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Il generale Vannacci ha due meriti. Il primo è aver fatto luce su un equivoco pericoloso e molto diffuso: libertà di parola non significa affatto che ognuno di noi può dire quello che vuole. I reati d’opinione esistono e sono codificati dal Codice penale. L’articolo 604 bis comma 1, ad esempio, stabilisce che è punito “con la reclusione fino ad un anno e sei mesi o con la multa fino a 6.000 euro chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”.

Ora, l’Esercito non ha punito Vannacci in modo proporzionato alle aberrazioni che ha scritto, neanche lontanamente. Quindi è certo che a nessun procuratore verrà mai in mente di perseguire il generale per il reato di cui sopra. La giustificazione è ovvia: in quella porcheria di libro non si parla esplicitamente di “superiorità” o di “odio” razziale. Il che magari è vero, ma occorre una dose titanica d’ipocrisia per fingere di non vedere che il sottotesto del “Mondo al contrario” è esattamente quello.

 

Se senti il bisogno di affermare che la pelle nera “non rappresenta l’italianità”, vuol dire che nel tuo cervello la pelle bianca è superiore a quella nera. Altrimenti non ti verrebbe nemmeno in mente di porti il problema. E lo stesso discorso si può fare per l’omofobia: se avverti la necessità di stabilire chi è normale e chi no, vuol dire che, dentro di te, consideri l’orientamento etero migliore degli altri, superiore in senso morale. È un presupposto necessario.

Quindi no: le idiozie scritte da Vannacci non sono opinioni legittime né rispettabili ed esprimerle non vuol dire esercitare un diritto, ma abusarne. La Costituzione non permette le discriminazioni fondate sulla razza e sulle preferenze sessuali: al contrario, le censura in modo inequivocabile. È il famoso principio di uguaglianza, all’articolo 3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.

Non solo. La stessa Costituzione, stavolta all’articolo 54, prescrive che “i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”. Per cui, anche ammettendo che Vannacci non sia penalmente perseguibile, il suo libercolo da pattumiera ha certamente gettato nocumento sull’Esercito, e lo Stato avrebbe il dovere di allontanare un soggetto del genere dai propri ranghi. Se non per legge, per onore, volendo usare un’espressione cara a quella parte politica.

Arriviamo così al secondo merito di Vannacci. Il suo caso editoriale ha reso evidente che un certo modo di ragionare - troglodita, discriminatorio e illiberale, intriso di machismo, ignoranza e fascismo da bar - inquina stabilmente diversi apparati dello Stato. A cominciare da quelli militari, in particolare nei reparti più testosteronici, come i paracadutisti della Folgore o gli incursori del Col Moschin.

Purtroppo, la stessa mentalità è diffusa anche in una fetta della società civile, finora minoritaria, ma che da qualche tempo ha preso coraggio e fa proseliti. Prima il berlusconismo, poi la parabola tragicomica di Salvini e ora il successo di Meloni hanno sdoganato posizioni che fino a qualche decennio fa si aveva più pudore ad esprimere. Un ruolo centrale lo ha svolto anche l’evoluzione tecnologica: oggi parliamo di Vannacci perché Amazon permette a chiunque scriva un libro di pubblicarselo da solo. In assenza di questa possibilità, il generale avrebbe continuato semplicemente a darsi pacche sulle spalle coi camerati.

Il risultato è che l’asticella continua ad alzarsi. Meloni, arrivata al governo, si è normalizzata: fa leggi da destra liberista, rinnegando le aspirazioni sociali delle origini e quelle sbandierate in campagna elettorale. Qualcuno la definisce addirittura “moderata”. Tutto questo ha aperto uno spazio a destra della destra, dove prova a insinuarsi gente come Alemanno, che ha trovato in Vannacci il proprio vessillifero. Una possibilità ce l’avrebbero, perché parte dell’elettorato sarebbe anche disposta a votare abomini del genere.

Fenomeni analoghi si sono già consumati in mezza Europa: da Alba dorata in Grecia ad Alternative für Deutschland in Germania, passando per Vox in Spagna e i vari fascistoidi olandesi e scandinavi. L’unica consolazione è che, per avere successo, gli squadristi de noantri avrebbero bisogno del famoso uomo forte al comando. E, visto il calibro dei soggetti coinvolti, possiamo stare tranquilli.