tra Israele e Palestina è comune quanto il sorgere del sole da Oriente, ma questa volta sembra essere differente, non solo per lo spaventoso numero di vittime da entrambe le parti in pochi giorni, ma perché i precedenti conflitti, all’indomani di quello del 1973, non sono mai state guerre formali e il territorio legalmente riconosciuto di Israele non è stato invaso da un nemico dal 1948. La posta in gioco è enorme, ma ci si potrebbe chiedere: come si è arrivati esattamente a questo? Perchè sta accadendo ora? E come si collega al contesto più ampio non solo del Medio Oriente, ma dell’intero pianeta?

 

La risposta è in queste parole: Accordi di Abramo. La spinta degli Stati Uniti a creare un clima di pacificazione unilaterale, sbilanciato ed efficace solo nei confronti di Israele, unito al tentativo di isolare l’Iran, ha portato Hamas a calcolare che l’unico modo per salvare la propria causa era scatenare una rivolta armata su vasta scala. In tal modo, l'obiettivo dei militanti non è quello di distruggere Israele frontalmente, perché va ammesso che un risultato del genere non è raggiungibile. Si tratta piuttosto di ribaltare la situazione diplomatica e politica nella regione contro Israele e gli Stati Uniti in nome di una nuova Jihad.

Gli Accordi di Abramo sono un’iniziativa di pace avviata nel 2020 dall’amministrazione Trump per cercare di convincere i paesi arabi a riconoscere unilateralmente lo Stato di Israele, senza alcuna concessione sulla questione dello stato palestinese. Attraverso gli accordi, guidati dal fanatismo filo-israeliano dell’ex segretario di Stato Mike Pompeo, gli Stati Uniti sono riusciti a convincere gli Emirati Arabi Uniti, il Sudan, il Marocco e il Bahrein a instaurare relazioni diplomatiche formali con Israele. L’incentivo degli Stati Uniti era rappresentato da concessioni unilaterali a questi stessi paesi arabi, come la rimozione del Sudan dalla lista degli Stati sponsor del terrorismo o il riconoscimento della sovranità del Marocco sul Sahara Occidentale.

Gli Accordi di Abramo non sono però un’iniziativa di pace seria perché tutto ciò che hanno fatto è corrompere i paesi arabi affinché si schierassero effettivamente con Israele e abbandonassero la Palestina, invece di favorire la pace in uno dei conflitti più importanti della regione. Inoltre, il vero intento geopolitico degli accordi è di facilitare l’isolamento diplomatico dell’Iran, indebolendo e dividendo la causa antisionista. La strategia principale, per estensione, è quella di facilitare l’egemonia americana sul Medio Oriente, date le relazioni molto strette tra Israele e Stati Uniti. L’opposizione agli Stati Uniti nella regione è infatti sempre andata di pari passo con l’opposizione a Israele, sia attraverso il nazionalismo arabo (Siria, l’Iraq di Saddam Hussein e, storicamente, l’Egitto di Gamal Abdel Nasser) o attraverso il fondamentalismo islamico (Iran, Hezbollah, Hamas).

Per questo, gli Stati Uniti speravano che, isolando diplomaticamente l’Iran, imponendogli dure sanzioni e tentando di costringerlo a capitolare sui suoi programmi nucleari e missilistici balistici, Washington potesse mantenere la propria supremazia in Medio Oriente e le relazioni di sicurezza nella regione favorevoli ai propri interessi e a quelli dei suoi alleati. Gli Accordi di Abramo, a tal fine, hanno incoraggiato la pacificazione di Israele, piuttosto che raggiungere un compromesso reciprocamente accettabile che cercasse di andare verso la soluzione dei “due Stati”. Nel promuovere ciò, gli Stati Uniti sono stati ben contenti di permettere a Israele, sotto la guida del governo Netanyahu, di spostare continuamente i paletti verso la “soluzione di uno Stato unico” e di ignorare di fatto la resistenza palestinese, le cui azioni vengono ora descritte come “non provocate” .

Tuttavia, questa strategia ha fallito su numerosi fronti. In primo luogo, i cambiamenti nel panorama geopolitico globale dall’inizio del conflitto russo-ucraino nel 2022, così come la concorrenza tra gli Stati Uniti e la Cina, hanno reso l’Iran più forte, poiché quest’ultimo paese ha guadagnato spazio politico per evitare sanzioni e sviluppare più prontamente le proprie capacità militari senza resistenze, dandogli quindi l’opportunità di assicurare un maggiore sostegno a Hamas e Hezbollah. Gli Stati Uniti stanno ancora utilizzando politiche sanzionatorie dell’era unipolare che appaiono ormai strategicamente ridondanti. In secondo luogo, gli Stati Uniti sembrano non essersi resi conto di come il tentativo di cambiare arbitrariamente lo status quo a favore di Israele conduca al rafforzamento della resistenza armata perché i palestinesi sono di fatto messi all’angolo. La combinazione di questi fattori fa sì che il terreno fosse fertile perché emergesse un conflitto militare di “epoca multipolare”.

Il risultato finale sarà una guerra per procura con gli Stati Uniti che sostengono Israele, mentre l’Iran, tra gli altri, sostiene Hezbollah e Hamas. Anche se in passato ci sono stati molti casi di tali guerre per procura, sia in Siria che in Yemen, la differenza con quella in corso consiste nel fatto che è contro Israele stesso, quindi gli Stati Uniti non hanno il privilegio di poter esercitare pressioni su altri stati arabi a sostegno della propria causa. Pertanto, la causa palestinese diventa anche un’arma di propaganda che impone nella regione la dicotomia “noi contro di loro”. Ciò alla fine minaccia di creare un pantano per gli Stati Uniti, la cui posizione subirà danni crescenti man mano che la situazione si evolverà, soprattutto perché anche le risorse militari americane sono logorate dal conflitto in Ucraina.

In conclusione, gli Accordi di Abramo sono stati un errore strategico da parte degli Stati Uniti. Essi non hanno creato la pace in Medio Oriente ma hanno fondamentalmente destabilizzato la regione e condotto al più grave conflitto in cui Israele è stato coinvolto dal 1973.

di Timur Fomenko

Fonte: RT