Chissà a cosa starà pensando l'onorevole Marco Follini, in questi
tempi sconvolti dai freddi polari, dal rischio aviaria e dal Medio Oriente in
subbuglio.
Probabilmente si starà rallegrando perché l'eterogenesi dei fini
e la centripeta natura umana gli stanno dando ragione: il Grande Centro si sta
materializzando all'orizzonte.
Nei mesi scorsi fu scomunicato dai suoi compagni di partito e costretto a dimettersi
dal ruolo di segretario dell'Udc, per lesa lealtà a Berlusconi (perché
anche i vecchi democristiani nel loro piccolo si arrabbiano) ma, finalmente,
per il "capo dei ribelli" è giunto il momento della resa dei
conti.
Infatti nel caso in cui Berlusconi dovesse perdere le prossime elezioni, egli
potrà indossare la corazza del grande condottiero, che dal napoleonico
premier si era smarcato in tempi non sospetti, potendo così buttar giù
il primo mattone del muro dell'anomalia italiana. Tuttavia la restaurazione del grande centro è una manovra ardita che
si gioca su più fronti, avendo come epico sfondo un proporzionale pasticciato,
creato precisamente per generare un caos post-elettorale, dopo gli anni di blindata
legislatura berlusconiana.
Non a caso quella coalizione di centro-sinistra che il Manifesto di domenica,
in maniera molto azzeccata, ha ribattezzato " un'Unione di fatto",
sembra avere nella sua squadra alcuni popolari sponsor di una specie di Grosse
Koalition in versione nostrana.
Oltre ai soliti noti: parte dei rutelliani e le truppe mastellate - primus inter
pares di diritto è il sindaco di Roma Walter Veltroni, ostile (e ricambiato)
tanto a D'Alema quanto a Prodi.
I suoi ambiziosi progetti sono stati svelati, per ironia della sorte e modestia
dei tempi, da una fitta serie di bigliettini personali, botta e risposta, che
stava passando, in quel di Montecitorio, al suo presunto avversario politico,
l'onorevole Pierferdinando Casini.
I due sono stati abilmente intercettati dall'occhio vigile di alcuni cronisti
del Corriere della sera, i quali si erano insospettiti nello scorgere
una frenetica attività sotto banco, come se avessero avuto davanti l'ultimo
degli studenti ripetenti in cerca di un compito da copiare.
Secondo le loro indiscrezioni Veltroni avrebbe prima avanzato premurose domande
a Pierferdinando: "Come sono i sondaggi per te? "; successivamente,
ricevuta la malinconica risposta di Casini: "Mi sembrano decenti, ma non
mi faccio illusioni. ", il sindaco di Roma si sarebbe finalmente abbandonato
alla sincerità: "Comunque sono tutti matti e il paese non uscirà
dai guai. Né con Caruso, né con Borghezio. E' il momento di scelte
alte, coraggiose, ma non mi sembra questo lo spirito del tempo."
A stretto giro di risposta il leader dell'Udc così avrebbe concluso il
dialogo: "Fino al 9 aprile non può succedere nulla di diverso. Poi
vedremo. Perché se il CD migliorerà un poco ancora (-3 per es.)
il Senato sarà imballato".
Dunque ecco cosa bolle in pentola: con la nuova legge elettorale, voluta in
particolare dall'Udc, il centro-sinistra avrà notevoli difficoltà
ad ottenere una seria maggioranza al Senato, tale da avere la sufficiente garanzia
di non cadere in minoranza su questioni di primaria importanza, nel caso in
cui tutta la coalizione non dovesse votare compatta.
Di qui l'ipotesi di portare avanti una progressiva convergenza tra le forze
moderate di entrambi gli schieramenti (il grande centro in divenire), sui punti
scottanti della politica economica e delle scelte in campo internazionale, tagliando
fuori le sinistre rosso-verdi e il blocco leghista, ma anche quello berlusconiano
su altre tematiche di politica interna, come il controverso capitolo giustizia.
Tutto ciò ovviamente nel caso in cui il voto dei cittadini assegni solamente
una manciata di senatori in più al centro-sinistra. Al contrario le ipotesi
centriste cadrebbero immediatamente se il responso delle urne determinasse una
chiara supremazia di uno schieramento sull'altro in entrambe le camere.
Tuttavia i casi come questo mostrano perfettamente la profonda crisi e i forti
limiti del bipolarismo all'italiana.
Questo perché il nostro paese, per una serie di circostanze storiche,
ha un complesso di culture, simboli di riferimento, politiche ed identità
collettive molto eterogeneo nel suo insieme, e difficilmente divisibile in due
soli poli.
Come che sia, queste saranno le strette vesti indossate dagli schieramenti
nel giorno delle elezioni e il berlusconismo non si è certo rassegnato
ad un'uscita di scena repentina, essendo troppi gli interessi in ballo; ergo
la campagna elettorale continua ad essere portata avanti a colpi di accuse personalistiche
e sondaggi virtuali dalla natura a dir poco ambigua.
Non a caso le due uniche rivelazioni sbandierate dagli uomini del centro-destra
sono nell'ordine: un sondaggio commissionato dallo stesso Berlusconi ad una
anonima società americana, di cui si ignora per ora tanto la fonte quanto
l'entità dei risultati (se non una generica "rimonta" strillata
dal premier sul palco di Modena); e poi un altro sondaggio della SWG, anch'esso
fantasma, che secondo lo scoop del Giornale - ma la cosa è già
stata smentita dagli stessi che l'hanno realizzato - sarebbe stato auto-censurato,
perché il risultato darebbe la Casa della libertà in vantaggio
di quattro seggi al Senato.
E' dunque evidente la volontà di inquinare il panorama politico, e parallelamente
convincere il proprio sfiduciato elettorato che la vittoria sia ancora possibile,
l'obiettivo minimo essendo quello del raggiungimento di una sostanziale situazione
di parità, e dunque paralisi, a Palazzo Madama.